IRLANDA E ISOLA DI MAN (e Inghilterra, Galles e Scozia)
8/23.7.2012 - km 9.817
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13.7.2012 - venerdì - giorno 6
Man (6.06) –M.Wicklow (20.56) (IRL)
km 259
viaggio h 14.50, guida h 4.20
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Fotoalbum del giorno
Parto dal campeggio e in 5 minuti arrivo al porto.
Traghetto puntuale e partiamo per l’Irlanda.
Sul traghetto ci sono molti motociclisti, nessuno italiano, quasi tutti britannici.
Chiacchiero un po’ con un piccolo gruppo di irlandesi (di Belfast,quindi del nord). Anche loro hanno visitato Man e ora stanno tornando inpatria. Parlo loro del mio viaggio e di quello che intendo visitare in Irlanda. Mostro loro l‘elenco dei 54 luoghi dell’isola che intendo visitare.
Proprio mentre consegno loro il foglietto, mi ricordo che i primiluoghi indicati sono “1 - Belfast: murales Shankill Road; 2 - Belfast: muralesFalls Road”. Come la prenderanno? Forse non è il massimo del tatto parlare adei nordirlandesi di due luoghi simbolo della guerra civile che ha insanguinato questa terra fino a pochi anni fa. Non so nemmeno se sono cattolici o protestanti (non che cambi molto, al riguardo).
Loro notano questi primi due nomi, accennando una frase del tipo (in inglese ovviamente) “Ah, vuoi vedere i murales”.
Non so cosa intendessero dire; se dietro qquella frase ci fosse meraviglia, ricordo, dolore. Non so se qualcosa nella loro vita ha avuto a che fare con quei murales e soprattutto con la storia che quei murales raccontano, con lo storico, sanguinoso conflittoche ha insanguinato per tanto tempo l’Irlanda.
Non lo so e non voglio approfondire, non ora almeno. Rispondo semplicemente “yes” e sorrido; sorridono anche loro e continuano a leggerel’elenco, annuendo spesso e apprezzando l’accuratezza e meticolosità del mio elenco. Tant’è che, quando chiedo loro se hanno qualcosa da suggerire, dicono che l’elenco è già abbastanza completo.
Ovviamente parliamo del tempo, argomento inevitabile in questi luoghi,dove non prendere pioggia è come vincere alla lotteria; alla mia osservazioneche non piove, rispondono con un eloquente “not yet” (non ancora).
La traversata dura 3 ore e alle 10 sbarco a Belfast.
La prima destinazione sono, appunto, i murales.
Prima il quartiere protestante, Shankill Road,
Poi arrivo al confine col quartiere cattolico. Non meravigli il parlare di confine; in questo viaggio quasi mai ho dovuto mostrare un documento(mi sembra solo all’imbarco sulla Manica), ma qui, il “confine” si vede, si sente, si percepisce. E si tocca con mano. Un pesante cancello segna l’ingresso nel quartiere cattolico. Un cancello aperto (ora) ma che, fino a tempi recenti, era spesso chiuso a proteggere i suoi abitanti (o chi ne sta fuori, a seconda delle circostanze).
Oltre il cancello, il quartiere cattolico di Belfast, Falls Road. Murales del quartiere cattolico, col filo spinato (vero, non disegnato), sulla sommità del muro.
Continuo all’interno del quartiere cattolico e vedo altri murales, questa volta direttamente sui muri delle case.
Diversi ricordano Bobby Sands, l’attivista dell’IRA (e membro del parlamento britannico) che nel 1981 morì in carcere per lo sciopero della fame, nella sua irremovibile protesta contro il governo inglese, che si dimostrò (allora primo ministro era l’inflessibile “lady di ferro” Margaret Thatcher) altrettanto irremovibile.
Esco da Belfast e prendo la strada verso Dublino. Lungo la strada noto diverse bandiere britanniche e inglesi esposte, a sottolineare l’appartenenza politica dell’Irlanda del Nord.
Arrivo al confine, ma… non ne trovo alcun segno. Assolutamente nulla, nemmeno quei semplici cartelli che spesso segnano il confine tra due regioni dello stesso Stato. E ovviamente nemmeno un accenno di controllo.
