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Sei in: MOTO - MEDIO ORIENTE: LA TERRA PROIBITA - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 3
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MEDIO ORIENTE
La Terra Proibita

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3.3.2010 – mercoledì – giorno 3
Plovdin (BG) (6.37) –
Sud Ankara (TR) (17.30)
km 920
viaggio h 10.53, guida h 8.54

Alla frontiera con la Turchia la fila di TIR è davvero impressionante; chilometri e chilometri di camion fermi. Gli autisti non mostrano segni di impazienza; probabilmente sono abituati o magari è solo rassegnazione; rabbrividisco al solo pensiero di cosa voglia dire una simile fila, in termini di tempo, di stress. Ma li vedo davvero calmi; diversi si preparano il pranzo, altri riposano, altri ancora chiacchierano o passeggiano. Li sorpasso tutti, a velocità moderata, salutando; rispondono al saluto, sorridenti.

Uscito in 2’ dalla Bulgaria, alla frontiera turca, per la prima volta dalla partenza dall’Italia, scendo dalla moto (e vorrei vedere, questa è una frontiera “seria”). Noto però un deciso miglioramento rispetto allo scorso anno.

Comunque, in mezz’ora ne sono fuori e soprattutto senza tanto girare tra vari uffici (la cosa più antipatica nelle frontiere). In frontiera ne approfitto per cambiare in valuta locale (anche questo per la prima volta dalla partenza), poiché da qui l’euro non sarà tanto facilmente spendibile per la strada e anche sulla carta di credito potrò fare poco affidamento.

È sempre un’emozione attraversare il Bosforo, passando dall’Europa all’Asia. È la terza volta nella mia vita che lo percorro in tale direzione e rifletto sul fatto che in questo viaggio saranno tre i continenti attraversati; anche l’Africa, infatti, mi aspetta, quando sarò in Egitto. Ammiro alla mia destra lo stretto canale e, sullo sfondo, le moschee, i palazzi, le strade dell’antica città. Entro in Asia.

Sono sull’autostrada per Ankara; si comincia a salire e la temperatura si abbassa. Mi fermo a mangiare qualcosa e ne approfitto per coprirmi meglio. Oggi ho fatto 500 km; l’intenzione è di percorrerne altrettanti (o quasi), per superare Ankara.

Poco prima del bivio per Gerede, arrivo nel punto in cui, l’anno scorso, caddi con la moto.

Quota 1.200; intorno a me le montagne sono innevate. Si sale ancora. Il segno meno fa capolino sul termometro della moto, la neve aumenta e arrivo al valico, a m 1.600. Tutto intorno è coperto dalla neve (tranne la strada, per fortuna): -1,5°! Ci siamo! Questo dovrebbe essere il punto più freddo del percorso, quello più temuto, per via soprattutto della neve. E fortuna che c’è il sole!

Il sole si abbassa, dietro agli alti palazzi della periferia di Ankara. È ora di cercare da dormire. Ma prima voglio togliermi un dubbio; infatti, nella programmazione del viaggio, questo è un punto rimasto in sospeso. Mi risulta un’autostrada che, da Ankara, dirige verso sud; ma la mappa di cui sono in possesso la segna ancora in costruzione; spero che, nel tempo trascorso tra la stampa della carta ed oggi, la strada sia stata completata; questo velocizzerebbe il mio itinerario e mi consentirebbe di continuare a guidare ancora un po’ (guidare al buio in un’autostrada normalmente non è un problema). Arrivato presso il punto in cui dovrebbe esserci lo svincolo, vedo i segni dell’autostrada, ma l’esultanza dura poco; anche se pare finita, l’accesso è sbarrato: evidentemente non è completa. Pazienza; sulla mia carta ho già evidenziato l’itinerario alternativo; un po’ più lungo e lento, ma comunque niente di preoccupante.

A questo punto, però, devo trovare da dormire; non mi fido di continuare qui al buio su viabilità ordinaria. Superata Ankara, qualche domanda e trovo subito un comodo albergo, in bella posizione su un lago.

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