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SICILIA E MALTA
Isole d'inverno, a sud

Tabella di marcia

Finora i grandi viaggi li ho fatti solo d'estate. Ma stavolta mi capita di avere una settimana libera d'inverno (dal 6 al 12 dicembre) e non esito un attimo: in moto! Ma dove? Di andare nel nord Europa non se ne parla: il freddo non mi spaventa, ma non sono il tipo da Elefantentreffen. Non sopporto l'idea di poter trovare ghiaccio sulle strade e inoltre non mi va di andare in posti dove le ore di luce, già poche, sono ancora meno.

Non resta quindi che dirigere a sud. La consultazione della cartina lascia aperte poche possibilità: decido per la Sicilia, abbastanza vicina, ma sufficientemente lontana e grande da impiegare proficuamente una settimana di moto. Inoltre decido di dedicare una giornata anche a Malta.

Contatto alcuni amici motociclisti siciliani e calabresi, in modo da poterli salutare lungo il percorso (e possibilmente fare un po' di strada insieme), programmo le tappe e via!


La solita Salerno-Reggio Calabria, con i soliti interminabili cantieri e file di camion (ma in moto riesco spesso a passare) mi porta abbastanza velocemente fino allo stretto.

Strana strada la Salerno-Reggio: molti se ne lamentano e, in effetti, c'è parecchio da fare per migliorarla. A me però non dispiace, basta non considerala quello che non è e, chissà per quanto, non sarà: un'autostrada. Se la si prende per una normale strada di montagna, è perfino divertente.

Ho il primo appuntamento sullo Stretto, con un motociclista calabrese. Arrivo puntuale, dopo quasi 500 km, e trovo Grizzly che mi aspetta: è strano come, tra motociclisti, sembri di conoscersi da tempo, anche se è la prima volta che ci si vede, dopo essersi frequentati solo tramite internet e forum di mototurismo! Dopo un po' arriva anche Sergio, anche se senza moto.

Traghettato, finalmente sono in Sicilia, mentre il sole comincia ad abbassarsi nel mite pomeriggio invernale.

La prima meta che mi sono prefisso di visitare è Agrigento, ma c'è tempo per allungare un po' per la strada e così punto verso i Monti Iblei, dove mi aspetta un altro amico motociclista, Giannetto,con cui percorro un tratto di strada.

Ormai il sole è tramontato, piove un po' (niente però in confronto a quello che incontrerò nei prossimi giorni) e devo fare attenzione alla strada: molto pesante l'attraversamento di Gela, col traffico natalizio che intasa le strade.

Dopo aver montato la tenda (sono l'unico ospite del campeggio, vista la stagione!), faccio un giro serale nella magnifica valle dei templi. Consiglio di ammirare i templi al tramonto: il tufo arenario con cui sono costruiti acquista dei magnifici toni caldi con quella luce.


La Sicilia è ricca di siti archeologici: il primo giro che ho fatto ne collega alcuni dei principali, retaggio della colonizzazione greca.

Punto di partenza è la citata valle dei Templi di Agrigento. E' un sito spettacolare: mi emoziona quanto la visita all'Acropoli di Atene. Sotto il cielo nuvoloso si stagliano in sequenza, sul crinale di una collina, tre grandi templi:il tempio di Giunone, quello della Concordiae quello di Ercole.

Dirigo quindi verso Palermo, lungo la SS 189-121, piacevole da guidare e veloce, se non fosse per la pioggia insistente che mi induce ad una guida più prudente del solito.

Palermo meriterebbe una visita approfondita, per la quale non ho il tempo, ma non posso superarla senza fermarmi almeno presso il centro geografico e storico della città, la piazza dei 4 Canti,con la vicina fontana Pretoria, il Municipio e S.Caterina.Dopo un interessante faccia a faccia con un mezzo di locomozione un tantino più antiquato del mio,dotato di un solo "cavallo",dirigo verso il vicino monte Pellegrino.

Le curve che portano in cima alla montagna mi fanno rimpiangere la giornata piovosa e, tenendo a freno la mia mano destra, arrivo in cima, dove c'è il venerato santuario di Santa Rosalia.Spettacolari i panorami, sia durante la salita (verso Palermo) che la discesa (verso Mondello),la bella spiaggia dei palermitani, deserta vista la stagione e la giornata.

