ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876
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17.7.2011 - domenica - giorno 45
Sbega (7.47) [+8]
Est di Ulan Udè (20.17) [+7]
km 980
viaggio h 13.30, guida h 10.59
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Fotoalbum del giorno
![](foto-4347/thumbs/07-17_IMG_6014.JPG)
La giornata comincia con un grosso problema: al distributore di fronte l'albergo non c'è benzina; e il prossimo è a 180 km. E io ho solo 12 litri benzina. La Gold Wing fa normalmente 14 km/l.
Mi rimprovero di non aver fatto benzina ieri sera; infatti era tardi e avevo preferito andare a mangiare e dormire. E' anche possibile, però, che la benzina fosse finita da ieri.
Comunque adesso ho un problema da risolvere e non da poco.
Chiedo ripetutamente al distributore rudimentale posto nel piazzale dell'albergo e mi confermano che la benzina non c'è e non sanno quando arriva. Chiedo in giro ma gli unici che rispondono sono i camionisti: gentili, ma che nulla possono (loro vanno a gasolio).
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Dalle informazioni che raccolgo, sembra che ci sia un distributore 180 km a ovest (nella mia direzione, quindi) e 150 a est (da dove provengo). di tornare indietro non se ne parla: nei miei viaggi vado sempre avanti. D'altra parte il distributore dietro è certo (ieri ci sono passato davanti ed era aperto), quello davanti non so se avrà benzina.
Stimo di avere circa 12 litri nel serbatoio (da 23,8); con la percorrenza media della moto (14 km/l) equivalgono a 168 km, ma se vado più piano posso aumentare l'autonomia e quindi arrivare ai 180 km che dovrebbero servire.
Decido di partire; terrò una velocità di non più di 100 km/h, in modo da garantirmi di arrivare al distributore, con almeno un litro di sicurezza.
La Siberia sembra ancora più disabitata quando hai poca benzina.
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Mi fa compagnia solo il treno della Transiberiana, che ogni tanto scorre accanto alla strada.
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Noto che tutti i villaggi solo vicino alla ferrovia, non alla strada: semplicemente perchè, fino allo scorso anno, la strada non esisteva.
Scorrono i chilometri dalla partenza senza trovare il distributore: 100, 125...
A 132 km si accende la riserva. Da questo momento so con sicurezza di avere esattamente 3,8 litri di benzina. Raggiungo quindi la certezza di farcela, perchè se mancano meno di 50 km non avrò problemi con 3,8 litri; se ci sarà la benzina al distributore...
La strada continua deserta.
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E infine eccolo, il distributore! C'è movimento, quindi la benzina ce l'ha.
Entrano nel serbatoio 22,5 litri: ne avevo ancora 1,3!
Risolto il problema benzina, continuo un po' più tranquillo.
Il cartello appena fuori il distributore mi ricorda che sono a km 307 da Cità (davanti), e km 1.858 da Habarovsk (dietro). La M58 sta per finire.
Il paesaggio si fa più pianeggiante: sono su un altopiano a m 600 di quota.
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I soliti sidecar artigianale russi. Mi chiedo cosa succeda del passeggero della carrozzina in caso di brusca frenata... o incidente. Inoltre nessun casco e un solo cappello in tre.
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Mi fermo allo stesso caffè dell'andata: riconosco la vistosa struttura in pietra e legno.
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Ormai la strada nuova e finita e devo rallentare, a causa dell'asfalto molto rovinato... quando c'è.
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Ma ecco una sorpresa... Entro in un distributore (ora non rischio e faccio il pieno anche se ho consumato meno di metà serbatoio) e vedo un motociclista nel piazzale.
Ovviamente mi avvicino e noto subito che non è russo, ma nemmeno occidentale. E' un giapponese!
Guida una piccola moto Suzuki. Gli racconto che provengo proprio dal suo paese.
Lui è partito "un po'" prima di me; d'altra parte mi sembra inevitabile che con quella moto non possa tenere alte medie chilometriche giornaliere.
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Continuiamo per un po' insieme, ma la "strana coppia" non può reggere: io infatti vado molto più veoce su asfalto e lui su sterrato. Quindi lo supero, lo saluto e continuo al mio ritmo.
Il km 2.111 della M58 mi ricorda che ormai sono quasi arrivato a Cità.
