ISLANDA
Acqua, terra e fuoco
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22.6.2007
- venerdì - giorno 7
Skaftafell (IS) (12.16) - Geysir (IS) (20.37)
Km 350, viaggio h 8.21, guida h 4.19 |
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Nessun problema di freddo nella prima
notte in tenda in Islanda. La mattina fa decisamente fresco,
ma il mio solito sacco a pelo normalmente imbottito è
sufficiente.
Smontate le tende, poste la sera prima proprio
di fronte al ghiacciaio,ci
avviamo a piedi verso la cascata di Svartifoss. Purtroppo
non è possibile arrivarci in moto, ma sopporto questa
passeggiata non breve (3 km a/r) e piuttosto ripida perchè
so che ne varrà la pena (preferisco viaggiare il più
possibile in moto e non mi piace molto camminare).
Lungo il percorso si incontrano altre interessanti
cascate. L'abbondanza di cascate in Islanda è dovuta
(oltre naturalmente all'abbondanza d'acqua) alla presenza
di discontinuità negli strati basaltici costituenti
il letto dei numerosi corsi d'acqua, oppure all'innalzamento
della linea di costa in epoca postglaciale. Sulla via per
Svartifoss, quindi, si passa accanto alle cascate di Hundafosse
Magnusarfoss.Ma
infine, da lontano, si vede lei, unica: la cascata di Svartifoss:
è un incredibile anfiteatro di basalto colonnare. A
destra dei grandi prismi esagonali, a sinistra le stesse colonne
si piegano ad angolo retto nella parte superiore e terminano
troncate, mettendo quindi in vista la loro sezione.
Sulla via del ritorno, si apre il panorama
sulla piana alluvionale di Skeiradarsandur (che attraverseremo
in moto tra poco), un deserto sabbioso di circa km² 1.000,
in continua espansione. Quest'area, una volta abitata, fu
inghiottita dall'ondata di piena che travolse tutta la zona
dopo l'eruzione del vicino vulcano Oraefi. Percorrendo la
strada che l'attraversa, sono da tenere d'occhio le segnalazioni
sulla transitabilità del percorso. In questo periodo
(disgelo estivo) il grande fronte glaciale dello Skeidararjokull
(oltre 20 km), che alimenta i fiumi della piana, produce un
volume d'acqua di oltre m³ 400 al secondo, con notevoli
conseguenze sull'area.
Rientrati al campeggio, riprendiamo le moto:
ormai è mezzogiorno e anche oggi voglio fare abbastanza
km in modo da guadagnare un giorno sulla tabella di marcia
e realizzare con tranquillità l'idea che si sta concretizzando
nella mia mente, cioè l'attraversamento in moto dell'interno
dell'Islanda. Rientriamo quindi nuovamente sulla Ring Road,
con l'incombente presenza del ghiacciaio Skaftafellsjokull
dietro di noi,e
imbocchiamo la strada che attraversa la pianura dello Skeiradarsandur,
in un impressionante nulla.
Lo scenario è spettacolare. Siamo circondati
dai ghiacciai: prima lo Skaftafellsjokull,poi
lo Svinafellsjokull (che scende dalla più alta montagna
d'Islanda, il Hvannadalshnukur, di m 2.110),infine
il grande Skeidararjokull.
Usciti incolumi dal pericolo di inondazioni
(ogni qualche anno questa strada viene spazzata via dall'acqua,
isolando la regione dal resto del paese), superiamo la curiosa
montagna del Lomagnupur (m 767),che
segna la fine della piana dello Skeiradarsandur, e, oltrepassata
una strana piana vulcanica dalle rocce "soffici",
giungiamo al villaggio di Foss, da dove riprende un territorio
decisamente più verde.
Quindi attraversiamo un'altra area desertica
originata dai detriti glaciali e vulcanici del vulcano Katla
(m 1.214), posto sotto il ghiacciaio del Myrdalsjokull. Quando
il vulcano si risveglia (e può farlo da un momento
all'altro), un'enorme massa d'acqua (provocata dallo scioglimento
del ghiacciaio) si riversa in questa pianura, spazzando via
tutto.E'
una zona di forti contrasti: i freschi e limpidi ruscelli
e la nera roccia vulcanica sparsa sulla piana, con grandi
distese di lavanda che colonizzano la vulcanica terra vergine.
