CAPO
NORD, A MODO MIO
(10.000 km in 10 giorni)
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16.6.2003
- lunedì - giorno 1
Lecce (7.12) - Brannenburg (D)
(20.30)
Km 1.323, viaggio h 13.18, guida h 10.50
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La notte è
passata veloce, ho dormito abbastanza bene, nonostante
il caldo e l’eccitazione, ma mi sono svegliato
presto, non ho avuto bisogno della sveglia: quando
ha suonato (ore 6.10) ero già in piedi.
Mi preparo; la moto è già
pronta, quindi manco solo io. C’è
il sole, fa già caldo (come da diversi
giorni). Avevo già deciso prima come mi
sarei vestito oggi e i capi sono disposti sulla
sedia ad attendermi.
Lo so che in moto è meglio
proteggersi sempre, anche con l’abbigliamento,
ma io non lo sopporto. L’estate, quando
fa caldo, non sopporto niente oltre il “minimo”,
quindi vado in giro semplicemente in jeans e maglietta
a maniche corte. Abbiate pazienza, non vi chiedo
di essere d’accordo, ma di essere comprensivi.
Forse è anche perché la mia moto
è così protettiva (dal vento). Ricordo
che ero vestito così anche in occasione
dei 2 gravi incidenti che ho avuto (danni solo
alla moto, al casco e alla maglietta).
Però, visto il viaggio lungo
(oggi, come per i prossimi 10 giorni, circa 1.000
km da fare) calzo gli stivali (pelle e goretex),
così in caso di pioggia basterà
indossare giacca e soprapantaloni e sarò
a posto.
Saluto moglie e genitori (la figlia
dorme), un sms agli amici che mi seguiranno dall’Italia
(con sms quotidiani) durante il viaggio e porto
la mezza tonnellata esatta di moto (più
i 75 kg del sottoscritto) su per la rampa del
garage. Controllo il contachilometri e il GPS,
metto la prima e via! Sono le 7.12. Latitudine
40° 21’, obiettivo 71° 10’!
La città si fa attraversare
facilmente, ancora non c’è molto
traffico, faccio il pieno alla stazione di servizio
all’uscita da Lecce: durante tutto il viaggio
utilizzerò al massimo la carta di credito,
sia per evitare il contante (inoltre in alcuni
Stati non c’è l’euro) sia per
avere una ricevuta delle spese e in particolare
dei passaggi ai distributori.
Ripartito dalla stazione di servizio,
chiudo la presa d’aria nel parabrezza, ma
mi accorgo che il meccanismo (un dentino di plastica)
che la dovrebbe bloccare è rotto: negli
ultimi giorni avevo usato la moto solo su brevi
percorsi con la presa d’aria aperta e non
me ne ero accorto! Tento una riparazione di fortuna,
ma, dopo due soste, mi rendo conto che l’unica
soluzione è nastrare il tutto (porto sempre
in moto del nastro isolante): non sarà
bello, ma non posso certo fare 10.000 km con la
presa d’aria aperta!
Sono fuori della città,
posso “liberare” la moto e cominciare
a fare un po’ di conti: mi sono preparato
una tabella con i limiti di velocità nei
vari Stati e sui vari tipi di strade, bene in
vista sul block notes sul manubrio. Gli appunti
mi dicono (ma in questo caso, ovviamente, lo so
benissimo da me) che qui (Italia, strada extraurbana)
dovrei andare a 90 km/h: 90? Con oltre 1.000 km
da fare oggi per arrivare in Germania! E su una
strada come questa fino a Bari (doppia carreggiata,
guard-rail centrale, svincoli ad ogni uscita senza
nessun incrocio a raso)! Grazie, ma io vado alla
velocità che ritengo adatta alla situazione
e non a 90.
Imposto il cruise alla velocità
scelta e vado tranquillo. Anche se è presto,
ci sono già oltre 30°! Durante il giorno
arriverà a 35°.
Ben presto lascio Brindisi sulla
destra e vedo il mare che mi conferma che è
una giornata di tramontana, quindi il vento oggi
sarà parzialmente contrario. Imbocco la
statale per Bari, fatta tantissime volte: quasi
ogni mio viaggio deve passare di qua, prima di
arrivare all’autostrada che mi porterà
verso il nord. Mantengo la stessa velocità.
La Polizia mi ferma per il primo
(unico) controllo del viaggio:giusto
il tempo di spiegare che il mio portapacchi speciale
non ha bisogno di essere omologato, perché
va considerato come bagaglio, e il solito controllo
documenti.
Mi sento una carica dentro che
mi sembra di poter percorrere senza fermarmi non
1.000, ma 10.000 km: è l’eccitazione
della partenza, del primo giorno di viaggio. So
bene che dovrò attenermi al programma,
senza pericolose pazzie: “solo” 12
ore di guida al giorno, poi, al massimo alle 21,
tenda, cena e nanna!
A Bari entro in autostrada, dalla
porta del telepass (che soddisfazione, anche se,
comunque, l’autostrada mi costerà
lo stesso); sorrido pensando di essere probabilmente
l’unico in Italia ad averlo ottenuto (da
3 anni) con regolare contratto per la mia moto
dalla società Autostrade. Ora posso tenere
i 130 “legalmente”, ma ben presto
stacco il cruise (il suo massimo è 127
reali) perché non mi va di perdere quei
3 km/h rispetto ai 130; inoltre decido di sfruttare
anche la tolleranza del 5 % (posso quindi andare
a 136,5). E poi, fino a 10 km/h la multa è
minima (e non c’è annotazione sulla
patente): quindi acceleratore in mano e andatura
un po’ più allegra.
