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Sei in: MOTO - IRLANDA E ISOLA DI MAN - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 2

IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles e Scozia)
8/23.7.2012 - km 9.817

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9.7.2012 - lunedì - giorno 2
Langrickenbach (7.08) – Londra (RU) (23.02*) *ora locale
km 1.055
viaggio h 16.54, guida h 9.59

Fotoalbum del giorno

Saluto Mathias, dandogli appuntamento tra 13 o 14 giorni, a seconda che per l’Irlanda bastino i programmati 7 giorni oppure decida di fermarmi in quell’isola per 8.

Mi affido al gps per uscire dalla campagna svizzera e arrivare al vicino confine tedesco; e il gps mi ripaga… mandami in stradine sempre più strette e secondarie; la prendo a ridere, non c’è problema, anzi apprezzo questo “fuori programma”, che mi fa apprezzare questi luoghi: ci sarà tanta autostrada oggi, un po’ do strade secondarie mi faranno bene.

E anche questo è il bello del gps; senza mi sarei affidato alla segnaletica o ai consigli dei locali, che mi avrebbero portato sulle solite strade, quelle principali; il gps aiuta a scoprire nuove strade, checchè ne dicano alcuni, che sostengono il contrario.

Entro in Germania a Costanza e supero il Reno, poco a ovest del punto il cui esce dal lago di Costanza.
La Germaniami accoglie con un segnale per me bellissimo: il cartello riepilogativo dei limiti esistenti in questo Stato, dove è indicato che non esiste un limite massimo di autostrada, essendo i 130 indicati solo consigliati. Grande paese, l’unico al mondo (che io sappia) che testardamente mantiene questo segno di civiltà.
E anche per questo motivo che ho deciso di arrivare a Calais passando dalla Germania e non dalla Francia, oltre al fatto che in Germania (e Belgio) le autostrade sono gratuite.
Dopo un po’ di strade ordinarie (dove comunque vige un limite di 100 km/h, più ragionevole dei 90 che dobbiamo sopportare in Italia e in tanti altri Stati), arrivo in autostrada e lì finalmente posso fare quello che mi pare. Questo non vuol dire correre sempre al massimo, ma semplicemente fare quello che dovrebbe essere la regola normale, in un paese civile: che il limite lo decida il pilota, non un ottuso burocrate. Comunque anche in Germania, in alcuni tratti autostradali, ci sono dei limiti (generalmente 120, presso alcuni svincoli o tratti pericolosi, oltre a quelli con lavori in corso; e tutti li rispettano.
Altra cosa che apprezzo della Germania è l’ordine della circolazione; p.e. se faccio un sorpasso a velocità “normale” (170), la Porsche che mi segue (a distanza di sicurezza) aspetta pazientemente e solo dopo che ho completato il sorpasso riprende alla sua velocità di crociera (spesso 250 km/h).
La Germaniapassa tranquilla; belle colline verdi, tempo buono, benzina cara poco meno che in Italia (prendendo l’E10, che costa meno), stazioni di servizio pulite ed efficienti.
La temperatura è gradevole: non troppo caldo, ma abbastanza per restare semplicemente col completo traforato (nei pantaloni ho però chiuso, dalla Svizzera, le prese d’aria).
Entro in Belgio; belle autostrade. Pianura, traffico tranquillo. Il tempo resta bello.
Dopo un po’ però mi sento un po’ stanco: forse le poche ore di sonno di ieri si fanno sentire e non è bastato il riposo di questa notte. Posso guidare anche 24 ore di fila in moto, ma devo essere perfettamente riposato. In moto quando si è stanchi bisogna fermarsi e riposare: c’è poco da scherzare. In un’area di sosta vedo una panca adatta allo scopo, in un prato: bastano pochi minuti, steso a riposare.

Il traffico aumenta, ma, quando non bastano le tre corsie, utilizzo quella d’emergenza (storia vecchia quella del divieto dell’uso anche alle moto; io la penso così: una moto, usata in modo intelligente, non dà fastidio sulla corsia d’emergenza).
Entro in Francia, ormai sono a pochi km da Calais. La maggior parte dei cartelli indicano il Tunnel sotto la Manica, ma io ho deciso di utilizzare, all’andata, i traghetti: voglio vedere le “bianche scogliere di Dover”, voglio entrare in Gran Bretagna in modo tradizionale. Il più veloce ( e caro) tunnel lo prenderò al ritorno.
Le indicazioni per il traghetto sono chiare e in breve giungo nei pressi dell’imbarco. Non altrettanto chiare sono però gli ultimi segnali, tant’è che supero senza accorgemene gli uffici dove fare i biglietti (io ovviamente, come mio solito, non ho prenotato nulla) e arrivo all’ufficio controllo documenti (infatti sto entrando nel Regno Unito, uscendo dall’area Schengen); velocemente controllano la mia carta d’identità, ma alla mia richiesta di biglietto mi indica che devo farlo “di là” (indica una direzione). Non capisco bene dove, mi fermo poco più avanti presso quelli che sembrano uffici, a non sono quelli giusti, fino a che esce un’impiegata e mi dice che devo proprio uscire da quell’area, aprendomi appositamente un cancello normalmente chiuso; devo quindi tornare indietro, presso degli uffici che avevo superato senza notarli: è qui che si devono fare i biglietti! Ma è tanto difficile mettere delle indicazioni chiare e “ a prova di errore”?!
Faccio il biglietto (la prima partenza è solo tra un’ora e mezzo: più oltre due ore di traghetto, ecco perse quasi 4 ore per superare questi 40 km di mare).
Nell’attesa, nell’ampio piazzale (davanti a ma c’è un motociclista inglese, su GS 1200), mangio qualcosa dalle provviste di bordo (anche perché non c’è nemmeno un bar nelle vicinanze).

