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Sei in: MOTO - MEDIO ORIENTE: LA TERRA PROIBITA - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 6
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MEDIO ORIENTE
La Terra Proibita

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6.3.2010 – sabato – giorno 6
Aqaba (HKJ) – Nuweiba (ET) (16.11)
– Nord Nuweiba (ET) (18.40)
km 115
viaggio h 2.29, guida h 1.45

Non è una notte molto confortevole; il sacco a pelo è steso su una stuoia, ogni tanto qualcuno entra ed esce dalla sala; ma riesco comunque a riposare abbastanza.

Sono ormai quasi le 10 quando, finalmente, la nave parte. È fatta, finalmente mi sono lasciato dietro il caos dell’imbarco giordano; ora mi aspetta un caos peggiore: lo sbarco in Egitto.

4. EGITTO

Il traghetto è una vecchia nave norvegese (ci sono ancora le scritte in quella lingua, che “stona” un po’ a queste latitudini).

Il traghetto arriva a Nuweiba (nel Sinai) dopo oltre 4 ore, alle 14. Vedo con emozione le caratteristiche montagne rossastre del Sinai; sono in Egitto, ho “attraversato il Mar Rosso”!

Riesco a sbarcare che sono quasi le 15. E adesso affrontiamo la dogana egiziana.

Sbarcato sul piazzale… non c’è nessuna indicazione. Seguo il “flusso” del traffico e cerco di capire qual è il primo ufficio dove devo andare. Arrivo in un punto da dove sembra che si debba cominciare.

Per fortuna si fa avanti una persona che pare abbia intenzione di assisterci nelle varie operazioni; probabilmente si aspetta una mancia, ma questo lo vedrò dopo; in ogni caso, è in divisa, quindi è un funzionario doganale, non uno dei tanti “faccendieri” che affollano certe dogane.

Non mi ricordo la sequenza delle operazioni; troppo complesse, numerose e apparentemente senza senso. Vago nell’ampio piazzale, da un ufficio dall’altro, a volte accompagnato dal funzionario (che, oltre a me, si occupa contemporaneamente di altri turisti), altre volte semplicemente indirizzato.

Fa molto caldo, siamo sui 30° all’ombra, ma di ombra ce n’è poca. Cambio un po’ di euro nella locale banca (contrariamente alle previsioni, gli uffici non vogliono dollari, ma moneta locale), ma mi rendo presto conto che non basteranno: inaspettata, infatti, arriva un’alta tassa da pagare (assicurazione per il veicolo) di ben 175 euro! Ritorno in banca e continuo il giro tra i vari uffici. Per fortuna il funzionario che ci assiste è molto veloce e soprattutto va a colpo sicuro (è il suo lavoro!) da un ufficio all’altro.

Eccomi infine all’ultimo adempimento: la targa egiziana. Infatti devo applicare sulla mia moto una targa temporanea, scritta in arabo; quando me la consegnano, la guardo incerto: qual è la parte superiore?! Me lo spiegano e la attacco con del nastro adesivo sopra la mia targa; ci sarebbe anche una seconda copia della targa egiziana da applicare sulla moto, ma, dopo le mie  proteste, l’addetto capisce che non è agevole posizionarla sulla mia moto (dovrebbe andare davanti o di lato) e quindi la metto semplicemente… nel bagagliaio.

È fatta; mi è andata bene; sono passate “appena” 2 ore (sono le 17) e ho finito. Esco dalla dogana e apprezzo subito una delle cose migliori dell’Egitto: la benzina a 25 centesimi! È bello fare il pieno con 5 euro.

Raggiungo la litoranea del Sinai e faccio il punto della situazione: tra ritardi nella partenza, nel percorso via mare e nelle formalità di sbarco, si è fatto troppo tardi per percorrere molta strada: ho meno di un’ora di luce e non voglio certo attraversare il Sinai al buio; oggi pochi chilometri. Mi conviene, quindi, andare verso nord, verso il “vietato” Israele, cercando un posto per dormire sulla litoranea, il più a nord possibile, per poi domani puntare verso le piramidi. Questa costa del Mar Rosso è una zona turistica, quindi dovrei trovare diverse opzioni.

Mi dirigo verso nord; temperatura 29°. Dopo pochi chilometri raggiungo Nuweiba (il porto dove sono sbarcato è poco a sud del centro abitato); oltre lo stretto braccio di mare si vedono benissimo le montagne dell’Arabia Saudita (a meno di 20 km).

La costa è bella, ma si notano i segni di uno sviluppo turistico un po’ disordinato; edifici in costruzione quasi ovunque, sbancamenti diffusi, parecchia sporcizia in giro: speriamo che non si rovini troppo nei prossimi anni.

La strada è ben tenuta e piacevole. Passo accanto a una piccola isola (isola del Faraone). Non trovo però, ancora, una soluzione per la notte: sembra ci siano solo alberghi di lusso. Arrivo all’incrocio con la strada che si dirige verso l’interno del Sinai, ma non è il caso di prenderla adesso: nel deserto della penisola difficilmente troverei alloggio e ormai il sole sta per tramontare. Meglio quindi restare sulla costa: qualcosa troverò.

Ormai la costa egiziana sta per finire; poco prima di Taba, trovo un posto di blocco militare; il controllo è veloce, ma mi ricorda che, qui nel Sinai, le preoccupazioni per la sicurezza sono ben presenti e in particolare in questa zona. Entro a Taba, ultima località prima del confine con Israele. Taba è l’ultimo territorio restituito da Israele all’Egitto, dopo il trattato di pace nel 1979; a causa di una contesa sui confini.

Gli alberghi sono troppo cari per me: non spendo oltre 100 dollari a notte, non almeno qui in Egitto.
..
Pochi metri davanti a me, vedo la frontiera con Israele; giro la moto e torno indietro.

Prima di uscire da Taba, chiedendo in giro, trovo un egiziano che guida un pullmino; mi dice che, tornando verso sud, c’è un residence sul mare che costa poco. Seguo il pullmino. L’egiziano guida leggermente… da pazzi; a volte ho difficoltà a stargli dietro con la moto, anche perché ormai è buio e la strada è tortuosa.

Arriviamo comunque indenni all’ingresso del residence; da solo difficilmente l’avrei trovato, essendo le indicazioni molto scarse; un lungo sterrato (ma facile) porta dalla litoranea al mare, fino al residence; è molto semplice, ma comodo, proprio sulla spiaggia. È composto da una serie di bungalow e una struttura che funge da ristorante. Ho un bungalow tutto per me per l’accettabile cifra di 17 euro. Tutti i bungalow hanno il tetto di paglia. Chiedo al gestore che succede se piove; la risposta è semplice: “non piove”.

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