ISLANDA
Acqua, terra e fuoco
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25.6.2007
- lunedì - giorno 10
Akureyri (IS) (8.59) - Husavik (IS) (15.11)
Km 221, viaggio h 6.12, guida h 3.00 |
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Dopo la dura tappa di ieri, oggi una tappa
di tutto riposo.
Siamo piuttosto avanti rispetto alla tabella
di marcia. In pratica abbiamo un giorno di vantaggio, quindi
possiamo prendercela comoda, pur dovendo comunque mantenere
un certo margine di sicurezza: non possiamo certo rischiare
di perdere la nave, visto che ce n'è una sola a settimana!
Prima della partenza controllo con calma la
moto. E' proprio sporca, ma non ho tempo per lavarla, tanto
prima o poi pioverà! Noto una piccola spaccatura sotto
la carena, ma non è grave.
Percorriamo in moto la bella via principale
di Akureyrie
(sempre sulla Ring Road) attraversiamo il ponte-diga sull'estremità
meridionale del fiordo, sotto un cielo minaccioso, ma ancora
clemente.
Ma anche oggi non piove e anzi ben presto il
cielo artico si apre regalandoci un bel panorama sul fiordo
di Akureyri.
Attraversiamo quindi una profonda valle, incassata
tra le montagne; qui le nuvole basse fanno subito cambiare
l'atmosfera, ma sono belli questi repentini cambiamenti del
tempo, in pochi km.
Un'altra bella cascata ci aspetta: Godafoss,
posta poche centinaia di metri a sud della Ring Road.
Godafoss è la cascata che più
mi è rimasta nel cuore. Forse la sua forma, la potenza
dell'acqua, il cielo grigio che incombeva su tutto. Forse
quelle rocce, fisse lì da migliaia di anni, e soprattutto
quel magnifico balcone naturale dal quale si può ammirare
il tutto, sentendosi "dentro" la cascata. (foto
da 2 MB)
Continuando verso est lungo la Ring Road,si
giunge ad un'altra meta imperdibile: il lago Myvatn. Il nome
significa "lago delle mosche", ma evidentemente
siamo stati molto fortunati, perchè le mosche non ci
hanno minimamente infastidito, a differenza di altre zone
d'Islanda.
L'area del lago (della superficie di 37 km²),
alimentato in gran parte da sorgenti sotterranee, presenta
interessanti fenomeni vulcanici e geotermici. Il lago, che
recentemente ha avuto un discreto sviluppo turistico, è
molto bello, con i suoi numerosi coni vulcanici, testimoni
di un'intensa attività, in parte ancora presente, e
le numerose isolette.
Una sosta sulle sue rive per pranzare,e,
dopo aver percorso la costa meridionale, dirigiamo verso l'area
geotermica del Namaskard (monte Namafjall, m 482).E'
un'area di solfatare e fenomeni geotermici, la cui energia
è utilizzata da impianti industriali. Fin da lontano
si vedono i numerosi e alti sbuffi di vapore, che invadono
anche la strada.Bel
panorama sul lago Myvatn.Il
paesaggio è spoglio, quasi lunare, se non fosse per
l'intensa attività geotermica.
Dirigiamo quindi verso l'area geotermica del
Krafla, davvero spettacolare.Il
Krafla è uno dei tanti vulcani d'Islanda (m 827): per
un decennio ha avuto continue eruzioni e, anche se sembra
riposare dal 1984, è ancora attivo, tanto che i suoi
potenti getti di vapore sono sfruttati da una centrale elettrica,
che stende una ragnatela di tubi tutto intorno. Però
i ripetuti terremoti e il continuo aprirsi di nuove bocche
di solfatare mettono sempre in pericolo l'esistenza della
grande centrale.
