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Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 21

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
Conclusioni
Ringraziamenti
Motoguida

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23.6.2011 - giovedì - giorno 21
Donghae (K) (17.21) [+7]
Naksan (19.33) [+7]
km 104
viaggio h 2.12, guida h 2.12

Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

Ho dormito bene, nella mia "cabina", anche se ero curioso di provare il tatami (che tra l'altro costava meno, ma i biglietti erano esauriti); ecco la mia cuccetta:


Avvicinandosi alle coste coreane, il cielo non promette nulla di buono. Dopo un po' comincia a piovere. Sapevo che ero alla fine della stagione dei monsoni (come in Giappone), quindi ero "psicologicamente preparato" al maltempo, ma certo non è incoraggiante iniziare a visitare un nuovo paese in moto con la pioggia.
Ma sono ottimista:


Con un po' di apprensione scendo nella stiva per controllare la moto; non la vedo infatti da Vladivostok, poichè durante la navigazione non è possibile scendere nella stiva: perfino adesso per scendere alla moto (accompagnato dall'equipaggio) devo uscire dalla nave, scendere in banchina e da lì entrare nella stiva (dal portellone posteriore).
La moto è a posto, ma mi soprende il fatto che sia stata bloccata solo con dei ceppi, senza nessuna legatura:


Qui in Corea (a differenza della Russia) posso guidare la mia moto fuori dalla nave, senza che lo debba fare l'equipaggio.
Le formalità burocratiche sono abbastanza lunghe, ma niente di paragonabile alla Russia. I funzionari doganali chiedono a noi motociclisti (io, 2 finlandesi, un americano e un tedesco) di scaricare tutti i bagagli dalle nostre moto.
Chi viaggia (soprattuto viaggi lunghi) sa cosa significhi scaricare tutti i bagali da una moto; innanzitutto non è come un'auto, quando magari il bagaglio è comodamente stivato in un paio di valige; sulla moto si sfruttano tutti gli spazi possibili, quindi, oltre le classiche tre borse del tris, ci sono spesso altri piccoli spazi dove si mettono oggetti, oltre a quelli che sono sparsi all'interno delle borse, a portata di mano, o sulla sella posteriore (per chi viaggia solo) o su un portapacchi. Insomma, una gran scocciatura e perdita di tmepo (anche perchè poi si deve rimettere tutto a posto, e per bene, non si può buttare alla rinfusa nel bagagliaio come in un'auto), inoltre sotto la pioggia.
Mentre gli altri motocisliti scaricano disciplinatamente TUTTO, io, da "buon italiano", tiro fuori solo UNA borsa (quella principale, messa nel baule) e porto questa alla dogana. Gli altri motociclisti mi guardano strano: io sorrido. Mostro alla dogana la mia UNICA borsa, loro controllano con attenzione tutto il contenuto (anche con cani) e poi rimetto la borsa a posto nella moto (lasciata fuori, di fronte alla dogana). Gli altri motociclisti, ridendo, commentano a bassa voce "italiani".
Bene, adesso sono "libero": si comincia con la Corea!


Il primo impatto con le strade della Corea non è positivo; infatti scopro che le moto non possono entrare in autostrada.
Qualcuno potrà dire: ma che problema è, sono più interessanti le strade ordinarie.
No, non è così semplice. Le autostrade, spesso, sono comode, oltre ad essere più sicure della viabilità ordinaria. In Corea non ho preventivato molti km (meno di 2.000), anche perchè è estesa meno di 100.000 km², ma in alcuni casi le autostrade mi sarebbero molto utili: penso all'attraversamento di alcune grandi città, moderne e senza attrattive particolari, che con le autostrade potrei facilmente aggirare.
Ovviamente, però, non mi arrendo facilmente, e ci provo. Mi avvicino quindi al casello,


sorrido al casellante, ma, prima di poter dire qualunque cosa, si precipita il controllore (una donna) che, tutta agitata (immagino che non siano abituati a simili "violazioni"), mi fa ampi cenni che non posso passare e devo tornare indietro. Peccato, in Iran invece mi avevano fatto passare, e senza pagare nulla.
Vabbè, ci ho provato!
Continuo lungo la trafficata strada costiera; il tempo è brutto, piove anche se non molto forte. Partito da Donghae alle 17.21 (ho messo indietro l'orologio di 2 ore perchè la Corea è a +7), ho appena 2 ore e mezzo prima del tramonto; decido quindi di proseguire lungo la costa verso nord, per poi dirigere all'interno domani, sperando in un tempo migliore.
A un certo punto la pioggia diventa violenta e, come spesso faccio in questi casi, riparo nella prima stazione di servizio. Il gentilissimo gestore mi offre un te e un riparo finchè la pioggia diminuisce:


Riparto e comincio a mettermi alla ricerca di un alloggio. Ma la cosa risulta più difficile che in Russia; è vero che sulle mappe del mio gps sono riportati anche gli alberghi (anche se ho il dubbio che non sia molto precisi), ma il problema è che in Corea spesso non c'è la scritta Hotel. Anche in Russia spesso non c'è (è scritto, in russo, gostiniza), ma i caratteri cirillici del russo, almeno per la parola gostiniza, riesco a leggerli, gli ideogrami coreani proprio no, per nulla!
Dop oun promo tentativo andato a vuoto (non c'è nessuno in quello che i vicini mi dicono essere un albergo), ne trovo uno in una località di mare, pressoche deserta vista la stagione (qui parte il 1° luglio) e il tempo.
Abbastanza economico (30.000 won, pari a meno di 20 euro: il prezzo che generalmente pagherò in Corea) e soprattutto fornito di un ristorante che mi cucina un'ottima cena, a base di carne arrostita direttamente da me su un comodo fornello che mi portano al mio tavolo (sarà una costante in Corea), oltre a una decina di altri piatti... metà della quale mi sto ancora chiedendo cosa fossero.


La prima giornata in Corea è andata. Speriamo nel tempo domani.

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