Ridisceso dal monte, mi dirigo verso Segesta, importante sito archeologico della Sicilia occidentale.

L'autostrada da Palermo porta velocemente a Segesta, ma presso Capaci non posso però non pensare a chi, anni fa, percorreva questo stesso tratto e fu ucciso dalla ferocia della peggiore piaga di questa terra: un monumento ricorda le vittime, lungo l'autostrada.

Segesta è un sito spettacolare: una piccola collina si erge isolata e, in cima, in posizione panoramica, il teatro greco, rivolto a nord, aperto sulla vista del mare lontano. Più in basso il tempio dorico, uno dei meglio conservati.

Altra meta vicina (questa non archeologica) è Erice, uno spettacolare paese, su una collina a 750 m a picco sul vicino mare, presso Trapani. Le strade che salgono sulla collina sotto tutte belle e non c'è che l'imbarazzo della scelta dal punto di vista motociclistico. Per fortuna la pioggia mi concede una breve tregua e, seppur con l'asfalto ancora bagnato, inizio un'esaltante salita. Salgo a Erice da est, da Valderice. Arrivato in cima, la vista è spettacolare: Trapani, sotto di me, si protende nel mare con la caratteristica penisola, lunga e stretta, con le saline a sinistra e le isole Egadi di fronte.

Le strade della città di Erice sono tutte lastricate con pietre, caratteristiche forse, ma infide per le moto: meglio quindi visitarla a piedi, per evitare rischi, limitandosi con la moto a percorrerne il perimetro esterno, pavimentato col più sicuro asfalto. Anche in questo caso però attenzione, perchè presso l'estremità orientale dell'abitato, di fronte al castello, la strada si interrompe, costringendo, per tornare indietro (il percorso infatti è a senso unico), a entrare, anche se solo per 200 metri, nel centro cittadino, con un tratto dalle pietre estremamente sconnesse e poste alcune con sporgenze anche di oltre 20 cm! E' una vera indecenza, che dimostra insensibilità e disprezzo verso una categoria di utenti della strada! Qui sono caduto, complice anche la pioggia che rende le pietre ancor più scivolose. Nessun danno per la moto, grazie alle protezioni.

Tornato sul sicuro asfalto, mi rilasso e continuo il giro della città.Affronto quindi la discesa verso Trapani, spettacolare quanto la salita fatta prima, con i magnifici panorami.

Dopo Erice, il programma prevede un'altra meta archeologica di primaria importanza: Selinunte. Si raggiunge superando Trapani, Marsala (il capo Lilibeo, estremità occidentale della Trinacria) e Mazara del Vallo (importante porto peschereccio).

L'antica colonia greca, distrutta dai Cartaginesi, presenta a ovest, sul mare, l'acropoli, con alcuni antichi templi,e a est 3 templi, tra cui il colossale tempio G, uno dei più grandi dell'antichità.

Ritornato ad Agrigento, proseguo verso sud, fino a Pozzallo, da dove, anche d'inverno, si può prendere un veloce catamarano per Malta.Appena a bordo (sono l'unica moto), provvedo alla legatura della moto, con l'assistenza dell'equipaggio: cavalletto laterale, le solite cinghie con cui blocco la moto alle protezioni anteriori e posteriori (in modo che non possa andare nè avanti nè dietro)e una novità. La nave infatti ha un pratico sistema che, con un braccio metallico adeguatamente imbottito e solidale ad una paratia, blocca la moto schiacciandola verso il basso:il sistema mi dà sicurezza, anche tenendo conto che il catamarano volerà a 20 nodi sulle onde e il viaggio quindi sarà abbastanza movimentato.

La nave purtroppo arriva alla Valletta solo alle 23.E' buio e continua a piovere. Devo trovare il campeggio, non ho carte di Malta, ma per prima cosa ... devo abituarmi alla guida a sinistra! Me lo sono ripetuto diverse volte durante il viaggio, ma, appena sbarcato, lo dimentico e solo dopo qualche minuto, fermo sulla banchina per orientarmi, mi torna in mente: non me lo dimenticherò più per tutte le 30 ore di permanenza a Malta.

