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                    IRLANDA E ISOLA DI MAN  (e Inghilterra, Galles e Scozia)8/23.7.2012 - km 9.817
 
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                            20.7.2012 – venerdì - giorno 13Quigleys Point (7.43) – Larne (Scozia)   (22.26)
 km 195
 viaggio h 14.43, guida h 3.46
 
 
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                        |  |  Fotoalbum del giorno 
  La giornata promette bene: sole!
  
 Vado   verso Londonderry, ma, poiché so che, per arrivarci, devo superare il confine   Irlanda-Regno Unito, sto particolarmente attento per vederne qualche segno,   tanto più che qualche giorno fa (nella prima tappa in Irlanda, tra Belfast e   Dublino) non ne avevo visto nessuno.
 Niente da fare! Anche qui, niente;   nessun segno del confine. Va bene, meglio così (visti soprattutto i precedenti   di guerra civile), ma almeno un piccolo cartello, di quelli che si mettono anche   all’interno dello Stato per indicare il confine tra due regioni…
 In pratica,   l’unico segno del passaggio di confine è che i limiti di velocità prima erano in   km, ora sono in Miglia (guai a fare confusione!); a tal proposito ricordo che in   Irlanda i cartelli col limite di velocità hanno (opportunamente, vista la   vicinanza col Regno Unito e la quantità di britannici che vi circolano), sotto   il numero che indica il limite, la scritta “km/h”. Nel Regno Unito invece non   c’è alcun segno sotto il numero, quindi ecco l’unico segnale del passaggio di   confine.
 Irlanda
 
  
 Regno   Unito (Irlanda del Nord)
 
  
 Arrivo   a Londonderry (Derry per i nazionalisti, in gran parte cattolici, mentre gli   unionisti, in gran parte protestanti, la chiamano Londonderry). Non voglio   dilungarmi con la storia sul nome della città, ma un cenno devo farlo.
 Il   nome Londonderry fu attribuito alla città dal Royal charter nel 1613. Tale nome   non è mai stato ufficialmente modificato, ma il Consiglio di Distretto   (l’autorità che amministra Londonderry, poiché le contee in Irlanda del Nord   sono state abolite come entità amministrative, sostituite dai più piccoli   distretti, e hanno ormai solo un valore storico), controllato dai nazionalisti,   ha modificato il nome in Derry; Londonderry/Derry infatti è abitata in grande   maggioranza da cattolici (78%, contro il 21% di protestanti). Ha 85.000 abitanti   (101.000 il distretto), ed è quindi la seconda città dell’Irlanda del Nord, la   quarta dell’isola d’Irlanda.
 A questo punto, anche per cercare di comprendere   quanto antiche sono le contrapposizioni tra le due parti della popolazione di   Derry, ricordo l’episodio storico dell’assedio del 1688/89. Deposto il re   cattolico Giacomo II (in favore del principe olandese protestante Guglielmo   d’Orange), Londonderry restò l’unica città d’Irlanda controllata da truppe non   fedeli a Giacomo II; quindi forze cattoliche, nel dicembre 1688, la assediarono.   I cattolici inviarono una delegazione per chiedere la resa, ma, nel frattempo,   le loro truppe stavano attraversando il fiume per preparare l’attacco. 13   giovani di Derry, accortosi dello stratagemma, sbarrarono le porte della città   al grido “There’ll be no surrender!” (Non ci sarà nessuna resa!). Da allora “No   surrender!” è il grido di battaglia dei lealisti. L’assedio fallì, dopo 105   durissimi giorni e la morte di oltre metà della popolazione.
 
  
 Mi   dirigo verso il famoso Free Derry Corner, nel quartiere di Bogside.
 
  
 E   qui sono utili altri cenni storici, perché senza conoscere la storia a volte non   si può comprendere il presente.
 Nell’agosto del 1969, la “battaglia del   Bogside” (3 giorni di scontri con i giovani del quartiere) spinsero il governo   britannico a inviare l’esercito in Irlanda del Nord. I residenti del quartiere   si dichiararono indipendenti e barricarono le strade per impedire l’accesso   all’esercito e alla polizia; la zona fu nominata “Free Derry” e le strade erano   pattugliate da volontari dell’IRA. Il 31.7.1972 l’esercito britannico entrò nel   quartiere con i carri armati e lo occupò con migliaia di soldati (Operation   Motorman).
 Quello che resta di quegli avvenimenti è appunto il Free Derry   Corner, con la facciata di una casa che reca ancora la scritta “You are now   entering free Derry” (State entrando nella Derry libera).
 