Ad un certo punto ho quella strana
sensazione che penso prima o poi sia capitata
a tutti di aver dimenticato qualcosa. Scorro mentalmente
la lista dei bagagli e mi sembra che sia tutto
a posto; mi guardo intorno e anche la moto sembra
a posto. Mi guardo addosso e mi sembra di essere
a posto anch’io. Cos’è?
La crema solare! Accidenti, ho
dimenticato la crema solare; non so come mancasse
dalla lista (l’ho accertato dopo), ma l’ho
dimenticata. Per i viaggi che faccio ad inizio
stagione (quando l’abbronzatura non è
ancora perfetta) mi è necessaria la crema
protettiva per le braccia e il dorso delle mani
perché altrimenti, girando in maniche corte
e senza guanti, rischio qualche scottatura (nonostante
abbia la carnagione abbastanza scura). Mi guardo:
le braccia sembrano abbastanza abbronzate, forse
ce la faccio, invece per le mani non so. D’altra
parte ricordo una precedente esperienza in cui
per 600 km di autostrada cercavo in tutte le stazioni
di servizio della crema solare senza trovarla:
decido di continuare così.
L’autostrada
è scorrevolissima, quasi deserta; già
non è molto trafficata di natura,
poi oggi, lunedì 16 giugno diretti verso
nord!
I lunghi rettilinei invogliano
a ben altre libertà rispetto a quelle,
minime, che mi sto prendendo: mi freno, tanto
domani, su 1.000 km di autostrade tedesche senza
limiti, avrò modo di sfogarmi!
Dopo un po’ la strada si
fa più interessante: comincia il tratto
abruzzese-marchigiano. Qualche curva a mezza costa
tra il mare e la montagna. La media resta alta.
Guardo la Maiella alla mia sinistra
e penso alle altre montagne, meno alte, ma certamente
più innevate, che mi attendono in Norvegia!
Le soste alle
stazioni di servizio si susseguono regolari: la
quasi perfetta conoscenza dei consumi della mia
moto, oltre ad un’innata antipatia per le
fermate inutili, mi spingono, come mia abitudine,
a ritardare al massimo le soste: mi diverto ad
arrivare alla stazione di servizio con pochissima
benzina nel serbatoio, anche solo un litro! Non
fatelo se non siete abituati o vi ritrovate a
secco! Vado avanti quindi con una sosta ogni circa
250 km (cioè 2 ore). La moto è comoda
e non sento il bisogno di sgranchirmi, comunque
faccio due passi per sicurezza e, soprattutto,
mi disseto: l’acqua di casa nella borsa
destra resta fresca per molto tempo, dopo compro
una bottiglia nuova.
Arrivato a Bologna, sono talmente
rilassato (la tranquillità alle volte fa
dei brutti scherzi!) che, spinto anche dall’abitudine
dei miei numerosi viaggi in Veneto, giro a destra
verso Padova, invece di continuare per Modena
(e il Brennero): ci rido su. Poco male, alla prima
stazione (Bologna interporto) torno indietro (noto
la faccia stupita del casellante che osserva la
manovra di quella grossa moto col Telepass che
non si ferma al casello e torna subito indietro):
ho perso appena 10 minuti.
Ben presto sono sull’Autobrennero;
il sole comincia ad abbassarsi. La valle dell’Adige!
A sud di Trento arriva un temporale violento e
improvviso: mi cambio sotto un ponte insieme ad
un motociclista tedesco (uno dei tanti che incontrerò)
e riparto dopo 5 minuti (appena finisce la grandine).
La pioggia dura poco; valico il Brennero col sole,
ma resto con la giacca in goretex che ora mi ripara
dal fresco della sera e della quota. Un po’
di emozione nel valicare le Alpi.
Al primo (e unico, per l’andata)
rifornimento in Austria noto (la moneta unica
facilita certi confronti) che la benzina costa
meno che in Italia (0,919 contro 1,036): tanto
lo so che in Norvegia la pagherò cara!
La cartina per il percorso di fine
giornata è già sul serbatoio, nella
apposita tasca, fin dalla partenza: comincio a
fare alcuni calcoli per vedere dove posso arrivare
prima di sera e cerco, quindi, il camping più
vicino. Decido di fermarmi appena entrato in Germania,
prima di avvicinarmi a Monaco. La temperatura
è scesa a 24°.
Noto un camping
sulla cartina ed esco
dall’autostrada a Brannenburg, ma
ben presto vedo un’“area sosta”
(non so come definirla poiché i cartelli
in tedesco sono incomprensibili) ai margini della
stazione di servizio. C’è un bel
prato, degli alberi e un delizioso laghetto dove
alcune persone pescano; intorno alcune costruzioni
e anche un ristorante. Chiedo in giro (in inglese,
unica lingua che userò per 9 giorni) se
si può campeggiare; mi vien risposto di
sì e pianto la tenda. All’ingresso
dell’area una sbarra delimita l’altezza
massima dei mezzi che possono entrarvi: le antenne
della moto la sfiorano.
Per oggi risparmio il campeggio!
Latitudine 47° 44’. La tenda ben presto
è a posto,butto
dentro il necessario e vado al vicino ristorante:
in Scandinavia ho preventivato di andare avanti
a panini o poco più (visti i prezzi), stasera
mi concedo una cena vera.
Nel ristorante vedo sul menu spaghetti
e bistecca; dico alla cameriera che sono italiano
e quindi non sopporterei niente di “colloso”
per primo. Lei mi guarda e mi fa capire, senza
parlare, che è meglio che passi subito
al secondo. Seguo il suo consiglio.
Quando torno alla tenda noto
che sono l’unico a campeggiare: poco male,
mi chiudo dentro e mi addormento presto.
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