ISLANDA
Acqua, terra e fuoco
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27.6.2007 - mercoledì
- giorno 12
Modrudalur (IS) (8.35) - Seydisfjordur (IS)
(11.40) +
Seydisfjordur (IS) (17.05) - (Reydafjordur) - Seyd.
(19.45)
Km 140, viaggio h 3.05, guida h 1.56 +
km 126, viaggio h 2.40, guida h 1.50
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Al risveglio per prima cosa guardo dalla
finestra: piove!
Pazienza. In fondo mi è andata bene
in questo viaggio, avendo trovato (fino a ieri) sole che,
a queste latitudini, non è certo la norma.
L'obiettivo oggi è tornare al porto
d'imbarco, Seydisfjordur, dove domani (alle 13) c'è
la nave per la Danimarca (la stessa Norrona che ci ha portato
in Islanda 6 giorni fa).
Ben coperti, carichiamo le moto e facciamo
il pieno nella curiosa stazione di servizio del villaggio.Il
villaggio è piccolissimo, composto di un edificio principale
che funziona da bar-abitazione, una chiesa,due
casette per turisti (una occupata stanotte da noi, l'altra
vuota),e
un paio di altri edifici. Mi chiedo come sia qui l'inverno!
Adesso però, prima di arrivare a Seydisfjordur,
abbiamo le montagne da superare. Leggendo i resoconti dei
viaggiatori in moto in Islanda, ho notato che spesso era questo
il punto più difficile, per diversi motivi: la strada
non sempre asfaltata, l'altitudine dovuta all'attraversamento
delle montagne, la neve frequente anche d'estate e il fatto
che, essendo spesso affrontata come ultima tappa, non si poteva
rinviare a tempi migliori, perchè era necessario arrivare
al porto d'imbarco.
Noi abbiamo il vantaggio che la nave parte
domani, quindi sono abbastanza tranquillo. Percorriamo (verso
nord) gli 8 km di sterrato che ci riportano sulla Ring Road.
Questa stessa strada (la F906) porta (verso sud) al vulcano
Askja, dal cratere di 50 km² formatosi nel 1875, quando
il vulcano eruttò ben 3 km³ di tefrite, provocando
lo sprofondamento di 300 m della cima del vulcano; all'interno
del cratere ora c'è il lago Oskjuvatn, a m 1.052 di
quota. E' una strada che presenta numerosi e difficili guadi,
non percorribile di certo con la mia moto. Rinuncio anche
all'idea iniziale di percorrerla fino al primo guado, vista
la brutta giornata.
Tornati quindi sulla Ring Road, dirigiamo verso
est. La strada sale gradatamente di quota ... e aumenta anche
l'intensità della nevicata! La temperatura scende fino
a un grado e, arrivati al valico (m 640), la neve copre tutto:
il terreno intorno, la strada, le moto, il parabrezza (che
devo abbassare per riuscire ad avere un minimo di visibilità).Riesco
comunque a tenere una buona media, perchè il fondo
della strada è buono.
Arrivati a Egilsstadir, prendiamo fiato, tra
due nevicate: quella già presa e quella che sicuramente
ci aspetta, sulle montagne tra Egilsstadir e Seydisfjordur.
A Egilsstadir si "chiude il cerchio": proprio da
qui, infatti, 6 giorni fa, abbiamo iniziato il percorso circolare
sulla Ring Road.
E' curiosa la situazione di Seydisfjordur,
l'unico "contatto" tra l'Islanda e il resto del
mondo (a parte chi arriva in quest'isola con l'aereo). Non
è sulla via principale (la Ring Road), cui è
collegata da 22 km di strada che deve attraversare le montagne
di una catena costiera. E oggi, su quelle montagne, nonostante
siamo in estate, nevica.
Percorriamo quindi quest'ultima strada, già
percorsa il primo giorno in Islanda. Mano a mano che si sale
la neve aumenta, anche più che sulle montagne prima
di Egilsstadir. Poco prima del valico (m 640), mi fermo per
delle foto; successivamente la nevicata sarà troppo
fitta per farle, oltre al fatto che sarebbe troppo pericoloso
fermarsi a bordo strada con una visibilità così
ridotta. Mi trovo comunque abbastanza bene come fondo, tant'è
che lungo la strada supero diverse auto che procedono piano.
Arrivati a Seydisfjordur, vista la nevicata che continua (sia
pure ridotta) anche sul mare, decidiamo di concederci il "lusso"
dell'ostello, invece del solito campeggio. Ci avevano avvisati
(fin dal viaggio di andata) che è difficile trovare
posto all'unico ostello di Seydisfjordur, soprattutto il giorno
prima della partenza della nave (come è oggi). Ma provare
non costa nulla e così chiediamo.
Fortunatamente invece non c'è alcun
problema e così possiamo riposare nelle spartane ma
confortevoli camere (a 4 letti, a castello) dell'ostello,
dotato anche di cucina. Trova posto anche qualche motociclista
arrivato dopo di noi.
Riconosco un paio di volti già visti sulla nave all'andata:
è bello questo reincontrarsi dopo aver percorso strade
diverse!
Ma io non sono fatto per riposare a lungo:
e così, dopo qualche ora, lascio il tepore e l'asciutto
dell'ostello, saluto il mio compagno di viaggio (Tomaz continua
a dire che sono pazzo) e risalgo in moto, per sfruttare queste
ultime ore in terra d'Islanda.Non
ho molte possibilità di movimento: l'unica strada verso
il resto dell'isola è quella che ho appena fatto sotto
la neve, attraverso le montagne fino a Egilsstadir. Percorro
quindi nuovamente questa strada, sempre sotto la neve, e,
giunto a Egilsstadir, mi dirigo verso sud, verso Reydafjordur,
su una strada secondaria, ma asfaltata. Percorro la stretta
valle di Eyvindardalur (lungo il fiume Eyvindara), a circa
500 m di quota. Piove a intermittenza e nuvole basse incombono
su tutto.Il
tempo resta brutto e preferisco quindi non fare tardi: arrivato
alla cittadina costiera di Reydafjordur, posta in fondo ad
uno dei tanti fiordi dell'Islanda orientale, torno indietro,
ripercorrendo la stessa strada (altre non ce ne sono). Rientro
a Seydisfjordur per cena.
La moto di Tomaz mi aspetta
davanti all'ostello.
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