TRANSASIA
Via della Seta - Mongolia - Siberia
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25.6.2009 - giovedì - giorno 16
Biskek (KS) (8.43) [+4] -
Saryshaghan (KZ) (19.00) [+4]
km 680
viaggio h 10.17, guida h 8.48 |
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3.9 ANCORA KAZAKISTAN: TRA LA VIA DELLA SETA E LA SIBERIA
La qualità della strada non è costante, restando alcuni tratti rovinati; mediamente comunque è discreta. Traffico scarso, spesso di mezzi pesanti.
Avvisto alcune gher (le tipiche tende dei nomadi); in Mongolia ne vedrò molte. Le ampie distese del Kazakistan si aprono davanti a me: a nord, a nord! Questa è adesso la direzione, lasciata momentaneamente quella a est.
Abbandono quindi la Via della Seta, la strada che mi ha offerto tante emozioni, sorprese, scoperte. La parte storicamente più interessante del viaggio; ma ho ancora tanto davanti e sono ansioso di scoprirlo.
La temperatura sale gradualmente da 25° a 30; molto secco.
Sono vicino al lago Balkhash, ma questo non sempre è visibile, poiché la strada spesso è a una certa distanza dalla costa. Il Balkhash (km2 17.400, il quarto dell’Asia centrale) è un lago chiuso, non avendo emissari, con una forma allungata, come una falce, ed ha la curiosa caratteristica che la sua metà nord-orientale è salata mentre l’altra (che sto costeggiando adesso) è di acqua dolce.
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26.6.2009 - venerdì - giorno 17
Saryshaghan (KZ) (7.21) [+4] -
Ekibastuz (KZ) (20.39) [+4]
km 828
viaggio h 13.18, guida h 11.42 |
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Presso Karaganda lascio la via principale, diretta alla capitale Astana, deviando verso nord est e la Russia e, come prevedibile, la strada peggiora.
Come se non bastasse, il cielo si rannuvola e comincia a piovere, e mi ritrovo lungo un tratto, ancora non rimodernato, costellato di buche e dall’asfalto molto rovinato; la strada è davvero in condizioni disastrose, è il tratto peggiore finora incontrato in Kazakistan, ma niente in confronto a quello che mi aspetta.
Ad un certo punto il pur cattivo asfalto cessa e inizia una deviazione (lavori in corso). E’ un lungo, durissimo (almeno per la mia moto) sterrato (60 km percorsi in oltre 2 ore), il peggiore fin qui incontrato.
Comincio a preoccuparmi; il sole si abbassa sempre più, ma finalmente la vedo, è la gostiniza!
Parcheggio la moto e chiedo subito una camera; intanto noto che c’è anche un ristorante e prenoto una cena. E' il motel peggiore trovato in tutto il viaggio: la camera è una baracca di legno addossata ad una costruzione in pietra; ha 4 letti, ma, per fortuna, gli altri sono vuoti. Una piccola finestra dà sulla strada, da dove posso vedere (cosa buona) la mia moto; finestra senza sbarre e nemmeno tende. Ovviamente nessun bagno, nemmeno in comune, vicino. L’unico “bagno” è una baracca fatiscente di legno, posta in campagna a circa 100 metri, la cui attrezzatura igienica consiste in un buco per terra e di cui ometto le condizioni interne per decenza. Dico solo che è facile individuarla anche al buio: basta seguire la puzza.
Tutto ciò, insieme alla stanchezza per l’impegnativa giornata di guida (828 km di strada non buona), mi porta in uno stato di depressione. Il morale è al punto più basso di tutto il viaggio e comincio a vedere tutto nero: e se ho un problema alla moto, in questa landa desolata? e se qualcuno stanotte sfonda quel finestrone (senza alcuna protezione, appendo un asciugamano almeno per non far vedere dentro)? e se domani non ritrovo la moto? e che ci faccio qui, solo, in questa terra? La lettura dei quotidiani sms degli amici mi distrae un po’, ma non basta; manifesto il mio stato d’animo per sms e, immediatamente, cominciano a piovere sul mio satellitare messaggi di incoraggiamento dall’Italia. Grazie ragazzi, siete fantastici! Scaccio via i fantasmi del dubbio e mi addormento sereno: domani uscirò da questo paese: la Siberia mi attende!
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