BALCANI
L'Europa frammentata
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28.6.2008
- sabato - giorno 12
Eforie nord (RO) (6.42) - Istanbul (TR) (19.56)
Km 688, viaggio h 13.14, guida h 9.22 |
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Percorsi pochi km di Romania, entro in Bulgaria. Questa zona
(tra il confine e Varna) è ricca di spiagge e località
balneari, ed è affollata di turisti.
Punto sul più tranquillo
capo Kaliakra, che si protende nel Mar Nero. Belle le fortificazioni,
suggestivo il luogo.All'estremità
del capo, un piccolo ristorante.
La rocca fu usata come rifugio
dai vicini villaggi, al tempo del secondo regno bulgaro; narra
una leggenda che 40 ragazze si gettarono dalla rupe pur di
non cadere in mano dei mussulmani, intrecciando i propri capelli
affinchè nessuna potesse recedere all'ultimo momento.
A ricordo di questo c'è un monumento.Vero
o meno che sia, sono felice di vivere in un tempo in cui si
può visitare tranquillamente (quasi) tutto il mondo,
senza rischiare la vita.
Proseguo verso sud, attraversando
prima Varna e poi Burgas, i due principali porti della Bulgaria,
anche militari.
Diretto a Istanbul, non c'è
strada litoranea, e quindi mi dirigo verso l'interno, attraverso
le montagne. La strada sale tranquilla, in una regione boscosa,
ma poi è spesso interrotta da lavori in corso (soprattutto
dopo la frontiera turca), che dovrebbero trasformarla in una
comoda superstrada; la moto si ricopre ancora di più
di polvere e terra.
La frontiera turca si dimostra
la più lunga da attraversare in tutto il viaggio, soprattutto
a causa della molteplicità di uffici competenti, ognuno
dei quali ha il suo timbro da apporre.
Scendendo a valle, la strada
si trasforma in una veloce superstrada, in questo momento
gradita, poichè sto facendo tardi e vorrei arrivare
a Istanbul prima del tramonto.
Arrivato sulla direttrice Edirne-Istanbul,
è autostrada, dal pedaggio piuttosto economico, a differenza
della benzina che scopro essere in Turchia la più cara
della mia vita (€/l 1,84!)
Ed infine, ecco Istanbul: enorme,
con la periferia sterminata, che si annuncia da km. Arrivare
al centro e soprattutto trovare lo svincolo giusto è
un impresa. Vado un po' a naso, cercando di tenermi vicino
al Mar di Marmara: in questo modo dovrei arrivare al Bosforo
e al Corno d'Oro, nei cui pressi voglio trovare alloggio.
Il traffico è intenso: è sabato pomeriggio e
i turchi affollano i parchi sul mare.Percorro
il lungomare, ma poi un'indicazione per il Topkapi (il grande
complesso di edifici sede della corte dei sultani ottomani
dal 1465 al 1853), mi trae in inganno e mi perdo nel tessuto
cittadino. Poco male: costeggio le imponenti mura della cittàfino
a sbucare dall'altra parte, sulla riva del Corno d'Oro.
Non riesco però a trovare
alloggio per la notte: la città è troppo grande,
il traffico caotico, il sole sta per tramontare e sono stanco.
Adotto la tattica del taxi: ne fermo uno e gli chiedo di portarmi
ad un albergo, non caro, centrale e con un parcheggio per
la moto.
Il tassista parte a razzo e,
dopo qualche giro, mi porta in un albergo. Il parcheggio non
ci sarebbe: provano prima in un cortile vicino, ma poi l'accordo
col proprietario salta (almeno così mi sembra di capire).
Infine l'addetto dell'albergo s'impegna a guardare la moto
per la notte, parcheggiata davanti all'ingresso, per una mancia
di 5 €. L'albergo è centrale, sono troppo stanco
per girare ancora: accetto. Questa storia della mance però
mi dà fastidio, soprattutto quando, salito in camera,
il cameriere, che ha voluto per forza portare il mio bagaglio,
mi chiede bahsis (cioè mancia, in turco, l'unica
parola che ho imparato). Accetto, chiedendo però almeno
una bottiglia d'acqua. Il furbacchione prende i soldi e poi
... ne manda un altro a portarmi l'acqua, costringendomi così
a sborsare un'altra mancia. Io accetto anche di pagare 40
€ per una notte in albergo (il prezzo di oggi), ma non
sopporto che mi si spillino soldi per servizi non richiesti
e che comunque dovrebbero essere compresi nel prezzo già
pagato.
Sistemata la questione camera,
esco a piedi per i vicoli del centro di Istanbul: è
ormai sera, molti negozi hanno già chiuso. Quasi ad
ogni metro c'è un posto per mangiare. Mi fermo in un
piccolo locale e, per pochi euro, mangio della carne arrostita
al momento, avvolta in una sfoglia di pane: ottimo e abbondante.
Passeggio un po', pensando che il mio viaggio sta volgendo
al termine: ho raggiunto il punto più lontano dal confine
italiano. Calcolo che, da qui, in 2 giorni posso rientrare
in Slovenia. Ma prima, domani, farò una puntata in
Asia.
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