Ma il "peggio" deve ancora arrivare ...


Mi dirigo quindi, dopo le 23, verso l'unico campeggio di Malta, l' "Adventure Campsite", posto dalla parte opposta dell'isola, di fronte alle isole di Gozo e Comino. Come già detto, non ho le carte dell'isola e quindi devo affidarmi alle indicazioni dei cartelli stradali e dei (pochi) passanti. Una delle prime cose che colpisce di Malta (dopo essersi abituati alla guida a sinistra) è che quasi tutte le strade sono illuminate, tranne ovviamente quelle secondarie, come sperimenterò ben presto.

Dopo un paio di errori di strada (le indicazioni non sono il massimo della chiarezza), a mezzanotte mi ritrovo finalmente (spero) sulla strada giusta, dopo 36 km a zig zag per l'isola. Ne mancano circa 10, continua a piovere e la strada peggiora. Ad un certo punto, dopo l'ultimo centro abitato (Mellieha), l'asfalto finisce e resta un insidioso sterrato, che con la pioggia incessante mi obbliga ad una guida ancora più attenta. Percorro così circa 3 km.

Prima di partire ho segnato sul gps la posizione approssimativa del campeggio. Ormai dovrei esserci, ma non vedo nulla! Solo aperta campagna, qualche casa isolata e l'isola che ormai sta finendo.

Scendo dalla moto e perlustro le costruzioni sulla strada, nel caso siano l'ingresso del campeggio. Niente. Non so che fare: la stanchezza di tutta la giornata in moto (sono in moto da 17 ore, a parte le 2 ore di traghetto) comincia a farsi sentire. La strada è sempre peggiore, è notte fonda, piove.

Faccio altri 100 metri. Alla fine decido: mi fermo qui! Esco dalla "strada", percorro pochi metri in un campo, spengo la moto e, approfittando di una pausa nella pioggia, monto velocemente la tenda e mi butto dentro esausto. Dormo subito.


La mattina dopo mi guardo intorno per vedere dove sono e ho passato la notte e, sotto un cielo minaccioso che mi concede una breve tregua prima di cominciare a scaricare una delle più forti tempeste degli ultimi tempi su Malta, vedo che il campeggio è solo 350 metri più avanti!Le isole di Comino e Gozo sono di fronte a me, subito dopo il campeggio. Il posto è comunque bello, selvaggio e praticamente disabitato: uno dei pochi in uno Stato dalla densità di oltre 1.000 abitanti per km2 (400.000 abitanti per 315 km2). Chiacchiero con un paio di cacciatori della zona: sono i proprietari dei cani che ho sentito abbaiare questa notte vicino alla tenda.

Alla rassicurante luce del giorno percorro gli ultimi metri dello sterrato (che ora mi pare più facile), fino al campeggio, posto sulla Armier Bay, di fronte alle isole di Comino e Gozo.

Intanto ricomincia a piovere e smetterà solo per brevi periodi. Il giorno dopo un giornale di Malta intitolerà in prima pagina "Tempesta colpisce Malta",con un articolo impressionante quanto la foto.(clicca qui per il testo dell'articolo, tradotto in italiano).

Comincio a percorrere a ritroso la strada che stanotte mi ha portato qui, adesso con più calma e tranquillità, nonostante la pioggia. Il posto è splendido: le isole di Comino e Gozo si stagliano davanti a me, vicine.
Il primo centro abitato è Mellieha;torno sull'asfaltoe poi la bella baia di St. Paul's Bay, importante stazione balneare.Nonostante il tempo, non fa assolutamente freddo (ho tolto il golf sotto il giubbotto di pelle, già non imbottito) il che mi fa pensare che, quando c'è il sole, qui si può fare il bagno quasi sempre. Entrato in città devo però fermarmi per qualche minuto perchè la pioggia aumenta fino a diventare un vero e proprio diluvio:ne approfitto per fare quattro chiacchiere con qualche locale, uno dei quali parla solo maltese. E' strana la situazione linguistica di Malta. Ha due lingue ufficiali: inglese (retaggio di 150 anni di dominazione britannica, dal 1814-1964) e Maltese, che è in pratica un dialetto arabo (l'unico scritto con caratteri latini), con molte parole neolatine, soprattutto italiane. Sentirlo parlare è interessante, sembra ogni tanto di afferrarne il senso, ma ci si capisce ben poco. Molti però parlano ancora l'italiano, lingua ufficiale fino al 1934.

