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Conclusioni Tabella di marcia

LECCE – TREMITI – LECCE
In Hobie Cat 16’ Getaway da solo

E’ difficile riassumere in poche righe le emozioni di un simile viaggio, quali traspaiono anche dal diario di viaggio.

Gli aspetti più impegnativi sono stati due: la notevole permanenza in mare (in certe tappe anche oltre 10 ore al giorno), quasi senza alcun riparo dal sole e dal mare; il dovere, ogni sera, mettere a secco la barca (170 kg), aiutandomi con dei rulli gonfiabili (oltre a qualche occasionale aiuto locale), disarmarla, portare fino al campeggio tutti i bagagli e montare la tenda.

L’aspetto meraviglioso del viaggio è stato invece il vivere “dentro” il mare per 16 giorni, il dover contare unicamente sulle mie forze, avere la libertà (ma anche la responsabilità) di decidere dove e quando fermarmi, la grande soddisfazione di arrivare da solo lì dove pochi credevano che sarei arrivato.

A mezzogiorno normalmente consumavo in navigazione un frugale pranzo a base di biscotti, carne in scatola e (la cosa migliore) frise e pomodori. Le frise (per chi non è delle mie parti) sono delle friselle dure di orzo che, bagnate, si sposano ottimamente con dei pomodori messi sopra. Ovviamente, nel mio caso, bagnare e salare le frise era molto semplice: bastava immergerle pochi secondi in mare mentre navigavo.

Avevo sempre a bordo adeguate riserve di bottiglie d’acqua (che riempivo ad ogni scalo) e bevande ricche di sali minerali (buone anche calde).

La paura. Sì, c’era anche questo aspetto, inutile negarlo. Il cat ha due ali che fungono da comodi poggiaschiena (inoltre, salendoci sopra, aiutano a mettere il peso fuoribordo, quasi come col trapezio, che invece preferisco non usare), ma era comunque possibile cadere in mare. Giubbotto indossato sempre (tranne nelle poche ore di calma piatta).

Ma, più che il timore di cadere (in quel caso, prima o poi, il cat si ferma), c’era il timore di scuffiare. Il Getaway è infatti costruito per un equipaggio di 4 persone: diciamo pure che si porta agevolmente in due (come il 16’), ma, da solo, ero un po’ sottopeso per quello scafo e velatura (sono una persona normale di 75 kg). Sulle mie barche ho quasi sempre navigato in solitario e ho acquisito una “naturale prudenza”, sia nella regolazione delle vele, che nella scelta delle andature, oltre che una certa attenzione all’evoluzione del tempo.

Quando il vento non prometteva nulla di buono ho preferito non partire (3 giorni fermo a Margherita di Savoia); nell’altro caso in cui il maltempo mi ha sorpreso in mare (il giorno della partenza da quella città) mi sono subito diretto verso la vicina costa, rifugiandomi sulla spiaggia e passandovi la notte. Per il resto, ho sempre preferito far andare la barca in sicurezza, piuttosto che cercare la massima velocità, magari scarrellando molto o lascando un po’ più del necessario.
Anche perché, se il Getaway scuffia, da solo non ce la faccio a raddrizzarlo (ho provato prima di partire), a meno di un colpo di vento (e di fortuna) che mi aiuti al momento giusto.

La sensazione più bella? Tante, difficile selezionarle.

Il tramonto (e l’alba) su una spiaggia deserta, prima (e dopo) la notte passata all’addiaccio accanto alla mia barca, “naufraghi” del mare in tempesta; la solidarietà dei velisti dal campeggio di Capo Vieste e della scuola vela di Torre Guaceto, l’avvistamento delle isole Tremiti, dopo oltre un’ora di navigazione “alla cieca”; lo sbarco su quelle isole, unica imbarcazione del genere presente; il ritorno a casa, sulla stessa spiaggia che mi aveva visto partire 16 giorni prima.

Quelle più brutte?

L’avaria a un timone alle isole Tremiti, avaria che ha rischiato di compromettere il viaggio; l’arrivo a Bari, al tramonto, col vento che mi ha mollato proprio dove non doveva, alla periferia sud della città, pessima zona per passare la notte.

Ma, prima ancora dell’inizio del viaggio, quando stavo per rinunciare a causa dei problemi burocratici (i natanti non si possono lasciare sulle spiagge di notte, è considerata abusiva occupazione di suolo pubblico, e non potevo certo passare la notte nei porti con quel tipo di imbarcazione), mi piace ricordare l’unica Capitaneria di Porto di Puglia che mi ha risposto dimostrando di comprendere la mia situazione (avevo scritto a tutte chiedendo lumi su come fare a superare questo problema) e mi ha incoraggiato a non mollare, anche oltre quelle stupide norme: grazie Comandante, lei si è davvero dimostrato un uomo di mare!



16 giorni (9/24.7.2004): 6 andata + 3 sosta per maltempo
                                            7 ritorno
406 miglia, 98 ore di navigazione, velocità media 4,1 nodi.

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