Dirigiamo quindi verso Vik (la città
più meridionale dell'isola), conosciuta come la città
più piovosa d'Islanda, sotto un cielo ancora, incredibilmente,
quasi sereno. A Vik,caratteristiche
le strane rocce del Reynisdrangur, sul mare,e
i tipici maglioni di lana islandese, comprati direttamente
nel negozio nel cui retro le donne islandesi li fabbricano.Proseguiamo
lungo la costa, accanto al ghiacciaio Myrdalsjokull (m 1.450)
e al successivo Eyjafjallajokull (m 1.666), costeggiando ancora
distese di lavanda.
E infine arriviamo a una delle più belle cascate islandesi,
Skogafoss. La cascata, alta 62 m, è magnificamente
incassata tra due masse rocciose. La splendida giornata di
sole fa risaltare ancor più il verde dei prati che
la circondano e disegna arcobaleni sul suo sfondo, mentre
l'aria è satura di gocce d'acqua spinte dal vento.
Nel parcheggio ammiriamo i fuoristrada speciali
con cui si possono attraversare le impegnative piste islandesi:
gomme enormi e gonfiate a pressioni molto basse, attrezzature
per trarsi d'impaccio da tante situazioni, .... Guardo loro
e poi guardo la mia moto, e mi chiedo un po' preoccupato se
riuscirò mai a completare l'attraversamento dell'interno
dell'Islanda col mio veicolo.
Dopo la cascata, cambiando il programma originario,
decido di puntare su Geysir, dove prevedo di fare tappa per
due notti, in modo da affrontare poi l'attraversamento dell'interno.
Dirigiamo quindi sulla località sede
del fenomeno forse più noto di questa isola, attraversando
la principale (e una delle poche) regione agricola d'Islanda.
E' ormai sera quando arriviamo a Geysir, ma
non ci sono problemi di luce, vista la stagione e la latitudine.
I geyser (il termine deriva dalla voce islandese che significa
zampillare) sono un fenomeno di origine geotermica. Il più
famoso geyser, il Grande Geyser, ormai è quasi inattivo.
Quello attualmente più interessante è lo Strokkur,
che soffia colonne d'acqua che raggiungono un'altezza generalmente
tra i 20 e i 40 m. Ci avviciniamo quindi allo Strokkur, nel
quale i vapori e l'acqua bollente risalgono da un condotto
verticale di due metri di diametro fino ad una vasca superficiale,
di circa 10 metri, all'interno della quale il livello dell'acqua
oscilla per le spinte contrapposte della pressione dell'acqua
e dei vapori della stessa acqua in ebollizione.
La zona è ben delimitata, per individuare
le zone in cui si può sostare in sicurezza, "armati"
di fotocamera e videocamera, in modo da immortalare il momento.
L'attesa può durare da pochi minuti a mezz'ora, ma
noi siamo fortunati, perchè attendiamo circa 5 minuti
tra un getto e l'altro. Guardare questo affascinante fenomeno
naturale, mi fa pensare alle enormi energie che sono racchiuse
nelle profondità della Terra.
Piccola nota negativa: nel parcheggio del geyser
mi rubano dalla moto la cartina da serbatoio con l'atlante
d'Europa, ma credo sia stato un turista straniero. Per il
resto del viaggio mi arrangerò con una cartina "artigianale".
Troviamo un campeggio a pochi metri, dopo aver
percorso diversi km a cercarlo, tanto erano scarse le indicazioni.
Abbassandosi il sole, cala di molto la temperatura: oggi abbiamo
fatto tardi, ma tanto domani non c'è da smontare le
tende, visto che avremo l'opportunità di passare due
notti in questo posto.
Prendo sonno col sommesso rumore degli zampilli
intermittenti del vicino geyser, e il mio respiro sereno si
alterna al profondo respiro della terra.
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