Mi dirigo quindi verso Mdina, l'antica capitale, posta all'interno dell'isola. Per arrivarci supero una piccola catena di colline, le Victoria Lines.

Mdina è splendida, completamente pedonalizzata, una cittadina di appena 1.000 abitanti, accanto alla più grande Rabat; era l'antica capitale di Malta al tempo degli Arabi e poi dei Cavalieri, prima di Valletta. Parcheggiata la moto all'esterno della mura,entro in Medina dalla porta principale, la Main Gate. Appena entrati c'è il Palazzo dei Gran Maestri (o Vilhena),accanto alle antiche prigioni.Caratteristiche le strette vie medioevali della città.Lungo la via principale, Villegaignon Street,è la cattedrale di San Paolo, ricostruita in stile barocco nel 1702 dai Cavalieri.Alla fine della via principale giungo a Bastion Square, il bastione più settentrionale delle mura, da dove la vista spazia ampia fino a Valletta e al mare.

Tornato alla moto, mi dirigo verso la costa meridionale dell'isola. Qui, di fronte all'isola di Filfla (uno scoglio lungo m 700) è la Blue Grottoe, a meno di 2 km, Hagar Qim, un sito archeologico imperdibile, risalente al 3.000 a.C. circa. E' un grande tempio, formato da più ambienti, costruito con monoliti in pietra, tra cui il più grande utilizzato nei templi maltesi (m 7 e t 20).Bella la vista sull'isola di Filfla.

Dopo un'altra piccola pausa per il solito picco di pioggia, riprendo la moto lasciata in un "parcheggio bici" (di bici in giro non ce n'è)e mi dirigo verso Marsaxlokk, una bella baia all'estremità sud-est dell'isola. Per arrivarci (non c'è strada diretta), quasi mi perdo per stradine secondarie, a volte dissestate (e con la pioggia sono anche peggio) e tanto strette che perfino due moto, incrociandosi, avrebbero difficoltà a passare: ma tanto con una giornata così, di pazzi in giro in moto ce n'è pochi! La segnaletica maltese lascia un po' a desiderare: prima indica sicura la meta, poi sembra dimenticarsene e a volte non c'è nessun cartello ai numerosi incroci. Chiedendo, alla fine arrivo al paese.

Marsaxlokk è il principale porto peschereccio maltese, posto all'interno di un'ampia baia.I "Luzzu" multicolori (i tradizionali pescherecci maltesi) riempiono il porto.Bella la chiesa principale, Nostra Signora di Pompei.

Il sole (dietro le nubi) si sta abbassando: è ora di tornare a Valletta e chiudere il mio giro di Malta. Valletta è la capitale di Malta, piena delle testimonianze della gloriosa epoca dei Cavalieri dell'Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme (qui giunto nel 1530, proveniente da Rodi). E' posta su una penisola tra due profonde baie, fortemente fortificata, ricca di splendidi edifici rinascimentali e barocchi. Giunto nella città, però, la prima cosa che mi colpisce è la ripidezza delle strade centrali:se cado qui rischio di rotolare a valle con seri danni! Uscito illeso dalle sue strade, è d'obbligo un bel giro panoramico sui bastioni.Le fortificazioni sono davvero imponenti e contribuirono a difendere l'isola dai Turchi.

Giunto alla via principale (Republic Street),parcheggio la moto e la percorro a piedi, partendo dall'unica porta della città, la City Gate (ricostruita, moderna, nel 1964).Presso la via (in parte pedonale) è la Co-Cattedrale di San Giovanni, costruita dai Cavalieri in onore del loro santo patrono,con due cannoni che ne presidiano l'ingresso.All'interno, sontuoso, da non perdere la pala dell'altare, raffigurante la "Decollazione di San Giovanni Battista", di Caravaggio. Continuando lungo la via, c'è la Biblioteca Nazionale (ricchissima, poichè ogni Cavaliere doveva lasciare all'Ordine, alla propria morte, tutti i propri libri)e il Palazzo del Gran Maestro,oggi sede del Parlamento e del Presidente della Repubblica.

