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Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 15

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
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Ringraziamenti
Motoguida

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17.6.2011 - venerdì - giorno 15
Sbega (7.15) [+8]
Novobureyskiy (21.49) [+8]
km 1.173
viaggio h 14.34, guida h 11.17

Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

Stavolta parto dopo le 7, perchè ieri sera sono arrivato tardi e quindi, tra fare il pieno alla moto e mangiare, non sono riuscito ad andare a domrire molto presto.
L'albergo è probabilmente il più sperduto che abbia incontrato finora: isolato in una regione quasi disabitata, lungo una strada appena completata. Immagino come fosse qui fino allo scorso anno, quando non c'era nulla, nemmeno la strada.


Non c'è collegamento alla energia elettrica; solo un generatore che ogni tanto è avviato fornendo il minimo di energia. Niente bagno in camera, ovviamente, ma nemmeno un rubinetto normale nell'albergo; c'è solo (nel corridoio), un piccolo lavandino dove esce un po' d'acqua "a caduta" da un piccolo recipiente accanto.
Il bagno è giù, nel cortile: la solita baracca con un buco per terra.
Ovviamente niente campo per il cellulari. Ma il gps dà la mia posizione a casa: questo è importante.
Alla partenza, la nebbia avvolge il piazzale dell'albergo; ho già il pieno, quindi via!


Ormai la Siberia è finita; oggi attraverso il "Far East", l'estremo est della Russia, che si estende fino a Vladivostok e l'oceano Pacifico.
La nebbia continua per un po', ma alla fine anche stavolta il sole vince e sorge sopra la residua nebbia:


Il Far East è un territorio stupendo! Selvaggio, scarsamente abitato, con pochissime città e piccoli villaggi. Guido per ore senza incontrare nessuno, nessuna abitazione, terreni incolti: foreste e praterie.
E, ogni tanto, stazioni di rifornimento carburante “approssimative” (con colonnine che segnano solo i litri interi), piccole gostiniza (motel), piuttosto rari, che, se ne salti uno, rischi di non trovarne un altro prima che faccia notte (che per fortuna qui arriva piuttosto tardi).
Questa strada da Cità e Habarosvk è stupenda: appena terminava, veloce quasi quanto un’autostrada, anche se a 2 sole corsie (ma spesso, nei numerosi saliscendi, c’è una terza corsia per chi sale). E’ magnifico percorrerla, nella foreste e lungo le prateria, in territori quasi disabitati.
Ma non devo mai distrarmi, perché, anche in questa ottima strada (l’unica in così buono stato che ho trovato in Russia), ogni tanto c’è un avallamento o una buca; e prenderla a 120 o più km/h (da me spesso tenuti, in barba al limite di 90, tanto quì di poliziotti non ce ne sono), significa rischiare di uscire di strada o spaccare le ruote. Quando succede me la cavo, fortunatamente, con qualche salto, qualche botta alla moto e un po’ di spavento.
Devo stare anche attento a non saltare le poche stazioni di servizio, anche perchè, essendo appunto una strada nuova, credo che ancora ne abbiano messe poche per questo motivo.
Su e giù per le montagne:
                                                                                        

Tipica stazione di servizio con bar:


Dopo tante ore su un'unica strada, quando arrivo al bivio per Magadan ho un attimo di dubbio:


I russi sono molto attratti dalla moto:


Ogni tanto incontro qualche russo che trasporta auto dal giappone, spesso quella che guida e in più trainandone una (quella in prima piano è una riproduzione della famosa tigre siberiana, ormai sopravvissuta in pochi esemplari):


A un certo punto però la strada nuova finisce e ritrovo la "vecchia" strada, che poi vecchia non è, è solo quella meno nuova: ma sono bastati pochi anni per ripoertarl a allo "standard" russo, compresi i numerosi lavori in corso che comportano nuovi sterrati:


Oltre ai russi, ovviamente, la moto suscita l'interesse delle russe, di tutte le età:


Sto facendo tardi, ma purtroppo non trovo alberghi; chiedo in giro, ne trovo una, ma è pieno; vado ancora avanti, ma mi rendo conto che altri non ce ne sono; quindi, con rammaricao, torno indietro (odio tornare sui miei passi) e cerco meglio nel paese appena passato. Ormai il sole sta per tramontare, è quasi buio, non ho mai fatto così tardi; devo sbrigarmi, non è il caso di restare ancora in giro a quest'ora:


Torno all'albergo di prima (quello pieno) e li prego didarmi se non una camera almeno un posto qualsiasi per dormire, anche per terra, tanto ho il sacco a pelo; niente da fare, anche se sono gentili.
Ma una cameriera mi segnala che a qualche km c'è un altro albergo; cerca di spiegarmi dove è, ma le indicazioni non sono chiare e allora convinco un russo lì vicino ad accompagnarmi (lui in auto).
Alla fine arrivo in albergo, ormai è buio, ma è fatta (sono le 21.49, il sole è tramontato alle 21.30).
Un ultimo ostacolo: non c'è un parcheggio, ma potrei lasciare la moto davanti all'ingresso, solo che ci sono dei gradini, insuperabili per la mia moto. Noto un piccolo scivolo laterale, ma è largo poco meno di un metro... e la mia moto è larga un metro!
Stimo comunque di farcela, passando con gli specchietti e parte della carenatura al di sopra della ringhiera dello scivolo.
La manovra riesce al millimetro, suscitando l'interesse di mezzo paese, che si accalca intorno a fotografare (ormai cellulari tecnologici li trovi anche in Siberia):


Un'ultima controllata se passo:


Ivan, il russo che mi ha accompagnato:


Oggi la tappa è stata lunghina: 1.173 km. Non credevo che avrei percorso tanta strada in un un solo giorno in Siberia.

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