L’unico segnale che ora sono in Irlanda (inteso come Stato e non come isola) e non più nel Regno Unito è il fatto che i segnali stradali non sono più in miglia ma in km. L’altra cosa che noto è che tutti i segnali stradali sono bilingui, essendo, oltre che in inglese (parlato dalla maggioranza degli irlandesi) anche in gaelico irlandese, che è lingua ufficiale dello Stato al pari dell’inglese, anche se è parlato solo dal 39 % della popolazione (a differenza dell’inglese che è parlato da quasi tutti).
Prima di Dublino, ho però altri luoghi da visitare. Esco quindi dalla strada principale e giungo a Monasterboice.
Attraverso tranquille stradine di campagna
raggiungo l’antico sito monastico. E’ composto da un cimitero, le rovine di due antiche chiese, un’alta torre rotonda e due grandi e interessanti croci celtiche. Fondato da San Buithe (seguace di San Patrizio) nel V sec. L’ingresso è gratuito, ma noto il cartello che avvisa i visitatori di chiudere bene a chiave le auto per evitare furti. Io la moto la chiudo a chiave, come sempre, ma quello che è fuori dalla moto certo non me lo porto dietro (tenda e accessori). Speriamo di non cominciare male la visita in Irlanda!
Il sito è suggestivo. Un antico cimitero (ma ancora in funzione),
due interessantissime croci celtiche,
con raffigurate scene bibliche. Questi bassorilievi svolgevano un’importante funzione didattica, poiché illustravano la Bibbia alla popolazione, allora in gran parte analfabeta. La croce più alta (la seconda foto) misura 6,5 m.
La torre è alta 30m; ora è priva del tetto.
Delle due chiese restano solo rovine; sono presenti tombe anche all’interno di esse. Ecco una delle due chiese, vicino alla torre.
Torno alla moto (nessun furto) e parto per il prossimo sito da visitare, Mellifont.
Anche questo luogo si raggiunge con strade non proprio larghe e trafficate.
Mellifont era un’antica abbazia cistercense. Nel 1142 il locale vescovo, per combattere la corruzione dei costumi dei monaci irlandesi, invitò un gruppo di monaci francesi a insediarsi qui. I monaci irlandesi però osteggiarono i francesi, che ben presto se ne tornarono in Francia. Ma la costruzione di Mellifont (dove risiederono fino a 400 monaci) continuò e furono fondati altri monasteri cistercensi.
Caratteristico il lavatoio a pianta ottagonale.
C’è un’atmosfera di grande pace, come nel sito precedente; rifletto sul contrasto tra questa atmosfera e quella che risalta invece dai murales di Belfast, visti poche ore prima.
Ma ho ancora tanto da vedere oggi e non posso attardarmi. Riparto verso Bru na Boinne, ma, lungo la strada (che presenta i soliti traffico e dimensioni irlandesi, tanto che ci cresce in mezzo l’erba),
passo da Slave, al cui incrocio principale ci sono 4 case perfettamente uguali, la cui storia è curiosa; si racconta che siano state costruite per quattro sorelle, profondamente in antipatia tra loro, che si spiavano reciprocamente dalle proprie abitazioni. A Slave è interessante il castello, anche se non visitabile.
Per arrivare a Bru na Boinne devo necessariamente passare dal Centro visitatori, una struttura molto grande e affollata, d’altra parte forse necessaria per convogliare i numerosi turisti qui presenti. Il sito è infatti importantissimo.
Dal centro visitatori, dove parcheggio la moto (non riesco però a trovare il parcheggio moto segnalato), arrivo in pochi minuti con un autobus a Newgrange (uno dei tre siti di Bru na Boinne; gli altri due sono non visitabili, Dowth, o con lavori di scavo in corso, Knowth).
E’ impressionante. E’ una grande tomba a tumulo: 80 m di diametro, 13 di altezza, costruita nel 3200 a.C.(quindi 600 anni prima delle piramidi d’Egitto, 1.000 prima di Stonehenge).
Probabilmente era utilizzata per accogliere i corpi delle persone più importanti dell’epoca.
Da vicino si possono notare i particolari della costruzione. E’ un grande tumulo di terra (si calcola che siano state utilizzate oltre 200.000 tonnellate di terra e pietra), tenuta insieme dai 97 grandi massi che formano il bordo.