  
 Molto   interessanti anche i murales che ricordano quei tragici anni, in Rossville St,   vicino al Free Derry Corner.
 
   
 Bloody   Sunday: un gruppo di uomini, guidati dal sacerdote locale, trasporta il   corpo della prima vittima della giornata.
 
  
 Petrol   Bomber: un ragazzo con la maschera antigas e una bottiglia molotov.
 
  
 The   Death of Innocence: la studentessa quattordicenne Annette McGavigan, uccisa   in uno scontro tra esercito britannico e IRA nel 1971, vittima n. 100 dei   Troubles (gli scontri iniziati nel 1969).
 
  
 Operation   Motorman: un soldato britannico che sfonda una porta con una mazza.
 
  
 Significativa   anche l’abbondanza di bandiere irlandesi (cioè della Repubblica d’Irlanda)   esposte.
 
  
 Che   la pace raggiunta sia duratura.
 Esco da Derry diretto a est, lungo la costa.   Fuori Derry, tornano preponderanti le bandiere inglesi.
 
  
 Ma è alla natura, soprattutto, che sarà dedicato il resto della giornata, con la   splendida costa di questo angolo settentrionale d’Irlanda, in questa splendida   giornata di sole (anche se fresca).
 
  
 Royal   Portrush Golf Club, un campo di golf in magnifica posizione sull’oceano.
 
  
 I   ruderi del Dunluce Castle, arroccato in cima a un dirupo sulla costa.
 
  
 Il   castello è interessante da visitare, per i magnifici panorami, la sua   interessane storia e… per la presenza di una completa guida audio-video che,   compresa nel biglietto (£ 5), mi accompagna durante il giro.
 Costruito nel   ‘500 dai MacDonnell, si dice (ma la storia è controversa) che parte della   struttura, tra cui le cucine, precipitarono improvvisamente in mare nel 1639,   trascinando con sé 7 membri della servitù e… la cena.
 La visita è molto   interessante, per la spettacolarità della posizione e delle vedute, lo   sfruttamento dello spazio relativamente limitato e la ricostruzione che la guida   offre della vita del tempo, con gli ospiti del castello accolti nelle sue   stanze.
 Dal castello si poteva raggiungere facilmente e velocemente la vicina   Scozia (da qui dista appena 15 miglia), anche più facilmente e velocemente di   altri luoghi dell’Irlanda, in quell’epoca in cui le comunicazioni via terra   erano pericolose e lente.
 
 La   pianta e il plastico del castello
 
   Le rovine del castello e i bei panorami sulla costa.
          
 La   visita è stata molto interessante.
 
  
 Ripartiamo!
 
  
 Arrivo a Bushmills, simpatica cittadina che mi accoglie con un tripudio di   bandiere britanniche e nordirlandesi (è la bandiera inglese, croce rossa in   campo bianco, con all’interno della croce una mano).
 
  
  Ma   Bushmills è famosa soprattutto perchè è presente la più antica distilleria   (legale) di whiskey. Infatti la prima licenza per distillare questo liquore fu   rilasciata nel 1608 dal re Giacomo I. E anche adesso, come allora, il whiskey di   Bushmills è prodotto con orzo irlandese e acqua del St Columb’s Rill, un   affluente del fiume Buch che passa da Bushmills; il whiskey è poi invecchiato in   botti di rovere.La Old Bushmills Distillery orgogliosamente mostra la   sua data di fondazione: 1608.
 