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Passo Cità e cominciano i primi cartelli per Irkutsk (km 945): se tutto va bene ci passerò domani.
La strada ormai è proprio malridotta: sembra bombardata.
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Sento un po' la stanchezza, anche più di ieri (anzi ieri non ero per niente stanco, nonstante la tappa fosse stata più lunga, sia come tempo che chilometri).
Decido di fermarmi al prossimo albergo, che è lo stesso di 32 giorni fa: sono 2 giorni di seguito che mi fermo negli stessi posti per dormire).
Sono però ancora a oltre 200 km e per arrivarci devo però superare una regione di montagne, quelle poste a est di Ulan Udè.
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Il cielo si rannuvola, ma non piove. Poi torna il sole e fa molto caldo.
L'asfalto sembra liquefarsi; mi sembra strano che faccia tanto caldo, ma mi rendo conto che in effetti non è solo il caldo a provocare il fenomeno. L'asfalto fa letteralmente schifo: la strada è cosparsa in abbondanza di asfalto liquido, versato per chiudere crepe e buche.
Ma non solo in punti determinati: no, è sparso quasi ovunque sulla carreggiata, è impossibile evitarlo.
Rallento, ma non abbastanza.
Sto attento, ma probabilmente non in modo sufficiente.
Sono a circa 55 km/h, una leggera curva e un dislivello il leggera discesa.
E' un attimo; perdo il controllo dell'anteriore. La moto si piega a sinistra. Capisco che non riesco più a tenerla; la lascio andare e cerco di rotolare. Ma, nel toccare terra, sbatto violentemente sul braccio e la gamba destri; la moto fa pochi metri. Per fortuna, a causa della velocità relativamente bassa, non si impunta e ribalta (come il mese scorso), ma si ferma, per inerzia, in mezzo alla strada.
Mi rialzo subito e mi precipito alla moto; pochi secondio fa ho superato un TIR che arrancava in salita: fra poco mi sarà addosso, in discesa e sono dietro un curva.
Davanti per fortuna nessuno, ma già mentre sto sollevando arriva un'auto che per fortuna accosta (scendono pure un paio di russi a damri una mano).
Intanto però ho già sollevato la moto e la sto spostando rapidamente a bordo strada, al sicuro.
I russi mi chiedono premurosi se mi serve qualcosa: ringrazio e saluto.
Faccio il conto dei danni.
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La caduta di un mese fa aveva danneggiato soprattuto il lato destro: questa ha lesionato il lato sinistro. Ma la causa principale del danno è stato un maledetto sostegno di un deflettore d'aria supplementare (uno dei tanti accessori, non originali, montati). Decido di non montare più (e togliere quelli messi) accesori che possono pregiudicare l0integrità della moto in caso di caduta. Anche il wing warmer (presa d'aria calda supplementare) è danneggiato: tropop esposto: con rabbia lo strappo dalla moto e lo butto nella scarpata... davanti agli occhi meravigliati di un russo.
La leva della frizione è rotta, ma riesco, con un po' di sforzo, con 1 o 2 dita ad azionarla. Recupero il pezzo rotto: spero di riattaccarlo domani.
Riattacco un po' la moto col nastro e poi guardo me. Il braccio mi fa male e un po' anche la gamba. Il jeans è sporco come di grasso, soprattutto sulla gamba destra, ed è ormai cadente, col tessuto sfilacciato che lascia anche un po' intrevedere la gamba. Leggera escoriazione sulla gamba.
Bene: mi prometto che, per il prossimo viaggio, comprerò un paio di pantaloni seri; magari senza protezioni (quelle alle gambe non le sopporto) ma che resistano qualche secondo alle scivolate.
Torno in sella e proseguo: l'albergo è a soli 78 km.
Ci arrivo dopo poco più di un'ora; per i primi chilometri percorsi piuttosto piano, ma poi per fortuna la strada migliora: resta sempre brutta e dissestata, ma almeno senza quel micidiale asfalto liquido. Riesco a usare la frizione, ma con qualche difficoltà.
Poco prima dell'arrivo, nuovo cambio d'ora: un'altra ora guadagnata.
L'albergo, come detto prima, è quello di 32 giorni fa.
Riconosco luoghi e persone.
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Bel tramonto
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