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Sei in: MOTO - IRLANDA E ISOLA DI MAN - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 14

IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles e Scozia)
8/23.7.2012 - km 9.817

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21.7.2012 – sabato - giorno 14
Larne (7.50) – Dunkerque (1.27)
km 927
viaggio h 17.37, guida h 14.58

Fotoalbum del giorno

Puntuale, alle 7, mi presento in soggiorno e puntuale, alle 7, la signora ha preparato la colazione.
Semplicemente sontuosa, preparata nella veranda della casa. In effetti non so se guardare di più il cibo o il bel panorama. L’incertezza però dura pochi secondi e… mi butto sul cibo.

                                             

Sono l’unico ospite e... faccio fuori tutto.
Dopo una buona mezzora di colazione, finito l’ultimo toast e svuotato l’ultimo vasetto di ottima marmellata casalinga, vado a riprendere la moto, tranquillamente parcheggiata davanti alla casa.
Dopo Inghilterra, Galles, Man, Irlanda (compresa Irlanda del nord), ora attraversiamo la Scozia. Per la verità, il tratto di Scozia da percorrere è breve (167 km fino al confine settentrionale dell’Inghilterra) e non il più interessante, ma il viaggio è stato già abbastanza "pieno” così e non posso trattenermi altri giorni.
La moto ha il pieno, io… pure :D : partiamo!


La Scozia meridionale è comunque gradevole da attraversare. Molto verde, strade tranquille e ben tenute, traffico scarso.


Dopo 42 km arrivo ad un bivio: a destra la strada principale, costiera; a sinistra una secondaria, che attraversa le vicine montagne del Parco Nazionale della Foresta di Galloway. Potrei dire che, indomito e instancabile motoviaggiatore, non ho esitato un attimo e ho subito con decisione imboccato la strada più difficile, lenta e curvosa, invece della comoda statale costiera. Ma così non è: semplicemente… ho seguito il gps. :D
Ed è stato meglio, perché ho scoperto una bella strada: una cinquantina di km tra montagne (anche se la strada raggiunge appena i 200 m), foreste, laghi e tante curve, un assaggio di Scozia che fa venir voglia di approfondire.
Già. Questo tanto vituperato gps, spesso accusato di non farciscoprire le strade secondarie, di farci perdere il gusto dell’esplorazione, invece, anche questa volta (e non è la prima), diventa lui stesso occasione e strumento di esplorazione. Come dico spesso, il gps (come altri) è solo uno strumento; dipende da noi come usarlo.
Ovviamente dopo poco mi accorgo del… cambiamento di programma, ma decido subito di proseguire, attratto dalla strada.
                           

Tornato sulla via principale, in breve raggiungo l’Inghilterra, dove mi attende l’importante sito da visitare oggi.
Presso Brampton lascio nuovamente la via principale e comincio a percorrere la tranquilla campagna inglese.
                                             

Arrivo quindi al Vallo di Adriano, esattamente al Forte Birdoswall, presso Gilsland.


Il Vallo di Adriano fu costruito su iniziativa dell'imperatore romano Adriano. Lo scopo era difendere il confine settentrionale dell’impero, che qui confinava con le bellicose popolazioni del nord della Gran Bretagna (la Caledonia, odierna Scozia).
La costruzione iniziò nel 122 d.C. e fu in gran parte completata in 10 anni da tre legioni romane.
E’ lungo 120 km, dal Solway Firth a ovest, alla foce del fiume Tyne a est. Era sorvegliato da circa 9.000 uomini.
Largo 2,5 m, alto da 4 a 5, lungo il suo percorso c’erano 14 forti (tra cui Birdoswall che ora visiterò), oltre a 80 fortini.
Questo è l'unico forte del Vallo di Adriano che risulta sia stato usato anche nel periodo successivo al dominio romano.
Guardando le foto, tenete presente che dopo la caduta dell'impero romano, il muro cadde in disuso e gran parte delle pietre vennero riutilizzate per altri edifici locali (fino al XX sec.). Per questo quello che si vede ora è solo una parte del muro, di altezza e spessore molto più modesti dell’originale.
                  

