IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles e Scozia)
8/23.7.2012 - km 9.817
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17.7.2012 - martedì - giorno 10
Castlegregory (7.18) – Galway (18.56)
km 324
viaggio h 11.38, guida h 6.39
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Fotoalbum del giorno
Percorro la costa settentrionale della penisola di Dingle e poi mi dirigo verso le Slieve Mish Mountains, che la separa dalla costa meridionale (già visitata ieri).
Anche qui quote non elevate (la cima più alta è a m 850, il valico a 282), ma paesaggi interessanti e le tipiche stradine irlandesi con l’erbetta in mezzo.
Poco prima del valico, arrivo al Caher Conree, un forte costruito da Curor Mac Daire, un leggendario re del Munster occidentale dell’Età del Ferro, menzionato in molte saghe irlandesi. Ma, sinceramente, non vedo altri segni oltre il cartello (a sinistra nella foto).
Arrivato alla costa sud del Dingle, la percorro per qualche km e poi punto di nuovo verso le Slieve Mish Mountains, scegliendo non la via principale, ma una secondaria che “promette bene”.
Dopo pochi km sono sul valico (a 304m), circondato dalla nebbia e… dalle pecore.
Le strade irlandesi sono tranquille: il pericolo maggiore sono le pecore, onnipresenti. Molte sono marchiate con un tocco di vernice colorata: nella foto sopra sono rosse, queste sotto sono blu.
A Tralee finisce la penisola del Dingle
e punto a nord.
Arrivo al fiume Shannon, il più lungo d’Irlanda (km 259). Ma lo Shannon ha anche un lungo estuario, oltre 60 km, talmente ampio che non c’è un ponte su di esso e quindi dovrò prendere un traghetto per attraversarlo.
L’estuario dello Shannon.
Il traghetto c’è ogni ora (alla mezza da sud, dove sono io, all’ora da nord), quindi devo aspettare solo 10 minuti.
Mi metto in fila (si fa per dire; in moto, per me, le file non esistono).
La tariffa per le moto è di € 9 (compreso pilota e passeggero; 14 per a/r).
Arriva, puntuale, il traghetto.
e mi imbarco. Mi fanno sistemare nella parte anteriore del traghetto, ma ben presto questa non si rivela una buona idea.
Infatti l’estuario dello Shannon, in questo punto, è ormai tanto ampio da sembrare un mare ed è anche piuttosto esposto ai venti occidentali che provengono dall’oceano. In pratica, sono alla mercè delle onde che ben presto investono la prua della nave.
Le onde mi prendono in pieno e sono costretto, per ridurre i problemi, a retrocedere di un paio di metri.
Dopo 20’ sbarco sulla riva settentrionale dello Shannon e mi dirigo verso il capo di Loop Head.
Kilrush,
fila di mucche,
qualche tratto di strada non proprio pulito (forse le mucche di prima),
qualche altro con il solito spartitraffico centrale (quello che si vede a destra è un classico cancello che chiude un campo, dal quale cancello generalmente si fanno passare le mucche per portarle altrove)
e arrivo nei pressi di Loop Head.
Interessanti le scogliere poco prima del capo,
piccoli paesi di pescatori, con le solite imbarcazioni in secca per la marea,
ed eccomi a Loop Head.
Belle le scogliere.
Uno degli aspetti che mi piace di più di questi posti, è poter camminare liberamente sui prati, senza ringhiere o altri ostacoli, fino all’orlo del precipizio e poi fermarmi solo quando lo decido io.
Passeggio un po’ lungo la scogliera, sul verde prato, sentendo il vento che proviene dall’oceano e tende a spingermi verso destra mentre a sinistra vedo sotto di me l’abisso.
Riprendo la moto e continuo allo stesso modo, appena qualche metro più in qua, ora sull’asfalto.
Continuando verso nord-est, sempre col mare alla mia sinistra, la costa resta interessante; ora un po’ più bassa, ma sempre bella.
Passo da Kilkee, con la sua ampia spiaggia.
e poi ancora a nord, verso le Cliff of Moher, le scogliere forse più famose d’Irlanda.
Poco prima delle scogliere, a Lahinch, un’altra spiaggia dove si pratica il surf, sfruttando le onde dell’oceano.
Mentre sono fermo a fotografare, si avvicina un motociclista locale.
Arrivo alle Cliff of Moher, ma, già dal parcheggio, capisco che oggi difficilmente le vedrò. La nebbia infatti è piuttosto fitta; l’addetto al parcheggio mi dice che è così da due giorni. Non sono l’unico motociclista; ci fanno parcheggiare in uno spazio riservato, gentili anche nel metterci a disposizione uno spazio chiuso dove lasciare i caschi. A proposito del parcheggio, non provate a lasciare la moto al di fuori del parcheggio, cercando di arrivare più vicini alle scogliere: ho visto delle moto mentre le multavano.