Ci sarebbe tanto altro da vedere, ma sono stanco. Dopo aver passeggiato un po' per le vie di Malta, invase (come in tante città del mondo in questo periodo) dallo shopping natalizio, vado verso l'imbarco.Fra poche ore è di nuovo Sicilia e l'Etna mi aspetta!


Rientrato in Sicilia (traghetto all'alba Valletta-Catania),adesso l'obiettivo è l'eplorazione dell'Etna, con le magnifiche strade che vi salgono. Ben prima di arrivare a Catania, l'Etna si staglia sull'orizzonte in tutta la sua maestosità: non vedo l'ora di affrontarlo in moto.In questo mi fa compagnia un amico motociclista, Rosario (Bandw, Kawasaki KLE 500), e per un breve tratto anche un suo amico (Andrea, Suzuki SV650).

Ci fiondiamo subito sull'Etna, dopo un veloce trasferimento autostradale(ho programmato di salire sull'Etna da 3 differenti strade e di scenderne da altre 3), e iniziamo la prima salita lungo la Mareneve, dal versante nord-est, da Linguaglossa.La strada è splendida, curve esaltanti, asfalto ottimo e, finalmente, un bel sole. Negli ultimi km la strada è costruita direttamente su una colata lavica di pochi anni fa e si passa tra muri di lava, sempre col magnifico sfondo dell'Etna innevato.

Arriviamo a Piano Provenzana (m 1.800)e da qui scendiamo lungo un'altra strada, sul versante orientale, fino a Zafferana. Presso Fornazzo visitiamo una curiosa cappella, edificata nel 1976 alla fine della colata del 1950. Nel 1979 un'altra colata lavica si fermò proprio di fronte alla cappella, intaccandone un muro.

Risaliamo quindi sull'Etna da Zafferana: a questo punto però il sole se ne va e affrontiamo una tempesta di pioggia e freddo (1 grado appena), con la nebbia che cala minacciosa. Ma decido di continuare col programma; quindi, arrivati in prossimità del Rifugio Sapienza, nuova discesa (stavolta sul versante meridionale) e poi risalita dalla strada di Nicolosi. Ormai la visibilità è prossima allo zero: arrivati al Rifugio Sapienza (m 1.900) solo il gps (e l'esperienza di Bandw) ci fanno trovare il rifugio. Ci fiondiamo dentro alla ricerca di un po' di tepore e riparo dalla pioggia.

Ristorati, scendiamo quindi verso Adrano (versante occidentale), lungo una strada secondaria.

A valle, finalmente, la pioggia cessa.


Altra meta da non perdere sono i Nebrodi. Ma prima, partendo da Catania, decido di visitare le gole dell'Alcantara.

Dopo la solita veloce autostrada, esco a Fiumefreddo e percorro una strada secondaria lungo la valle del fiume Alcantara. La strada è bella e, finalmente, sembra che oggi abbia beccato una giornata di sole.

Giunto alle Gole, la visita necessariamente continua a piedi. Le Gole dell'Alcantara sono un sito spettacolare: il fiume Alcantara ha scavato questa profonda gola nella roccia lavica. E' larga pochi metri, profonda oltre 20, l'acqua è profonda al massimo 80 cm ed è quindi anche possibile risalirle a piedi (per circa 150 m, con guida), muniti degli appositi alti stivali di gomma che si noleggiano all'ingresso.

Dirigo quindiverso Randazzo, dove imbocco la bella strada n. 120, proseguendo verso ovest. La strada, che inizia dallo Ionio (a Fiumefreddo, poco a sud di Taormina), finisce sul Tirreno, presso Termini Imerese, attraversando l'interno della Sicilia, quasi sempre in quota, anche oltre i 1.000 m, lungo i Nebrodi e poi le Madonie, ricca di belle curve. L'Etna è sempre visibile per tutto il percorso, presenza incombente alla mia sinistra.Si passa da Cesarò (m 1.150),Troina (m 1.120), Cerami (m 970).Ogni tanto la strada è attraversata da animali,quindi attenti a non esagerare col gas.