Il forte Birdoswall.


Questo forte, come accennato prima, è importante perché continuò ad essere usato anche dopo la caduta del’impero romano.
Infatti mentre al tempo dell’impero era occupato dalle guarnigioni romane, che controllavano dalle possibili invasioni da nord e verificavano i transiti attraverso le porte del forte,


e custodivano in grandi magazzini le vettovaglie per le truppe,


dopo la caduta dell’impero, molti soldati, che erano stati arruolati sul posto, non se ne andarono e, con i loro familiari, continuarono a vivere al riparo delle mura sicure della fortezza. Ecco quindi che il granaio fu usato come salone e il forte continuò ad essere abitato.


Il centro visitatori è interessante, non tanto per la vendita di finte armature in plastica di soldato romano, o per il divertente attore che, vestito da legionario, intrattiene i visitatori,


quanto per le ricostruzioni di quell’epoca storica, accompagnate da tabelle esplicative.
Tornato alla moto, riparto verso est, con la moderna strada che segue spesso l’antico Vallo di Adriano.
Incontro due veicoli strani, molto diversi tra loro.
                                             

Raggiunta Newcastle upon Tyne, lascio il Vallo di Adriano e punto a sud, verso Londra.
Presso Bawtry, un cartello indica l’uscita verso l’aeroporto “Robin Hood” e poco dopo passo vicino alla Foresta di Sherwood. Ci sarebbero altri spunti per visite, ma oggi voglio superare la Manica; il tempo per le visite è finito.
La foresta di Sherwood scorre accanto all’autostrada, risvegliando i ricordi delle letture di un ragazzo.


Dopo poche ore sono a Londra e la supero con la sua ampia circonvallazione, dal lato orientale, superando il Tamigi con un lungo ponte.


A questo punto cominciano i problemi.
Sono le 19.20 quando lascio la circonvallazione di Londra, diretto verso Folkestone e il tunnel sotto la Manica (nella progettazione del viaggio, avevo deciso di prendere il traghetto all’andata e il tunnel al ritorno). Comincio quindi a preoccuparmi di trovare da dormire: in prima battuta un campeggio (ancora non ho mandato giù il non-campeggio dell’andata, presso quello pseudo campeggio qui vicino che non accettava tende), in seconda un albergo o bed&breakfast.
Dopo una decina di minuti vedo quello che sembra il cartello di un campeggio: esco dall’autostrada e seguo le indicazioni. Pazienza se oggi non riuscirò a superare la Manica: se trovo da dormire adesso, domani partirò presto e arriverò in Svizzera, dal mio amico Mathias, come programmato.
Ma il campeggio non lo vedo e, continuando a seguire quelle che sembrano le indicazioni per un campeggio… mi ritrovo nell’autostrada, m in senso opposto! Verso Londra!
E sfortuna vuole che non ci sia nessuna uscita per invertire il senso di marcia prima di quasi 30 km! Percorro quindi 59 km prima di tornare al punto di partenza!
Sono innervosito per il contrattempo. Lungo questa deviazione mi fermo anche ad un motel per chiedere una camera, ma è tutto esaurito: sono già gli effetti negativi delle Olimpiadi, anche se inizieranno solo venerdì 27 luglio e oggi è sabato 21.
Sono le 20.15 quando sono tornato al punto di partenza (ho perso oltre mezzora nella deviazione); continuo verso Folkestone.
Un’altra sosta ad un motel, quasi a metà strada tra Londra e Folkestone, ma niente da fare: anche questo tutto esaurito.
Decido di superare la Manica, a qualunque orario: almeno in Francia le nefaste conseguenze delle Olimpiadi non si avvertiranno!
Arrivo all’imbarco per il tunnel alle 21.25. La traversata della Manica è promessa veloce (35’) dice la foto,


ma i treni-navetta, anche se frequenti, non sono continui e il prossimo parte alle 22. Ecco quindi che i 35’ raddoppiano (1h 10’). Aggiungiamo l’ora di differenza della Francia rispetto al Regno Unito e, comincio a preoccuparmi per l’albergo da trovare in Francia.
Il tunnel sotto la Manica è il tunnel sottomarino più lungo al mondo; è lungo complessivamente 50 km, di cui 39 sotto il mare.
L’imbarco è interessante; arrivo con la moto presso i binari, dove aspetto un po’ che il treno sia pronto ad accoglierci; entrano prima le auto, poi le moto.
                                             

Siamo solo due motociclisti: io e un portoghese che sta tornando nel suo paese, dopo aver comprato in Gran Bretagna una splendida Harley usata.