Sopra a questi massi, il bordo del tumulo è formato in gran parte da migliaia di pietre di quarzite bianca, abilmente incastrate tra loro.
Dopo le spiegazioni della guida, accediamo all’interno, attraverso lo stretto corridoio, lungo 19 m, fino alla camera funeraria. Nella foto, l’ingresso.
Il tetto a mensola della camera, alto 6 m, è formato da enormi massi. Il sistema di drenaggio è tale che per oltre 4.000 anni all’interno di questa camera non è entrata nemmeno una goccia d’acqua.
All’interno della camera, la guida ci fa assistere a una simulazione di quello che accade, da oltre 5.000 anni, ogni solstizio d’inverno, alle 8.20. In quel momento, i raggi del sole filtrano dalla fenditura sopra l’ingresso, attraversano il lungo corridoio e illuminano la camera per 17 minuti. 17 minutidi luce ogni anno di buio. La guida definisce questa un’esperienza memorabile, mistica, e certo è un’esperienza da ricordare.
Se invece volete assistere al momento reale del solstizio d’inverno dentro la camera mortuaria, l’unico modo è partecipare a una lotteria, gratuita, che si svolge ogni anno a settembre.
Bene, questo inizio di Irlanda si presenta molto interessante e sto avendo anche molta fortuna con il tempo; infatti, finora, non è piovuto, anzila visita di Bru na Boinne si è svolta quasi sempre col sole! La guida mi conferma che è un evento raro.
Confrontando quello che hovisto con la mia tabella di marcia, mi rendo conto che sono un po’ in ritardo. Già dal primo giorno mi rendo conto che difficilmente riuscirò a vedere quanto programmato in Irlanda in 7 giorni. Poco male, tanto ho previsto anche la possibilità di restare un giorno in più. In ogni caso, quello che ho visto era troppo interessante per essere “tagliato”.
Ripresa la moto al Centro visitatori, mi dirigo verso Tara.
Lungo la strada, ogni tanto qualche passaggio di mucche da un campoall’altro (normalmente recintati). Presto attenzione quando passo dove sono transitate loro, poiché restano evidenti e scivolose tracce.
La collina di Tara è uno di quei luoghi che, guardandolo senza sapere cosa sia, può passare inosservato. In effetti qui non sono presenti grandi costruzioni e i pochi resti si potrebbero non notare. Ma questa collina rappresenta molto per la storia dell’Irlanda e, a ben guardare, i resti presenti su di essa non sono certo insignificanti.
I Celti credevano che Tara fosse la dimora delle divinità e l’accesso all’oltretomba. Dopo il periodo dei druidi, il potere fu assunto dai capi clan.L’Irlanda non era unita in unico Stato, ma divisa tra numerosi re regionali; ma il re che controllava Tara era considerato “alto re”, cioè superiore agli altri. Il più famoso fu Cormac MacArt, del III sec.
Parcheggiato la moto accanto a un gs con targa inglese (di cui non individuerò il pilota), salgo sulla collina.
Gli scarsi resti sono comunque bene segnalati, da cartelli bilingui (inglese e irlandese).
Royal Seat (Residenza Reale), un forte ad anello, e la Cormac’s House(Casa di Cormac), un tumulo sepolcrale, alla sommità del quale c’è la Stone of Destinity (Pietra del Destino), una pietra di forma fallica, usata probabilmente per l’incoronazione degli Alti Re.
Banquet Hall (Sala dei Banchetti), un terrapieno lungo 230 m e largo 27, usato secondo la tradizione per accogliere le migliaia di ospiti delle feste, anche se recenti ricerche hanno scoperto al suo interno una serie di tombe e quindi potrebbe contenere i sepolcri di alcuni re di Tara.
Le pecore pascolano tranquille sulla verde torbiera.
Sulla collina è presente anche una chiesa protestante e relativo cimitero, che occupa una parte del Rath of Synods, un forte a tre anelli dove secondo la tradizione si tennero i primi sinodi tenuti da San Patrizio, l’evangelizzatore dell’Irlanda.
E adesso, di corsa verso Dublino!
Non ho molto tempo da dedicare alla capitale irlandese. D’altra parte,le grandi città non mi piacciono e cerco di evitarle nei miei viaggi in moto. Ma un paio di cose da vedere in Dublino le ho previste.