Imbarco e partenza alle 19.30.

Vorrebbero legare la moto solo con una cinghia sopra la sella, ma io rinforzo con dei tiranti che passano su paramotore e paraborse sinistri.

Siamo un piccolo gruppo di moto.

Le ampie spiagge di Calais sono moderatamente affollate di bagnanti; per la verità, sono pochi, comunque molti per i miei criteri climatici, che non mi indurrebbero mai ad un bagno con questo clima.


Nelle due ore di traversata, ne approfitto per cenare, anche se piuttosto caro. Ho calcolato infatti che sbarcherò piuttosto tardi e già trovare un alloggio (soprattutto un campeggio) sarà difficile, vista l’ora, quindi meglio non perdere tempo col cibo.
Avvisto finalmente le bianche scogliere di Dover: il sole è ormai basso o proprio di fronte, ma è comunque emozionante. Sono felice di aver scelto il traghetto.


Sbarchiamo alle 20.50 (ho già tolto un’ora rispetto alla Francia, e questo orario resterà anche in Irlanda). Ce l’ho fatta: sono arrivato in Gran Bretagna in 2 giorni; ora il problema è trovare da dormire.
L’ora tarda, infatti, mi consigliano di fermarmi subito per la notte, altrimenti rischierei di non trovare nulla. Già sul traghetto, ho cercato dei campeggi vicini, ma mi rendo conto che la banca dati del gps è piuttosto scarsa al riguardo, a differenza degli alberghi di cui è pieno. Né mi aiutano i passeggeri del traghetto (nemmeno i motociclisti), che si dimostrano poco informati al riguardo.
Il gps mi segnala come campeggio più vicino uno a 17 km: strano, eppure mi ricordavo di averne visti altri più vicini sul pc quando ho studiato il percorso; evidentemente il gps non li riporta tutti. Decido di puntare senza indugi sul campeggio, anche se, arrivare alle 21 in un campeggio è rischioso, potendolo trovare chiuso. Ma il tempo è buono e non mi va di iniziare il mio viaggio nelle isole britanniche con un albergo.
Superate le scogliere con dei viadotti sospesi, prendo la via per Canterbury (e Londra), ma dopo una decina di km il gps mi manda in una stradina secondaria. La campagna inglese è bella, ben curata, ordinata, ma si sta facendo tardi e temo di trovare chiuso.
                                                                         

Ha rinfrescato a 15°. Arrivo al campeggio proprio al tramonto, le 21.15.
C’è ancora movimento, vedo diversa gente fuori dalle roulotte e camper. L’ufficio è chiuso ma un cartello avvisa di suonare per emergenze. Emergenze? Se io voglio dormire ed è il tramonto, allora per me è un’emergenza! Suono; dall’edificio accanto esce una coppia, dall’aria svogliata (ma stavano già dormendo?); chiedo dove posso piantare la mia tenda. Mi rispondono che non è possibile. Ma perché? Il prato è lì, a pochi metri, vedo che c’è molto spazio libero, se è troppo tardi posso anche pagare domattina o come preferiscono (ho pure le sterline in contanti), per favore, non lasciatemi a cercare un altro alloggio a quest’ora, sono appena arrivato col traghetto.
Niente da fare: “non è possibile”. “Ma perché?” Insisto. Ditemi almeno il perché! Alla fine dicono che non è un campeggio per tende.
Come?! Ma che c##zo di campeggio è?! Non sono ammesse le tende! E invece le roulotte e i camper, e quelle enormi case mobili (che di mobile ormai non hanno nulla, come molte roulotte e camper) sì?!
Una cosa che odio dei campeggi è vederli trasformati in un’accozzaglia di seconde case, un surrogato dei villaggi abusivi di cemento, non molto dissimili da quelli, appena un gradino sotto nella scala degli obbrobri ambientali. Un campeggio DEVE nascere per le tende, POI eventualmente, possono esserci anche roulotte e camper, ma un campeggio senza tende, dove queste sono addirittura vietate, è un controsenso, come un porto senza barche, un parcheggio senza veicoli, un distributore senza benzina,
Il mio inglese non è tanto buono da esprimere tutto questo ai due gestori del campeggio che, sempre più svogliati, si avviano a rientrare nell’edificio; ma mostro chiaramente il mio disappunto, e sgasso abbondantemente con la moto quando riparto, sollevando un bel po’ di polvere, a turbare quella apparente pace, frutto di inaccettabili divieti.
Ora ho poco tempo da perdere: sono le 21.20, di fronte a me ho Londra (dove non ho nessuna intenzione di entrare) e devo trovare un alloggio, qualunque esso sia.
Torno sulla via principale e arrivo a Canterbury; di alberghi è pieno (li vedo e lo stesso gps ne segnala molti) ma mi sembrano tutti piuttosto cari; chiedo in giro e ottengo qualche indicazione su un albergo economico, indicazioni che si dimostrano ben poco attendibili (mi chiedono infatti l’equivalente di 120 euro: ma siamo pazzi!). Esco da Canterbury (intravvedendo appena la sua famosa cattedrale, sede dell’arcivescovo capo della Chiesa d’Inghilterra) e punto su Londra.
Londra si supera con una grande circonvallazione, un raccordo anulare molto ampio (191 km!); arrivato al raccordo, ne percorro il tratto meridionale, lungo la strada programmata per Stonehenge, mio obiettivo di domani.
L’autostrada è ampia, con 3 corsie per senso di marca più quella d’emergenza; il traffico abbastanza intenso. Dopo meno di 10 km trovo un motel lungo l’autostrada e prendo una camera. Ho fatto tardi, ma adesso posso riposare (sono le 23).
Domani Stonehenge e Galles!

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