Entriamo nel treno, che è molto lungo, e percorriamo diversi vagoni che, essendo con le porte di comunicazione completamente aperte, formano come un tutt’uno.


Quando tutti i vagoni davanti sono pieni, ci fanno fermare (siamo gli ultimi della fila essendo entrati per ultimi come moto) e sistemiamo le moto (su indicazione degli addetti), sul cavalletto laterale, di traverso al vagone.


Si chiudono le porte del vagone, anche quelle che lo separano dai vagoni accanto.


Dopo 35’, puntuali, sbarchiamo in Francia. Sono le 23.35


Vista l’ora, la priorità è trovare da dormire.
Vabbè, che sarà mai: sono a Calais, una città non piccola, importante snodo stradale e ferroviario, ci sarà pure un albergo, aperto e con posti liberi!
Invece no!
Giro per tutta Calais, ma non trovo nulla. Gli alberghi sono chiusi, o pieni. Alcuni espongono già dalla porta la scritta inequivocabile “Hotel complet / No vacancies”


Nulla, non c’è assolutamente nulla: nè pensione (quasi tutte chiuse) né l’albergo a 4 stelle (tutti pieni).
So che è bene non arrivare tardi in un posto senza aver prenotato, ma non modificherò certo il mio modo di viaggiare per questo. Mi rifiuto di prenotare, visto che non so dove mi fermerò la notte; e mi rifiuto di fermarmi nel primo pomeriggio, con tanta luce ancora da sfruttare e la condizione fisica di continuare a guidare per ore.
De resto credo di non essermi mai trovato in una situazione simile, ad ora così tarda, perfino presso una città e con nulla, proprio nulla per dormire.
Anche il ricorso al mio solito mezzo per trovare un alloggio in una città sconosciuta non funziona; mi avvicino a dei tassisti che, gentilmente, cercano di trovarmi un alloggio (telefonando a diverse strutture); anche loro non trovano nulla.
Una cosa però almeno la ottengo: riesco a capire il perché di una simile situazione. Sembra che sia il nefasto incrociarsi di due avvenimenti: il fine settimana (oggi infatti è sabato) e il caldo e il tempo insolitamente soleggiato che ha spinto i francesi a riversarsi sulle spiagge, per godere di questo (insolito) per tempo. In effetti oggi fa tanto caldo e c’è stato tanto sole che forse perfino io riuscirei a fare un bagno su queste spiagge.
Cosa fare? Ormai è passata la mezzanotte. Decido di uscire da Calais (non ne posso più ormai di girare in questa città) e tornare sul percorso originario, l’autostrada diretto in Belgio. Alla peggio, trovo una piazzola di sosta e pianto la tenda (o il solo sacco a pelo) per dormire qualche ora.
Prima di arrivare in Belgio, esco dall’autostrada, verso la vicina Dunkerque: voglio fare un altro tentativo. Solito giro in città alla ricerca di un qualsiasi alloggio, solite telefonate dei gentili tassisti francesi (sono un po’ in imbarazzo a rivolgermi loro in inglese, ma comunque non se la prendono), ma alla fine, stavolta, un albergo lo trovo, nella zona portuale.
Non è né una pensione né un albergo di lusso, ma un normale… credo 3 stelle. Certo è caro in rapporto ai miei normali alloggi, ma non rispetto allo standard di una città della Francia. In ogni caso, è l’una e mezzo di notte e non posso fare il difficile.
Parcheggio la moto di fronte all’albergo, sull’ampio marciapiede (foto fatta la mattina dopo).


Ce l’ho fatta: sono sul continente e finalmente posso dormire. Due giorni e sarò a casa.

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