  La   birra non la bevo, ma il whiskey sì.  
     Davanti   alla fabbrica incontro un motociclista tedesco.
  E   ora vado verso la vicina Giant’s Causeway.
 La Giant’s Causeway è uno dei   principali siti turistici dell’Irlanda; sono quindi “rassegnato” a incontrare   folla, tanto più che oggi è una bella giornata di sole. Spero che almeno questa   non sia stata rovinata dalle autorità come le Cliffs of Moher. Il primo impatto   non è il massimo, con un grande parcheggio e una mastodontica struttura con la   funzione di centro visitatori. D’altra parte le pareti di questo edificio   richiamano le pietre che vedrò nella Giant’s Causeway e lo stesso edificio è ben   distante da essa, quindi non disturba molto, oltre ad avere un bel tetto   d’erba.
 
   Faccio   il biglietto, ritiro l’audioguida che mi accompagnerà nella visita (con una   simpatica e divertente voce, anche in italiano) e mi avvio verso la Giant’s   Causeway. La splendida giornata di sole fa risaltare il verde dei prati e il blu   dell’oceano.
  Il   percorso si può fare anche con un pullmino (costo £ 1), ma consiglio di farlo a   piedi, per gustare al meglio il panorama, e prendere il pullmino al ritorno, se   stanchi.
 La baia prima (a ovest) della Giant’s Causeway.
 
  Le   strane rocce prima della Giant’s Causeway.
  La   Giant’s Causeway (sullo sfondo, la penisola bassa).
  La   Giant’s Causeway.
    La Giant’s Causeway si è formata 60 milioni di anni fa per un’eruzione vulcanica   che riversò della lava basaltica lungo questa vallata nelle fessure calcaree   esistenti. Raffreddandosi e solidificandosi, la lava si contrasse creando questi   disegni esagonali sulla superficie (come il fango che si secca). L’erosione ha   poi completato il processo, spaccando il basalto lungo tali linee di frattura,   creando quindi le colonne esagonali.La leggenda è però più divertente ed è   raccontata da un simpatico cartone animato che ho visto nel centro visitatori,   ma la racconto più avanti, dopo aver visto le foto che mostrano come la Giant’s   Causeway si estende verso il mare.
 Il sentiero (o passerella) del gigante (è   questo il significato in italiano) è impressionante. Davvero dà la sensazione,   come ritenevano gli antichi, di non essere un’opera della natura, ma di un   gigante.
 Si estende verso il mare, come a voler raggiungere la vicina Scozia   (qui dista poco più di 30 km).
 
           
     
 Ecco quindi la storia, come riportata dalla leggenda (le foto sono tratte dal   cartone proiettato nel centro visitatori: scusate la qualità delle immagini, ma   io credo che sia meglio una foto di qualità scadente che racconta qualcosa,   piuttosto che una foto perfetta che non dice niente).Il gigante irlandese   Finn McCool sfidò il gigante scozzese Benandonner
 
  
 e   costruì questa passerella di roccia per attraversare il mare e   raggiungerlo.
 
  
 Quando   però McCool vide il gigante scozzese, si accorse che era proprio…   gigantesco:
 
  
 si   spaventò e corse a casa,
 
  
 dove   chiese alla moglie di nasconderlo. La moglie ebbe l’idea di fargli indossare una   cuffietta del loro figlio piccolo, in modo da fare credere al gigante scozzese   che Finn fosse suo figlio; in questo modo Benendonner avrebbe creduto che Finn   McCoil fosse molto più grande di lui, vedendo che già il figlio era così’   grande.
 Benendonner bussò alla porta di casa McCool, la moglie di Finn McColl   lo fece accomodare,
 
  
 gli   disse che Finn era uscito e gli mostrò il “figlio”
 
  
 e   un ritratto in cui il vero figlio (con la medesima cuffietta) era in braccio al   padre.
 
  
 Benandonner   si spaventò, vedendo il “figlio” così grande, e corse via nella sua Scozia,   distruggendo la passerella per paura che Finn McCool lo potesse   raggiungere.
 
  
 Continuo   oltre la Giant’s Causeway.
 
   
 ammirando   le formazioni rocciose.
 
  
 ne   raggiungo una che sembra un enorme organo, posta più avanti sul   sentiero.
 
    Da   qui c’è un bel panorama sulla Giant’s Causeway.
 
