AI
CONFINI D'EUROPA (SUD-OVEST)
Gibilterra - Cabo da Roca - Santiago de Compostela
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7.6.2005 -
martedì - giorno 7
Granada (E) (8.18) - Tarifa (E) (18.50)
Km 364, guida h 5.55, viaggio h 10.32 |
Tabella
di marcia |
Oggi finalmente raggiungerò Gibilterra
(e Tarifa, il punto più meridionale d’Europa):
sono emozionato.
Arrivato alla costa meridionale spagnola, la
costeggio con una trafficata superstrada, evitando l’autostrada
a pagamento, tanto non c’è fretta: Malaga, Marbella,
Estepona, località balneari che non mi attirano.
Infine, a lungo attesa, sognata, appare lei,
la Rocca, Gibilterra! Nel caldo mezzogiorno spagnolo, le nubi
ne incorniciano la cima nascondendola in parte, ma è
inconfondibile, ancora a chilometri di distanza.
Ben presto sono a La Linea, l’ultima
località spagnola prima di Gibilterra, dove la Rocca
incombe imponente.Attraverso
il confine (il primo con un controllo, anche se basta mostrare
un attimo la carta di identità).
Questo è un confine ben strano: per
entrare si deve attraversare la pista dell’aeroporto
(altro posto per costruirlo non c’era): quindi c’è
un semaforo, quando è rosso atterrano gli aerei, quando
è verde passano auto (e moto) e persone a piedi!
Un attimo di incertezza sulla guida (“ma
non è che qui, essendo territorio britannico, si tiene
la sinistra?” Invece no, si guida normalmente) e mi
immergo nel traffico caotico di Gibilterra (piccola e densamente
abitata).
Gibilterra l’ho già vista quando
ci sono passato in barca a vela nel corso nella traversata
dell’Atlantico, ma in quell’occasione non ero
salito sulla Rocca, oltre ovviamente a non avere la moto,
il che rende tutto diverso. Quindi il mio obiettivo è
salire in cima, ad ogni costo (o quasi). So già che
è vietato, ma non mi arrendo facilmente.
Prima però arrivo [FILMATO
563.AVI] al punto più meridionale, Punta Europa,
dove c’è più calma, anche per fare le
foto di ritoe
gli immancabili souvenir.
Adesso alla Rocca! La strada si fa sempre più
strettae,
dopo aver pagato il biglietto per la visita, arriva il punto
in cui “non potrei” proseguire con la moto. La
parcheggio, la guardo circondata dalle scimmie,chiedo
un po’ in giro ricevendo una risposta possibilista “da
lì non potrebbe passare, ma io non la vedo” e
poi mi chiedo: “ho fatto 4.000 km per arrivare fin qui
e mi dovrei fermare pochi chilometri prima della meta?”
Risalgo in moto e continuo, tra panorami mozzafiato,anche
se purtroppo in parte coperti dalle nuvole che avvolgono la
cima della rocca (a circa 400 m); passo un punto in cui la
cresta della montagna è talmente stretta da avere il
mare a pochi metri, sia a destra che a sinistra.
Infine, facendomi largo tra i pulmini per turisti
(unici “autorizzati” a salire, comunque mi faccio
amico uno dei conducenti, interessato all’acquisto di
una Gold Wing), sulla strada strettissima ormai a senso unico
alternato, giungo in cima, tra le nuvole! Per la verità
la cima è meno panoramica dei metri precedenti, poiché
è occupata da una brutta piazzola in cemento con alti
muri perimetrali, piena di antenne.
Lungo la discesa visito l’interessante
“The Great Sige Tunnels” (Tunnel del grande assedio),
scavati dai britannici quando la Spagna cercò di riconquistare
Gibilterra con un lungo assedio, pieni di cunicoli, magazzini,
cannoni puntati verso la Spagna attraverso la roccia.
Quindi giù per la ripida discesa, facendo
lo slalom tra i pulmini e le scimmie e via verso Tarifa.
Prima passo da Algeciras per comprare il biglietto
di domani per l’Africa (Ceuta) e controllare gli orari
del traghetto.
Ma, sulla strada tra Algeciras e Tarifa, dove
lo stretto di Gibilterra si fa più “stretto”,
mi aspetta una sorpresa. Il vento è fortissimo, l’effetto
Venturi dello stretto aumenta la velocità del vento
fino a farmi rischiare di cadere dalla moto: nemmeno a Capo
Nord mi ero trovato tanto in difficoltà! Sono costretto
a rallentare e scalare le marce per mantenere il controllo
della moto. A ciò si aggiunge che la strada è
piuttosto movimentata, attraversando un territorio impervio
lungo la costa. Certo che è un bel posto per tutti
i generatori eolici piazzati sulle colline!
Infine avvisto Tarifa,con
l’inconfondibile isola/penisola che segna il punto più
meridionale d’Europa: stringo i denti (per il vento)
ed entro in città.
Seconda sorpresa: arrivato di fronte all’isola,
il ponte diga per raggiungerla è spazzato da un vento
ancora più forte, terrificante, proveniente dalla mia
sinistra guardando l’isola, quindi da est (dal Mediterraneo).
Ha sollevato quintali di sabbia dalla vicina spiaggia e li
ha depositati sulla strada:avanzo
piano a fatica con la moto, supero alcune lingue di sabbia,
ma dopo un po’ devo arrendermi alla violenza del vento.
Perfino con gli stivali ben piantati a terra da fermo, le
raffiche sono talmente violente che in più di un’occasione
rischio di cadere e, con questo vento, dubito che riuscirei
a raddrizzare la moto, investita dalla forza del vento sul
lato sinistro. Inoltre il vento, carico di sabbia e spruzzi,
mi sferza con tale violenza da farmi quasi male.
Parcheggio la moto e continuo a piedi: procedo
a fatica, rischio di cadere sotto raffica, ma alla fine arrivo
all’isola. Preciso che il ponte in effetti ormai è
una diga, poiché il progressivo insabbiamento l’ha
reso tale; quindi la vecchia isola ormai è una penisola,
essendo unita al continente.
Il luogo è comunque emozionante: un
cartello ricorda che alla mia sinistra c’è il
Mediterraneoe
alla destra l’Atlantico.Il
vento fortissimo rende il mare bianco di schiuma perfino sottocosta,
l’aria è piena di sabbia e spruzzi di acqua salata.
Non per niente Tarifa è detta il paradiso dei surfisti,
ma oggi non ne vedo in giro: forse il vento è troppo
anche per loro!
Mi avvio quindi verso il campeggio, posto pochi
km a nord-ovest della città, sulla via per Cadice,
che si fregia del meritato titolo di “campeggio più
meridionale d’Europa”:ripenso
a quello più settentrionale raggiunto due anni fa a
Capo Nord. Questo però è l’unico segno
in tutta la zona che ricorda che qui siamo nel punto più
meridionale d’Europa: infatti a Tarifa non c’è
nulla che rammenti questa importante caratteristica geografica,
a differenza dell’estremo opposto.
Ho grosse difficoltà a montare
la tenda, a causa del vento, nonostante la presenza di numerosi
filari frangivento, ma, dopo quasi un’ora, ce la faccio,
legandola agli alberi intorno.
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