Le scogliere sono una grande meta turistica; inevitabile quindi la folla e purtroppo anche un grande centro costruito per accoglierli.
La cosa che però non è inevitabile, ma dipende dalla stupidità dell’uomo, è un orribile muro costruito per impedire alle persone di avvicinarsi troppo alle scogliere (è alto circa 1,5 m, tanto che alcune persone basse non riescono nemmeno a sbirciare).
Come ho scritto in occasione delle precedenti scogliere, una delle cose belle di queste scogliere è camminare sul prato fino all’orlo del precipizio, vedere l’abisso senza nulla in mezzo, vedere l’orizzontale del piano tramutarsi improvvisamente nella verticale della scogliera.
Ma il muro, questo bruttissimo muro, interrompe tutto ciò, fa sembrare il tutto come un’attrazione da vedere sottovuoto, qualcosa di distante, qualcosa di cui non facciamo parte, qualcosa da cui siamo al di fuori.
So di amici , che prima avevano visto le scogliere “libere” (il muro è recente), che hanno pianto vedendo come l’uomo ha violentato la natura; io provo solo rabbia, tanta rabbia per la stupidità umana.
Se lo scopo era evitare che qualcuno si avvicinasse tanto alle scogliere e cadesse, bastava una semplice ringhiera, due paletti di legno con una corda, non serviva un muro. Quanto alla possibilità di scavalcare un ostacolo più basso e leggero di questo muro, ci sono i custodi a vigilare, che vedo numerosi. Ma poi, perché mai deve essere impedito a me di avvicinarmi alla scogliera per qualche idiota che si avvicina tanto, e malamente, da cadere?!
Comunque, muro o no, non si vede quasi niente: la nebbia persiste. A volte il banco di nebbia si solleva per un po’ e dà l’illusione di poter vedere qualcosa; ma dura un attimo e torna il nebbione. Però, anche se non riesco mai a vederle bene, le intravedo, ne percepisco la presenza e sono veramente qualcosa di possente.
Le Cliff of Moher.
Dicevo prima del muro e del divieto di avvicinarsi alle scogliere. Ma, come al solito, io, quando non accetto il divieto, quando lo considero assurdo, non mi fermo. Mi ero documentato prima, quindi procedo verso sud, costeggiando l’orribile muro, fino a che, ovviamente, il muro finisce.
Qualunque muro finisce, prima o poi; anche le fortificazioni più possenti, come la linea Maginot o la Grande Muraglia cinese, sono state aggirate.
E, quando il muro finisce, non basta certo un cartello a fermarmi. Quindi vado oltre e percorro, finalmente libero dai divieti, il sentiero a precipizio sulla scogliera. Nulla tra me e il dirupo.
Sotto di me intravedo la scogliera. La nebbia ovatta ogni cosa, ma non deve ingannarmi: la scogliera, e il vuoto, inizia lì, proprio lì, a pochi cm dai miei piedi.
Vabbè, non è il massimo, ma non mi posso lamentare.
Tornato presso il centro visitatori, visto che il tempo non migliora, ci faccio un giro dentro. La cosa più interessante del centro è una grande parete dove è proiettata l’immagine delle Cliff. I turisti fanno la fila per fotografarsi con questo falso sfondo. Contenti loro.
A dir la verità, un’altra cosa interessante il centro visitatori ce l’ha: è in vendita un modellino della Gold Wing 1800 versione polizia irlandese: ovviamente non me la perdo.
Comunque almeno il centro è in gran parte scavato nella roccia, minimizzando in questo modo il suo impatto ambientale.
Riprendo la moto e continuo verso nord, fino a Doolin, dove è l’imbarco per le vicine isole Aran.
Continuando lungo la litoranea, presso Black Head noto un’interessante scogliera, composta da strane pietre levigate.
Il faro di Black Head su questa scogliera.
Adesso la costa va verso est. Sono nell’ampia baia di Galway, il capoluogo della contea.
Attraverso diversi piccoli paesi. Kinvarra e il suo castello sul mare.
Arrivo a Galway e mi fermo nella sua ampia e animata piazza centrale: Eyre Square (ufficialmente John F. Kennedy Memorial Park dal 1965, in onore del presidente USA che visitò Galway, ma ancora più nota con questo nome).
E’ una piazza molto vasta e varia, con ampi spazi verdi e molto animata, grazie anche alla giornata se non di sole almeno non piovosa.
Vista l’ora, decido di cercare da dormire e, attraversata Galway
(la cattedrale),
trovo un campeggio alla periferia occidentale della città, sulla costa.
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