LECCE
– TREMITI – LECCE
In Hobie Cat 16’ Getaway da solo
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11.7.2004
- domenica - giorno 3
Mola (9.15) - Margherita di Savoia (19.35)
M 50, h 10.20, N 4,8 |
La mia prima notte in tenda
sulla barca passa tranquilla. Sento le onde infrangersi sulla
battigia, 5 m alla mia sinistra. La notte è fresca,
probabilmente a causa di tale vicinanza
al mare. Mi sveglio presto, anche prima delle abituali 6.30,
preparo la barca e parto alle 9.15.
Oggi mi aspetta quella che considero la tappa
più difficile, non tanto per la lunghezza di 46 M,
se non avrò vento contrario (la prima è stata
di 52), quanto perché non esistono campeggi con spiaggia
(e anche poche spiagge comunque) in mezzo, tra la partenza
e l’arrivo. Devo farcela, devo arrivare alla meta: ho
a disposizione 11 ore prima del tramonto; posso farcela!
Molti curiosi sulla spiaggia: seguono i preparativi,
fanno domande, uno gentilmente mi offre acqua fredda, pomodori,
cracker e carne in scatola.
Il vento è contrario, NW 3, ma riesco
a bolinare abbastanza bene: un bordo a N e uno a W (o quasi,
il catamarano stringe a 50°).
Il passaggio di Bari si rivela molto complesso.
Il vento è incostante, a volte rafficato, il cielo
si rannuvola e piove un po’.
Ad un certo punto temo di non riuscire più
a governare la barca; chiedo a un’imbarcazione della
polizia dov’è una spiaggia vicina dove posso
fermarmi per un po’.
Mi dirigo verso terra (sempre bolinando), ma
poi il vento cala e mi consente di continuare.
Riesco finalmente a superare la “sporgenza”
di Bari, con i suoi moli del porto nuovo che si protendono
verso N nel mare e continua la mia navigazione verso WNW.
Dopo un po’, finalmente e quasi insperato
(nonché imprevisto dal bollettino) il vento in pochi
minuti gira da NW a SE: una vera manna!
Resta di buona intensità (stimo un 3/4)
e vado al gran lasco, a volte in poppa, verso la meta: Margherita
di Savoia!
Le città del nord barese scorrono tranquillamente
alla mia sinistra: Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie. Arrivato
a Trani,mi
rendo conto che ce la farò:stimo
ancora 2 ore e 13 miglia alla meta.
Barletta: ci siamo quasi, vedo i palazzi di
Margherita di Savoia a prua. Il vento rinforza, ma è
di poppa: faccio tranquillamente 10 nodi (o quasi). In poppa
verso il sole!
Una leggera rientranza della costa fa sì
che mi sia allontanato un po’ dalla riva (la foce dell’Ofanto).
Improvviso, ecco l’imprevisto, e non
buono stavolta.
Il vento cala, il mare si fa scuro e poi, dritto
da prua (WNW) arrivano, come una mazzata, il vento e il mare.
Non so quant’è, so che da solo
col catamarano il mio limite è un forza 5 a 20 nodi
col quale, se sto a terra, non esco, se sto in mare, rientro.
Ma stavolta è di più, questo è certo.
Sono a 2,5 M dalla meta, meno di 2 dalla costa,
ma non ce la faccio.
Non c’è niente da fare, riesco
ancora a tenere la barca, ma è questione di pura sopravvivenza:
procedo di bolina, scarrellando la randa per attenuare la
spinta del vento sulla vela (se bordassi la vela scuffierei
subito), ma, così facendo, non riesco a risalire il
vento.
Tento di virare verso terra, a cercare ridosso,
visto che, nonostante il breve fetch, le onde sono già
alte; ma non ci riesco. Ho successo al secondo tentativo.
Spero che questa buriana passi presto, ma persiste e non ha
l’aria di voler finire a breve.
Prendo la mia decisione: continuo per un paio
di miglia così, di bolina, verso terra un po’
ridossato, fino alle spiagge poste all’inizio dell’abitato,
a 1 miglio a SE dal campeggio (meta originaria).
Arrivo sfinito, alle 19.35, dopo 50 M, ma con
le ultime 2 più faticose delle prime 48.
Tiro il catamarano sulla spiaggia e, come se
non bastasse, in un attimo di distrazione i 2 rulli gonfiabili
che uso per l’operazione volano a mare, veloci verso
il largo. Di corsa a riprenderli, a piedi e a nuoto: adesso
sono davvero senza fiato!
Gentilmente, il gestore del lido dove sono
sbarcato mi consente di lasciare lì la barca per la
notte. Tolgo i bagagli e raggiungo il campeggio con un passaggio.
Meritata doccia e poi cena in ristorante (una bella bistecca).
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