Poco prima di Nicosia, sono costretto a malincuore a lasciare questa strada. Mi rendo conto infatti che sono troppo in ritardo sulla tabella di marcia e non riuscirei a rientrare prima di sera; e non voglio restare tra le montagne al buio. Avendo tempo consiglio di continuare questa bella strada fino alla fine. Svolto quindi verso Mistretta, scavalcando i Nebrodi con un'altra bella strada di montagna (anche se dal fondo non buono), attraverso la Portella S.Martino (m 1.050) e il Colle del Contrasto (m 1.107).Anche qui c'è un traffico "promiscuo".

Arrivato nei pressi di Mistretta, si comincia a vedere il Tirreno.Giunto sulla litoranea (presso S.Stefano di Camastra, famosa per le ceramiche), la percorro fino a Capo d'Orlando, da dove parte una delle strade più belle percorse in questo viaggio (la n. 116 fino a Randazzo), che scavalca nuovamente i Nebrodi per tornare verso l'Etna. E' semplicemente stupenda: tortuosa quanto basta, in quota, dall'ottimo asfalto, con magnifici panorami sui Nebrodi e l'Etna. Nella parte iniziale della strada si possono ammirare bei panorami sulle isole Eolie;poi si passa da Naso (m 500),per salire sempre più in quota, fino ai m 1.275 di Floresta, il comune più alto della Sicilia.

Pochi km dopo, la strada comincia a scendere e si torna a rivedere l'Etna,passando verso S.Domenica Vittoria (m 1.027),giungendo infine a Randazzo (m 754).

Ormai è il tramonto; ho fatto in tempo a godere con l'ultima luce di questa bella strada. Da qui, via Bronte e Adrano, rientro a Catania, completando un 8 intorno ai Nebrodi e l'Etna.


L’altro giro programmato è nel centro della Sicilia. Ma non posso lasciare Catania senza vederla almeno un po'. Partendo dal campeggio di Ognina,percorro tutto il lungomare di Catania. Dopo il Castello Ursino,con un piccolo giro vizioso a causa dei sensi unici, giungo nella piazza del Duomo, dove termina la lunga e rettilinea via Etnea. Sulla piazza, il centro di Catania, si affacciano il Duomoe il Municipio. Ricostruita (come gran parte della città) dopo il terremoto del 1693, ha al suo centro il monumento forse più caratteristico di Catania, di cui è diventato il simbolo: la fontana dell'Elefante.Questa è composta da un elefante lavico di età romana e un obelisco egiziano di granito.

Uscito da Catania, mi dirigo verso Caltagirone. Dopo un percorso piuttosto monotono, la strada si inerpica su per la collina fino ai quasi 600 m di Caltagirone.

A questo punto la strada continua in quota verso Piazza Armerina, attraverso le colline. Da non perdere la famosa villa romana del Casale. Dopo aver affrontato con prudenza una ripida discesa dentro Piazza Armerina (non voglio ripetere la caduta di Erice, visto che continua a piovere), giungo alla villa, posta a 5 km dal paese.

La villa, dichiarata dall'UNESCO nel 1996 "patrimonio dell'umanità", risale al IV sec. d.C.. E' molto vasta, con terme, cortili, saloni e gli appartamenti privati dei proprietari. Ma la sua ricchezza maggiore sono gli splendidi mosaici pavimentali. La copertura originaria, mancante, è sostituita da una moderna in materiale plastico, indispensabile per proteggerne i preziosi interni.

Dirigo quindi verso nord e giungo al lago di Pergusa, posto a m 667, di forma ovale (lungo circa km 2 e largo 1), circondato da un autodromo lungo m 4.807. Con mia meraviglia trovo il cancello dell'autodromo aperto. Entro, mi inoltro nei "box"e lì qualcuno (custodi?) mi dice che l'autodromo è chiuso: apre solo per qualche manifestazione. Peccato, una simile struttura quasi inutilizzata! E certo le piste in Italia non abbondano nè possono definirsi economiche! Mi viene comunque permesso di restare per fare qualche foto. Ammiro il lago, da un vicino moletto,e l'autodromo. Compio quindi il giro completo del lago, lungo una strada parallela all'autodromo.

