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MEDIO ORIENTE
La Terra Proibita

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20.3.2010 – sabato – giorno 20
Duzce (TR) (6.59) –
Pirot (SRB) (17.14)
km 884
viaggio h 11.15, guida h 9.05

Alla partenza il termometro della moto mi conferma che quello che mi fa rabbrividire non è solo una mia impressione: -3°! Speriamo che l’aria si scaldi con l’alzarsi del sole, visto che adesso l’alba è passata da meno di un’ora.
Raggiungo Istanbul e, attraversando il solito ponte Ataturk, rientro in Europa: torno nel mio continente, alla fine di questo viaggio che ne ha attraversati tre: Europa, Asia ed Africa.

9. RIENTRO A CASA

Attraverso abbastanza velocemente la Bulgaria.


21.3.2010 – domenica – giorno 21
Pirot (SRB) (6.48) –
Rimini (I) (21.32)
km 1.338
viaggio h 14.44, guida h 11.57


A Nis ritrovo la comoda autostrada balcanica,… Belgrado, il ponte sulla Sava, la pianura pannonica, le montagne della Bosnia che sfilano vicine alla mia sinistra.

Supero Zagabria e punto verso il mare; tra me e il mio Adriatico ci sono solo le Alpi Dinariche, ormai. Ma le sorprese non sono finite. La strada comincia a salire e, già a 500 m, comincio a vedere la neve; e non sulle montagne intorno, ma proprio a bordo strada; neve ovunque, come sull’altopiano anatolico, ma qui proprio inaspettata, a pochi chilometri dall’Italia e proprio il primo giorno di primavera! La strada continua a salire e la situazione non migliora, anzi.

Passato il valico (il colle di Vrata, 900 m), appena mi affaccio sul versante occidentale, che dà verso il mare, alla neve, sempre abbondante, si aggiunge la nebbia. Forse è l’umidità che sale dal vicino mare (appena 41 km a Rijeka, dice il cartello), ma la situazione diventa davvero preoccupante e pericolosa. La visibilità cala drasticamente, la neve è sempre presente a bordo strada e rivoli d’acqua gelata scendono dai cumuli di neve che in parte si sciolgono; ho l’impressione che in alcuni punti ci siano lastre di ghiaccio, anche se la temperatura non scende sottozero. Ormai mancano pochi chilometri al mare, ma sono ancora piuttosto in quota, data la particolare conformazione di questo territorio, per la presenza di altopiani fino a pochissima distanza dal mare; riduco ulteriormente la velocità, ma, in certi punti, non mi sento per niente sicuro e ho paura di finire fuori strada, magari in uno degli alti viadotti poco prima di Rijeka (almeno credo siano dei viadotti: ci vedo talmente poco…).

Finalmente arrivo al mare e torno ad avere una buona visibilità, oltre a scomparire la neve. Me la sono vista davvero brutta, probabilmente il punto peggiore del viaggio; anzi no, riflettendoci, mentre mi avvio ormai tranquillo verso il confine sloveno, peggiore non è la parola giusta; direi meglio più difficile. Anche i momenti difficili, infatti, in moto, non me la sento di definirli brutti; ma solo, eventualmente, difficili, impegnativi. E sempre belli da ricordare.
...
Arrivo in breve a casa di Tomaz: lo avevo infatti avvertito del mio passaggio, come pure il mio amico Giannipiuma; avevo anche avvisato del ritardo, dovuto alla neve e alla nebbia sulle Alpi Dinariche. Manca poco al tramonto, ma ormai sono vicino all’autostrada e quindi ho programmato un po’ di guida serale, nelle condizioni di sicurezza autostradali. Anche se questi sono minuti preziosi per il viaggio, visto il buio imminente, ci tengo molto a salutare i miei due amici. Ormai sta diventando una tradizione: la prima volta durante il mio giro nei Balcani, poi all’andata del mio viaggio in Mongolia.


22.3.2010 – lunedì – giorno 22
Rimini (I) (7.05) –
Lecce (I) (14.10)
km 718
viaggio h 7.05, guida h 6.10

È l’ultimo giorno, l’ultima tappa. Una volata verso casa, attraverso una grigia giornata di inizio primavera.

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