BALCANI
L'Europa frammentata
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19.6.2008
- giovedì - giorno 3
Sarajevo (BiH) (7.20) - Njegusi (MNE) (19.03)
Km 395, viaggio h 11.43, guida h 7.55 |
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Ripercorso il lungo viale di accesso a
Sarajevo (occupato nella corsia centrale dai tram),dirigo
verso il Montenegro.
Sono nella zona serba della
Bosnia. La strada percorre l'angusta valle della Drina:è
stretta, ma ancora in discrete condizioni. Per fortuna oggi
non piove e posso quindi ammirare tranquillo il panorama.
Entro in Montenegro e supero il canyon con un ponte sospeso;la
strada continua con una sequenza di gallerie scavate nella
viva roccia,fino
ad arrivare ad un lungo lago artificiale.
Il bello però deve ancora
arrivare. Giungo alla deviazione che porta al monte Durmitor,
il monte più alto del Montenegro e il secondo delle
Alpi Dinariche (m 2.522).
Ho qualche difficoltà
ad individuarla, poichè si tratta di una galleria proprio
accanto alla strada principale.
Il percorso prosegue con tornanti
in galleria e in breve salgo di diverse centinaia di metri,
pur restando la strada (molto tortuosa) vicinissima al lago.
Continuo
la salita verso il monte Durmitor (parco nazionale), tra mandrie
di cavalli che vagano liberi,verdi
prati e boschi,fino
ad arrivare a quasi 2.000 m, ai piedi della cima.Il
traffico è praticamente assente, solo poche abitazioni
di montagna; mi meraviglio di trovare un ... campetto di basket
sulla strada!
Durante la discesa alcuni buoi
mi sbarrano la strada per qualche minuto, guardandomi con
indifferenza.Arrivo
quindi a Zabljak, principale località di soggiorno
nel monte Durmitor.
Da qui mi dirigo verso il vicino
canyon del fiume Tara (uno dei rami sorgenti della Drina).
Si tratta del canyon più profondo ed esteso d'Europa
(82 km), che raggiunge in alcuni punti i 1.300 m di strapiombo.
La strada scende fino al fondo
del canyon, per poi risalire il fiume per circa 50 km, in
un paesaggio di selvaggia bellezza.
Uscito dalla valle, mi fermo
a visitare il monastero Moraca, isolato tra i monti.Superato
il muro del recinto,si
respira un'atmosfera di pace e serenità, con la chiesa
circondata dai prati e dagli ambienti conventuali.All'esterno
noto un semplice quanto efficace "frigo naturale",
per tenere in fresco le bevande.
Attraverso un'altra stretta
valle,la
strada mi porta infine alla pianura e a Podgorica, la capitale
del Montenegro. Non ho previsto di fermarmi in questa città,
e quindi dirigo subito verso Cetinje, l'antica capitale, in
mezzo alle montagne.
Giunto alla sua piazza principale
(Malo Guvno),raggiungo
gli edifici storici principali, ora adibiti a musei.Una
particolarità che mi colpisce di questa città
è che basta fare pochi metri dalla piazza principale
per trovarsi davvero in mezzo alle montagne e alla natura,
nei boschi.Raggiungo
in breve il vicino monastero, che sembra fuori dal mondo,
quando invece è a pochi metri dal centro cittadino.
Ormai però stanno calando
le prime ombre della sera e devo trovare da dormire; ad un
primo sopralluogo, non trovo molte possibilità di alloggio
e decido quindi di puntare su Cattaro.
La strada si dirige verso le
montagne e ben presto posso ammirare un bel panorama su Cetinje.Ma
non è il caso di indugiare e riprendo quindi il percorso.
Ben presto la strada sale decisa
sulle montagne, con una interminabile sequenza di curve e
tornanti. La media è necessariamente bassa; non incontro
molti paesi e comincio a chiedermi se troverò un posto
per dormire.
Il paesaggio è molto
bello, ma il sole, ormai basso, è proprio davanti ai
miei occhi e in queste circostanze non ci sono occhiali da
sole che tengano.
Raggiungo il valico a quasi
1.200 metri: mi rendo conto che non è il caso di cercare
di arrivare a Cattaro stasera e così, al primo paese,
chiedo di un alloggio. Mi dicono che, al prossimo paese, c'è
un ristorante che ha delle camere.
Riprendo la strada, che adesso
comincia una discesa ancora più ripida e tortuosa della
salita, col sole sempre più fastidioso negli occhi,e
finalmente arrivo a Njegusi, dove trovo alloggio.
Parcheggio la moto nel cortile
del ristorante-albergo.Il
posto è estremamente tranquillo: una valle tra le montagne.L'albergo
non è un granchè: una stanza enorme, niente
serratura, arredamento in parte "riciclato"e
bagno nel corridoio. Ma ... per 10 euro.
Il cellulare non riesce a inviare
il solito sms di aggiornamento in Italia (problemi di rete
locale che non riconosce la scheda italiana); un serbo gentilmente
mi fa telefonare col suo.
Pranzo tipico locale (basta
scendere al locale di sotto) e a letto presto: domani sarà
una giornata impegnativa.
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