Passo da Enna (m 931, il capoluogo di provincia più alto d'Italia), ma non mi va di inerpicarmi, con la pioggia battente, fin sulla collina dove è situata la città. Decido quindi di entrare nella vicina autostrada Palermo-Catania e di dirigermi verso le Madonie, sperando che nel tempo necessario per raggiungerle la condizione meteo migliori consentendomene la visita. Male che vada avrò pur sempre percorso un'altra strada, e poi l'autostrada è gratuita.

Ma il tempo non migliora molto: esco dall'autostrada a Scillato, sperando di poter percorrere almeno un po' di queste belle strade di montagna. Sono nelle Madonie: percorro una bella strada fino a Collesanoe da qui potrei inoltrarmi verso il cuore di queste montagne, verso Piano Battaglia, ma continua a piovere, cala anche la nebbia e ormai manca poco al tramonto. Decido quindi di puntare verso la costa, che raggiungo con una bella discesa fino a Campofelice di Roccella. Da qui riprendo la vicina autostrada verso Catania. Lungo l'autostrada, le montagne delle Madonie appaiono alla mia sinistra, sotto una filtra coltre di nubi: sarà per un'altra volta!

Raggiungo Catania senza problemi. Affogo la delusione per le Madonie mancate con un bel cannolo siciliano!


L'ultimo giorno della mia permanenza in Sicilia il tempo, beffardo, mi regala un sole stupendo. Troppo tardi per recuperare le strade programmate e saltate, ma comunque cercherò di approfittarne al massimo. Sveglia all'alba,tenda sulla moto e via, verso nord, stavolta lungo la strada costiera, verso Taormina. La strada ordinaria è molto trafficata, ma ne vale la pena. Passo da Aci Castello (con un bel castello su una rupe, entrambi di lava),e la vicina frazione di Aci Trezza (centro peschereccio)con le famose isole dei Ciclopi, gli scogli che secondo la leggenda il ciclope Polifemo accecato scagliò contro Ulisse in fuga.Qui Verga ambientò "I Malavoglia".

Continuo sulla litoranea verso nord,fino a Giardini Naxos, in vista di Taormina.Taormina credo sia nota in tutto il mondo, quindi non mi dilungherò a descriverla. Ci sono già stato, ma vedendola in moto è perfino più bella: il sito, il mare, l'Etna sullo sfondo.

Costeggio la costa tortuosa, con l'Isola Bella e il suo istmo,e salgo fino alla città. Lasciata necessariamente la moto in un piccolo parcheggio dedicato,raggiungo a piedi il Teatro Greco.

Il Teatro Greco fu costruito in epoca ellenistica (III sec. a.C.), poi quasi interamente rifatto in età romana (II sec. d.C.), trasformato in anfiteatro. Senza nulla togliere alla bellezza del monumento in sè, secondo me l'aspetto più affascinante è la sua posizione, estremamente panoramica, in cima alla collina col magnifico sfondo dell'Etna, un fondale scenico superiore a qualunque opera umana.Splendidi anche i panorami sulla città,la costa verso Messina e lo stretto, fino alla Calabria. Dopo una passeggiata dentro Taormina,scendo con la moto lungo la strada panoramica verso Capo Taormina.

Adesso è il momento di andare verso l'interno: è una giornata troppo bella per dirigersi già verso casa, ho ancora voglia di gironzolare per la Sicilia! Poco dopo Francavilla, imbocco la strada n. 185: dopo i Nebrodi e le Madonie, adesso è la volta dei Peloritani. La strada è molto bella e sale subito ai m 1.125 di P.lla Mandrazzi,sempre con l'Etna incombente dietro di me.Giungo quindi a Novara di Sicilia (m 650),da dove si comincia a vedere il Tirreno e le isole Eolie.

Arrivato alla costa presso Milazzo, vista l'ora, decido di prendere l'autostrada che in pochi minuti mi riporta a Messina, dove sono sbarcato 6 giorni fa.Di nuovo traghetto, l'ultimo.

Superato lo stretto, ormai quasi al tramonto,resta solo la Salerno-Reggio e qualche altra strada conosciuta fino a casa: 500 km e poco più di 5 ore per pensare a tutto quello che ho visto in questa settimana. E a quanto ancora c'è da vedere.

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