ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876
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20.7.2011 - mercoledì - giorno 48
E Krasnoyarsk (6.40) [+6]
Novosibirsk (18.14) [+5]
km 863
viaggio h 12.34, guida h 10.08
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Quando torno nel parcheggio per riprendere la moto ho una sorpresa: avevo lasciato la katana comprata in Giappone, il mio prezioso (non per valore: è una semplice riproduzione) ricordo che sto trasportando per migliaia di chilometri, poggiata ad un palo, vicino alla moto. Ieri sera l’aveva slegata dalla moto, con l’intenzione di portarla in camera (per sicurezza). L’ho invece dimenticata qui. La ritrovo dove e come l’ho lasciata, senza che nessuno l’abbia toccata. Riflettendo sullo scampato pericolo, penso che questa è una conferma che i parcheggi sorvegliati degli alberghi sono posti sicuri in Russia: che sia per consuetudine, tacito accordo, sorveglianza effettiva o altro, nessuno mi ha mai toccato nulla nelle decine di migliaia di chilometri che ho percorso in Russia. Comunque devo stare più attento.
La tappa di oggi è una delle poche con meta finale obbligata: Novosibirsk, dove mi aspetta il mio amico Eugeniy. Sono meno di 900 km, è abbastanza presto (le 6.40, ho fatto passare poco più di un’ora dall’alba, per ridurre il rischio nebbia), non dovrei avere problemi.
E in effetti la tappa scorre calma (ogni tanto capita!): strada discreta, pochi lavori stradali, tempo buono.
Anche oggi però trovo nebbia.
Arrivo al grande fiume Jenisej (che attraversa Krasnoyarsk), col sole,
ma dopo il fiume ancora nebbia, più fitta di prima.
Dopo un po’ comunque la nebbia finisce.
In Russia (soprattutto nella parte asiatica), capita ogni tanto di trovare distributori un po’ “antiquati”, con le lancette che segnano solo i litri (senza divisioni ulteriori); in questi casi si paga “a scatti”: 9, 10, 11 litri… Cerco di stare attento a non “perdere” un litro, fermandomi poco prima dello scatto successivo, ma più per gioco che per vero risparmio (con la benzina a 25 rubli, cioè 62 cent, non è che cambi molto). Come al solito la cassa è dietro solide sbarre. Questo distributore è anche chiuso in un gabbiotto con lucchetto.
Achinsk, Mariinsk, nomi ormai familiari si susseguono. Sono a poca distanza da Kemerovo. Qualche cantiere stradale dall’asfalto viscido mi induce a rallentare notevolmente: non voglio rischiare un’altra caduta. Un camion finito fuori strada e in fiamme, comunque, mi ricorda che non sono l’unico ad essere uscito di strada.
Arrivo al punto dell’incidente dell’andata: sono passati 39 giorni, ma il ricordo è vivo. Ho segnato sul gps il punto esatto ed è con emozione che mi appresso ad esso.
Guardo la strada con attenzione, non solo per l’inevitabile prudenza, ma ancora perché ancora non sono convinto delle cause e voglio vedere se ci sono novità. I lavori in corso sono continuati e nuovi tratti sono stati riasfaltati, ma il tratto dell’incidente mi sembra inalterato, con gli stessi infidi avvallamenti, non molto visibili, ma per questo ancora più pericolosi; oggi c’è il sole, ma con la pioggia…. L’unica differenza è che vedo polizia in giro e un limite di velocità di 50 km/h: probabilmente si sono accorti della pericolosità di quel tratto.
Osservo il fosso ai lati della strada e penso a quei terribili momenti.
Ma ora guardiamo avanti. Mando un sms ad Eugeniy per avvisarlo dell’ora di arrivo.
Ancora pochi chilometri e giungo a Novosibirsk. Bene, non ho fatto tardi: non volevo infatti arrivare a un’ora scomoda per Eugeniy (sono le 18).
Giunto al solito parcheggio (dove abbiamo appuntamento), vedo il mio amico già lì, che mi aspetta, puntuale. Ci riabbracciamo dopo oltre un mese.
Mi comunica che purtroppo non può accompagnarmi nell’Altai: il suo GS 1200 ha rotto un ammortizzatore e non è riuscito ancora a ripararlo. E’ il colmo: io, con la mia Gold Wing, moto che non ha certo nel fuoristrada e nelle strade sconnesse la sua caratteristica migliore, ho attraversato due volte l’Asia e sono qui meccanicamente in efficienza, e lui, che si è limitato a giretti nei dintorni, ha rotto un ammortizzatore.
Mi spiace, avrei voluto passare con lui questi tre giorni nell’Altai, sia per un aspetto egoistico (lui conosce bene la zona e sarebbe stato una guida perfetta), che per ringraziarlo del supporto che mi ha dato in occasione dell’incidente, in occasione del quale, per starmi accanto, aveva rinunziato al suo programmato finesettimana in Altai. Oltre al fatto, ovviamente, che mi avrebbe fatto piacere, perché Eugeniy è un amico.
Eugeniy, come gli avevo chiesto, ha portato i 4 kg di olio che mi servono peri il cambio; come mia abitudine, procedo subito con la sostituzione (nel parcheggio), in modo da essere pronto domattina. Anche in questa occasione, noto che in Russia il concetto di raccolta dell’olio esausto è ancora molto lontano.
Cena a casa di Eugeniy.
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