Giunto nel centro della città, costeggio per un po’ il fiume
e punto dritto al Trinity College.
Lo raggiungo in pochi minuti, nonostante Dublino sia una città di oltre mezzo milione di abitanti: ma il merito è quasi tutto del gps.
Il Trinity College è l’università più prestigiosa dell’Irlanda. Formalmente il College e l’Università di Dublino sono enti distinti, come Oxford e Cambridge sono distinti dai loro college, ma, poiché il Trinity College è l’unico college dell’Università, in pratica sono considerate come una cosa unica.
Fondato nel 1592 da Elisabetta I (dove sorgeva un monastero agostiniano, confiscato), fu inizialmente riservato ai protestanti; i cattolici furono ammessi nel 1793, le donne solo nel 1904.
Entro dall’ingresso principale.
Per quanto preparato dalla lettura della guida, resto comunque sorpreso, appena varcato l’ingresso, dagli ampi spazi (16 ettari), in gran parte prati.
Nel cortile è presente la statua di George Salmon, rettore dal 1888 al 1904, intransigente oppositore dell’ammissione delle donne all’università; diceva che le donne avrebbero potuto entrare solo passando sul suo cadavere. E’ stato accontentato, visto che le donne sono state ammesse nel 1904, alla sua morte.
Il college è ben fornito anche come attrezzature sportive e ammiro gli ampi spazi a ciò dedicati.
Atletica
e rugby
All’interno del Trinity College è custodito il Book of Kells, uno dei libri più antichi del mondo. Redatto dai monaci di un monastero dell’isola di Iona (costa ovest scozzese), racchiude il testo latino dei quattro vangeli ed è riccamente decorate di splendide miniature. E’ possibile vederne solo due pagine, ma è troppo tardi e la biblioteca del college è chiusa.
Non posso però lasciare Dublino senza passare dalla sede della Guinness. Io non bevo birra (non mi piace proprio), ma la Guinness è un pezzo di storia dell’Irlanda e qui a Dublino c’è la storica fabbrica.
Il sole si sta abbassando, ma riesco ad arrivare alla Guinness in tempo con l’ultimo raggio di sole.
La fabbrica è enorme (26 ettari), con una produzione giornaliera di 2,5 milioni di pinte di birra (1.420.653 litri, poiché la pinta equivale a 0,568 litri). Anche qui, ormai è chiusa per le visite, ma poco male, poiché il mio interesse per la birra come bevanda è pari a zero.
Finita la visita a Dublino (sì, lo so che potrei girarla per giorni, ma ho l’Irlanda da vedere e non posso indugiare qui), esco dalla città, diretto a sud, verso le Wicklow Mountain, la catena montuosa posta subito a sud della capitale irlandese, che è anche un parco nazionale (esteso oltre 200 km2).
Imbocco la Military Road e salgo verso le montagne, ormai fuori daltraffico della grande città.
I Monti Wicklow non presentano cime elevate (almeno con i nostri parametri: la vetta più alta misura m 924), ma sono comunque affascinanti, con le loro vette aspre e desolate, le vaste distese di brughiera e torbiere, cosparse di piccoli laghi posti in conche glaciali.
Ma è tardi e devo trovare un alloggio per la notte. Non vedo segnati campeggi nelle vicinanze, tranne uno, indicato dal gps, però fuori dal mio itinerario. Decido di compiere una deviazione verso est, prima di giungere al valico del Sally Gap.
Percorro strade secondarie, quasi al tramonto.
A un bivio il gps, come al solito, mi manda in una strada “troppo” secondaria che dopo qualche km finisce in uno sterrato
Torno indietro e prendo la strada a destra nella foto precedente.
La strada è sempre più secondaria e immersa nel verde.
Ma il gps mi dà il campeggio a pochi km e continuo fino a raggiungerlo.
E’ semplicemente la casa del proprietario, con uno spazio verde accanto. Semplice, ma con tutti i servizi essenziali. Come dovrebbero essere i campeggi, senza inutili orpelli.
C’è anche una cucina, dove posso comodamente cucinarmi la cena, che consumo seduto sui pratici tavoli accanto alla mia tenda.
E’ finita la mia prima giornata in Irlanda: posso essere soddisfatto.
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