   
 Tornato alla moto, continuo lungo la costa, verso est
  
 e   arrivo a Carrick-a-Rede. Questa è un’isola in cui si pratica da secoli la pesca   al salmone. I pescatori gettano le reti dalla punta dell’isola per intercettare   i salmoni che, durante la loro migrazione, passano lungo la costa, verso ovest,   per tornare ai fiumi in cui sono nati. Gli stessi pescatori, ogni primavera,   montano un ponte di corda, lungo 20 m e largo 1, che oscilla (molto, se c’è   vento) a 30 m di altezza, tra l’isola di Carrick-a-Rede e l’Irlanda; lo smontano   poi in autunno.
 
    
 Il   sentiero è un po’ lungo e in pendenza, ma ne vale la pena.
 Quella specie di   porta grigia di cemento è il punto dopo il quale c’è il ponte di corda.
 
  
 Ecco   il ponte di corda di Carrick-a-Rede. Se soffrite di vertigini… lasciate   perdere.
 
    
 30   metri sotto il ponte di corda.
 
  Il   ponte di corda di Carrick-a-Rede.
  
 Dall’isola   di Carrick.
 
  
 Isola   di Carrick-a-Rede (il ponte di corda, non visibile in questa foto, è dietro la   roccia al centro).
 
  
 Isola   di Carrick
 
  
 Rientro   attraverso il ponte di corda di Carrick-a-Rede. Ma se passiamo in 9 cosa   succede?
 
  
 La   costa presso Carrick-a-Rede
 
  
 E’   tardi, sono le 17 quando torno alla moto. Il traghetto per la Scozia è alle 20   (ma dovrei presentarmi un’ora prima), da Larne (di prenderlo da Belfast alle   19.30 non se ne parla proprio: non farei in tempo e poi è più lento). Devo   sbrigarmi.
 Ho praticamente terminato il programma della visita in   Irlanda.Resta solo la costa della contea di Antrim, che dovrebbe essere molto   bella. Faccio dei rapidi calcoli. Potrei tagliare dall’interno, da Ballymena (e   poi una strada veloce), e arrivare comodamente al traghetto. Oppure potrei   seguire il programma, percorrerla curvosa strada costiera e arrivare al   traghetto… quasi al limite.
 La giornata è troppo bella per non sfruttarla   fino all’ultimo. E non salto la costa di Antrim.
 Deciso! In sella, andatura   molto decisa, gas aperto e via! Questi ultimi km d’Irlanda saranno molto veloci,   con guida quasi sportiva; percorrerò questa litoranea quasi come quando percorro   la mia litoranea salentina, quando… mi prude la mano destra. Ma, ovviamente,   resto un motoviaggiatore e un mototurista, quindi tranquilli: le foto non   mancheranno nemmeno in questi ultimi km.
 E la costa di Antrim mi ripaga della mia scelta di non saltarla.   Magnifica.
 Superata Ballycastle e la sua bella spiaggia,
 
  
 inizia   l’Antrim Coast (la costa della contea di Antrim).
 Come si fa a resistere   davanti a una strada simile?
 
  
 Questo   angolo della contea di Antrim è un altopiano formato da stratificazioni di   basalto nero (lo stesso della Giant’s Causeway) e calcare bianco, tagliato da   una serie di valli di origine glaciale (Glens of Antrim), che creano questo   magnifico paesaggio.
 La mia guida dice che “pochi km a est di Ballycastle,   una strada secondaria segnalata come Scenic Route si dirama verso nord…   consigliato solo agli automobilisti intrepidi… strada stretta e insidiosa che   s’inerpica lungo pendii a precipizio sul mare”. Bene, allora è una strada   perfetta per me (e in genere per i motociclisti). Mi ci butto senza esitazione e   anche a velocità sostenuta, con la scusa che non devo fare tardi per il   traghetto (in realtà ora mi va di correre e devo dire che è una strada che dà   una grande soddisfazione, oltre ai panorami bellissimi).
 
    
 Torr   Head, il punto dell’Irlanda più vicino alla Scozia (appena 19 km per lo scozzese   Mull of Kintyre).
 
    
 Torr   Head visto da sud (è la penisola al centro); quella sullo sfondo è la Scozia   (penisola di Kintyre).
 
