IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles e Scozia)
8/23.7.2012 - km 9.817
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8.7.2012 - domenica - giorno 1
Lecce (5.57) – Langrickenbach (CH) (20.04)
km 1.377
viaggio h 14.07, guida h 11.58
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Fotoalbum del giorno
Imprevisti tecnici mi costringono a fare le due di notte prima di poter, finalmente, andare a dormire prima della partenza: il gps non accetta tutte le rotte preparate per l’Irlanda, quindi decido all’ultimo momento di portare con me il pc portatile (col quale poter caricare strada facendo sul gps le rotte mancanti) e non solo l’iPad (col quale si possono fare tante cose, ma non gestire le connessioni col gps). Ciò mi costringe ad aggiornare la mappe sul pc portatile, che era ancora con la vecchia versione della cartografia (aggiornata solo sul pc fisso, che avevo usato per preparare le rotte).
Dopo un sonno profondo, ma… breve, sveglia alle 5 e riesco a partire poco prima delle 6. Fa caldo, come ormai da oltre un mese; alle 8 si superano i 30° e nella giornata si arriverà a 40°.
Uso da poche settimane (e per la prima volta in un viaggio lungo) un nuovo completo da moto: giubbotto traforato e pantaloni leggeri con alcune aperture a rete che permettono un buon “ricambio d’aria”. Mi trovo bene e credo proprio di aver trovato, finalmente, un paio di pantaloni adatti a viaggiare in moto (finora nei viaggi ho usato sempre i jeans); trovo questi pantaloni ben più freschi dei jeans. Sarebbero perfetti se le protezioni alle ginocchia fossero estraibili dall’esterno; infatti tali protezioni, pur se molto comode e quindi sopportabili in modo, le trovo scomodo quando cammino e, poiché nei miei viaggi è previsto anche che (qualche volta) io scenda dalla moto per visitare dei posti) ho deciso di toglierle. Mantengo invece le protezioni del giubbotto (gomiti, spalle e un leggero paraschiena), molto comodo anche in moto.
Il viaggio scorre tranquillo; cielo sempre sereno, traffico normale. Dopo un migliaio di km supero Milano e prendo l’autostrada per la Svizzera; ho programmato infatti, per il primo (e l’ultimo) giorno, di fermarmi da un mio amico svizzero, Mathias, che ha da poco completato un giro del mondo in moto.
In una stazione di servizio dell’autostrada, prima del confine, mi aspetta un altro mio amico, Nico (da Biella); lo saluto con piacere, con la sua nuova Yamaha 1200 Supertenerè (bella moto, ma Nico, perché hai venduto la Gold Wing?!). Nico mi ha anche procurato il bollino necessario per le autostrade svizzere… oltre a farmi omaggio di un ottimo pacco di biscotti tipici di Biella; perdonami, ma non sono riuscito a farli durare fino al ritorno; vorrà dire che la mia famiglia li assaggerà… in un’altra occasione.
Il confine svizzero passa senza alcun controllo e ben presto comincio a inoltrarmi tra le montagne: ci sono le Alpi da valicare e il valico scelto è il San Bernardino. Non ho tempo per la vecchia strada, che si inerpica fino al valico, a quota 2.065); del resto l’ho già fatta qualche anno fa (molto bella). Oggi percorro l’autostrada, che, a quota 1.600 si infila nella galleria e sbuca dopo 6,6 km sul versante nord della Alpi.
Comunque bei paesaggi.
Il cielo si copre, ma ancora non piove. Rispetto rigorosamente il limite di 80 km, basso nonostante l’autostrada sia in gran parte a carreggiata unica. Dopo il valico il limite, finalmente, aumenta a un più decente 100 km/h.
Lascio sulla destra il piccolo Liechtenstein e arrivo presso il lago di Costanza, al confine con la Germania, nel cantone svizzero di Turgovia, dove mi aspetta Mathias. E’ una zona rurale, con molti piccoli insediamenti nella campagna a poca distanza dal lago. Tante strade locali e indicazioni solo in tedesco; per fortuna ho il punto gps della casa di Mathias e quindi arrivo a destinazione senza problemi, ma, per l’ennesima volta, ringrazio il gps per avermi semplificato e velocizzato il tutto.
Poco prima di arrivare, piove (l’unica volta della giornata); mi fermo per coprirmi (oggi non avevo ancora utilizzato lo strato esterno, impermeabile, di giacca e pantaloni, perché, anche se la temperatura in Svizzera è notevolmente diminuito, non fa ancora tanto freddo da rendere il completo estivo troppo leggero), ma, come spesso accade, pochi minuti dopo che riparto smette.
Arrivato da Mathias, un arcobaleno suggella la prima giornata.
Mathias mi mette a disposizione una roulotte parcheggiata nel suo giardino. Ceniamo in giardino. Mathias conosce diverse lingue, ma non l’italiano. A dire la verità, l’italiano lo comprende abbastanza e riesce anche a parlarlo un po’, ma, da vero svizzero, preferisce non parlare una lingua se non la conosce bene; comunque il mio inglese è sufficiente per conversare e, se proprio non trovo la parola, subentra lo spagnolo, ben conosciuto da Mathias e spesso tanto simile all’italiano da essere comprensibile anche da me.
Serata piacevole, trascorsa naturalmente a parlare dei nostri viaggi. Vorrei trascorrere più tempo con Mathias, ascoltandolo mentre racconta del suo giro del mondo. Lui mi chiede anche dei miei progetti e ovviamente gli parlo (lo avevo già fatto quando ci incontrammo a Roma) del mio prossimo giro del mondo, e dell’intenzione di compierlo in due mesi (o poco più); dice è molto difficile compierlo in quel tempo, ma gli rispondo che lo so: se non fosse difficile, che gusto ci sarebbe? Sorride e dimostra di comprendere.
Vorrei continuare ad ascoltarlo, ma stanotte ho dormito solo 3 ore e ho bisogno di riposare: domani voglio attraversare la Manica e arrivare in Gran Bretagna.
A letto nella roulotte. Connessione internet col mio iPad e il wi-fi di Mathias.
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