Anche l'ingresso nell'area è suggestivo,
passando sotto un arco di tubi.Da
qui saliamo verso il vicino vulcano.All'interno
del vasto cratere (m 320 di diametro), rimasto colmo di fango
bollente per oltre un secolo dopo l'eruzione del 1729, c'è
oggi un lago (Viti) dalle acque tranquille di un bell'azzurro,
che non lasciano presagire nulla delle enormi forze, dormienti,
presenti sotto di esso.
Un altro posto spettacolare, tra il Krafla
e il lago Myvatn, è la solfatara di Namafjall-Hverir.
E' una vasta distesa, dalla superficie giallastra, intervallata
da numerose (e pericolose) pozze di fango bollente. Suggestiva
la passeggiata a piedi in questa zona, da fare rispettando
scrupolosamente i percorsi segnalati. E' impressionante fermarsi
e, toccando il terreno, sentire quanto è caldo. Si
sente anche attraverso gli stivali!
Torniamo quindi verso il lago Myvatn, di cui
percorriamo la sponda nord, costeggiandone poi l'emissario
(Laxà).
Oggi infatti abbiamo deciso di terminare la
tappa a Husavik, una delle città più settentrionali
d'Islanda, dove potremo vedere (speriamo) le balene. Per arrivarci
quindi dobbiamo tornare indietro per qualche km sulla Ring
Road e poi prendere una strada secondaria (ma asfaltata) verso
nord.
Avvicinandomi a Husavik, noto diverse bandiere
a mezz'asta.Mi
verrà poi spiegato che si tratta di un lutto: in comunità
così piccole, si usa, come segno di lutto, esporre
in questo modo la bandiera nazionale (presente in quasi tutte
le case private).
Giungiamo piuttosto presto a Husavik. Ne approfittiamo
per montare la tenda, cenare, prenotare per l'uscita serale
in barca a "caccia" di balene e fare un giro in
città.
Bella
la chiesa in legno del 1907, di fronte al porto.
E infine ci imbarchiamo per questo "Whale
Watching".La
serata è molto fredda: compro un cappuccio "islandese";
comunque noto con piacere che i pescherecci sono molto attrezzati,
disponendo di comode (e calde) cerate imbottite per gli ospiti.
Gli avvistamenti non sono belli e ravvicinati
come quelli delle foto pubblicitarie (in cui le balene sembrano
mettersi in posa proprio davanti al sole al tramonto!): sono
comunque interessanti. E' bella soprattutto la sensazione
della "caccia" (incruenta) al cetaceo, con tutti
gli occupanti della barca pronti a notare ogni piccola increspatura
del mare che possa far presagire la presenza dei grandi mammiferi,
col loro caratteristico soffio che li preannuncia di pochi
secondi.
La vedetta dell'equipaggio scruta il mare attenta
ed esperta, il timoniere è pronto a cogliere al volo
le indicazioni ricevute e l'intera imbarcazione sembra fremere
nell'attesa e nello sforzo di essere pronta a reagire e ad
avvicinarsi al cetaceo. Invidio la resistenza al freddo della
guida, tranquilla senza copricapo, e mi chiedo cosa sia andare
per mare qui d'inverno! Questo mare della costa settentrionale
dell'Islanda, negli inverni più rigidi, può
ghiacciare, formando un'unica superficie solida tra Islanda
e Groenlandia (distante circa 300 km); ma sono diversi anni
che ciò non accade.
L'Islanda è uno degli ultimi Stati al
mondo ad aver praticato la caccia (quella vera) alle balene:
fortunatamente ora sembra che ricavi di più dal farle
guardare (turismo) che dall'ucciderle. Si deve essere molto
rapidi ad inquadrarle, poichè emergono solo per pochi
secondi; non potendo quindi contemporaneamente filmarle e
fotografarle, mi metto d'accordo con Tomaz: io filmerò
e lui fotograferà.
Rientriamo in porto dopo circa 2 ore di "caccia"
fotografica, passate a setacciare la baia di Skjalfandi, esaltati
dall'incontro con questi grandi esseri viventi. Anche se mezzi
congelati!
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