CAPO
NORD, A MODO MIO
(10.000 km in 10 giorni)
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20.6.2003
- venerdì - giorno 5
Bognes/Ulsvag (N) (7.45) - Capo Nord (N) (20.45)
Km 853, viaggio h 13, guida h 10.35 |
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La luce continua non mi ha creato
particolari problemi. E’ bastato tirarsi il sacco a
pelo sugli occhi (anche perché la notte è piuttosto
fresca) e ho dormito bene. E poi la stanchezza
aiuta.
Dopo mezzanotte non ho resistito e ho sbirciato
fuori dalla tenda per vedere il mio primo sole di mezzanotte.
La mattina comincia nel migliore dei modi:
il cielo è un po’ nuvoloso, ma c’è
il sole.La
temperatura è piacevolmente mite: 20°. Non sembra
ci sia molto vento e, appena apro la tenda,ho
davanti a me la visione impagabile delle isole Lofoten che,
incredibilmente, sembrano ancora più belle di ieri
sera: il sole del mattino fa scintillare le cime aguzze coperte
di neve e ghiaccio.
Oggi però è il giorno di Capo
Nord; devo partire (ore 7.45). Alle 8 arrivo a Bognes al traghetto,
che parte proprio appena mi imbarco. Si tratta dell’unico
tratto in tutto il viaggio in cui sono costretto ad abbandonare
la mia moto per attraversare uno stretto braccio di mare (3
km, il percorso del traghetto è di 7 km), in un fiordo,dove
non c’è strada; a meno di non passare dalla Svezia,
come farò al ritorno. La traversata è breve
(25’): ne approfitto per fare colazione.
Ripresa la moto, la strada costeggia i fiordi,
alcuni superati con ponti. Il paesaggio è sempre spettacolare
e, fortunatamente, anche se un po’ nuvoloso, il tempo
è migliore di ieri. Comunque ogni tanto prendo un po’
di pioggia. Talvolta la strada si addentra verso l’interno.
“Salto” da un fiordo all’altro, quasi perdo
il senso dell’andamento generale della costa: mi aiuto
comunque con GPS e cartina.
La neve ormai compare sui bordi della strada
a quote sempre più basse e, quando non c’è
sole, la temperatura si abbassa a 10° o anche meno. Dopo
Narvik entro (dal Nordland) nella contea di Troms. La strada
costeggia tutto il Lyngenfjord: bellissimo.
Poi entro nel Finnmark: ormai sono alla fine
della Norvegia!La
strada presenta numerose gallerie, molte strette e poco illuminate:
ogni volta spero di non incontrare un pullman. Mi chiedo come
facciano a guidare qui dentro! Anche per i camper la vita
non deve essere facile. Sono contento di essere in moto che,
nonostante tutto, è larga solo un metro. Ogni tanto
incontro qualche altro motociclista diretto probabilmente
alla stessa mia meta.
Poco prima di Alta un incontro con le renne:
attraversano con calma la strada, una indugia a lungo in mezzo
alla carreggiata.Arrivato
ad Alta noto (e memorizzo) la strada che, a destra, va verso
la Finlandia: dovrò prenderla al ritorno.
Dopo Alta la strada si dirige verso l’interno
per uno dei tratti più “particolari”. Si
tratta di circa 60 km praticamente nel nulla. Ormai non c’è
quasi più vegetazione; la strada è una lunga
striscia di asfalto rialzata su un terrapieno che divide una
distesa brulla, battuta da un fortissimo vento (devo tenere
saldamente la moto), coperta da vaste chiazze di neve.
Infine sbuco sul Mare di Barents: abbandonato
ormai il Mar di Norvegia, sono sulla parte dell’Oceano
Artico non raggiunta dalla Corrente del Golfo. Si distende
davanti ai miei occhi il fiordo di Porsangen, il primo situato
a est di Capo Nord (fiordo che d’inverno ghiaccia).
Sono ormai agli ultimi chilometri. Costeggio
il lato occidentale del fiordo; ad una sosta incontro un’altra
Gold Wing, dall’Olanda.La
strada è bella per la guida, poco frequentata e ben
tenuta. Penso a come può essere qui d’inverno.
Arrivo infine all’imbocco del tunnel
che permette di arrivare all’isola di Mageroya, l’isola
di Capo Nord (Nordkapp):il
tunnel (a pagamento) è lungo quasi 7 km e scende a
oltre 200 m sotto il livello del mare. E’ emozionante
percorrerlo, con le sue pareti di nuda roccia. Il dislivello
è avvertibile: discesa fino a metà, poi risalita.
“Sbarcato” sull’isola, il
paesaggio è simile.Vedo
con piacere che il cielo è completamente sereno: non
trovo una nuvola neanche a cercarla. Visibilità perfetta;
la temperatura è scesa a 9 gradi. Sono circa le 20.
Lascio a destra il capoluogo dell’isola
(Honninsvag) e la strada mi porta verso l’interno, con
una bella serie di curve e saliscendi. Nemmeno un albero,
vegetazione scarsissima. Pochissima presenza umana; quasi
un deserto.
Manca poco, ma, a causa del sole senza nuvole
che ormai più che a ovest è quasi a nord (la
mia direzione di marcia), devo fermarmi per indossare gli
occhiali da sole.
Riparto. Sono le 20.43 e, improvvisamente,
non vedo più nulla. Esito un po’, non capisco.
Cosa c’è? Accosto, mi fermo e tolgo gli occhiali.
C’è qualcosa nell’aria: la nebbia! Ma sembra
qualcosa di più: è come se, di colpo, fossi
entrato in una enorme nube.
Ho tolto gli occhiali, ma ancora non ci vedo
bene. Stimo di essere a 1 km dal Capo; continuo verso nord.
Compare tra la nebbia l’ingresso; già, perché
anche per entrare nel parcheggio di Capo Nord si deve pagare!
Pago. Il vento è fortissimo, ma la nebbia
resta fitta, anzi sembra peggiorare. Ma come può il
tempo cambiare così repentinamente?
Riavvio la moto ed avanzo, con prudenza. Ma,
dopo il casello, l’asfalto finisce: cos’è
questa storia? 5.000 km di strada in buone condizioni ed ora,
agli ultimi metri mi trovo su uno sterrato roccioso?
Mi guardo intorno e, tra la “nebbia”,
vedo spuntare sagome di auto, camper, pullman e (poche) moto.
Mi inoltro attraverso un infame parcheggio dall’infido
fondo di terra, ciottoli e rocce, piazzate un po’ dovunque.
Mi avvicino ad un gruppetto di moto e parcheggio.
Sono le 20.45. Latitudine 71° 10’.
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