  
 Ancora   Antrim Coast, a sud di Torr Head.
 
  
 Cushendum
 
  
 Cushendall
 
   
 Antrim   Coast a sud di Cushendall
 
  
 Arrivo   a Lerne, imbarco per la Scozia: sono le 19, ho fatto in tempo.
 
  
 Imbarco   sul traghetto per Cairnryan (Scozia), ore 19.30.
 
  
 Moto   legata (da me) sul traghetto: la traversata dovrebbe durare un’ora. La visita   dell’Irlanda è finita.
 
  
 Approfitto   del traghetto per cenare: un problema in meno da affrontare in Scozia   stasera.
 Sbarco in Scozia (la traversata è durata due ore: sono le   22).
 
  
 Il   sole ormai sta per tramontare quando sbarco a Cairnryan, in Scozia. Escludo   quindi subito il campeggio (è troppo tardi, saranno tutti chiusi; vorrà dire che   dopo 10 giorni consecutivi stanotte dormirò tra quattro mura).
 Ma c’è un   problema. Giro motel, alberghi e bed&breakfast della zona e li trovo tutti   pieni: “no vacancy” è il cartello che a volte trovo all’ingresso (che rende   inutile anche solo chiedere). A dir la verità, una volta ho avuto l’impressione   che il posto ci fosse, ma la signora, dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi   (con indosso ovviamente gli stivali da motociclista) ed essersi soffermata a   lungo in modo sospetto sul casco che avevo in mano) mi ha detto che non c’era   posto. Ho il dubbio che non abbia gradito il mio essere motociclista.
 Trovo   un altro bed&breakfast; riprovo, anche se ormai è talmente tardi (le 22.26)   che temo di disturbare (è un’abitazione privata (d’altra parte non è colpa mia   se il traghetto è arrivato a quest’ora e comunque, chi gestisce un   bed&breakfast deve mettere nel conto anche questo).
 Ma stavolta lascio in   casco in moto e mi presento alla porta quasi “normale”; mi do perfino una   pettinata.
 La signora apre la porta quasi subito. Chiedo, scusandomi per   l’ora e il disturbo, se ha un posto per la notte. La signora mi guarda un attimo   e dice sì. E fatta! Solo a questo punto chiedo dove posso parcheggiare la   moto.
 “La moto? Quale moto?” chiede, un po’ sorpresa, la signora. “La mia”,   rispondo io, ridacchiando. “E lì, dietro l’angolo”.
 La signora si ricompone   e, gentile, dice che posso lasciarla vicino all’abitazione, nel cortile.   Ringrazio ancora.
 Purtroppo accetta solo contanti e riesco appena a pagarla   con le ultime sterline (la camera, compresa colazione, costa £ 50). Dovrò   attraversare tutta l’Inghilterra con pochi spiccioli; comunque credo di farcela   con la carta di credito.
 Comunque la signora è molto gentile. Dopo un po’   rientra il marito e cominciamo a parlare del mio viaggio: il marito ha corso nel   TT di Man, quindi è molto interessato alla mia esperienza e mi mostra orgoglioso   le sue foto, a cavallo di una moto d’epoca, sulle strade di vari circuiti   britannici. C’è anche la connessione wi-fi, ma forse la password è sbagliata e   il mio iPad (e il pc) non l’accetta. Poco male: molto gentilmente, mi permettono   di usare il loro pc e quindi scarico la posta e vedo le ultime novità su   internet.
 Ora a dormire; anche se oggi ho percorso meno di 200 km, è stata   una giornata lunga e le quasi 15 ore di viaggio, traghetto compreso (e io in   traghetto mi stanco più che in moto) si fanno sentire.
 Oggi dormo in un bel   letto matrimoniale, in una camera confortevole; stavo bene anche in tenda, ma lo   apprezzo.
 La signora mi chiede a che ora voglio la colazione domattina: il   più presto possibile, rispondo subito; non si può prima della 7. Pazienza, vuol   dire che me la prenderò comoda. Alla colazione non rinuncio, visto che è pagata.   E poi le colazioni britanniche normalmente sono buone e abbondanti.
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