TUNISIA
Il deserto vicino
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26.3.2008 - mercoledì - giorno
3
Tunisi (7.29-8.31) - Djerba (19.06)
Km 632, viaggio h 10.35, guida h 8.12
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La nave arriva alle 7 a Tunisi
(il porto di La Goulette),ma,
anche se riesco a sbarcare con la moto (che è rimasta ben
legata nella notte di traversata)dopo
mezz'ora, ci vuole poi un'ora di noiose pratiche doganali.
Liberatomi della burocrazia,
percorro la strada che da La Goulette porta a Tunisi, attraversando
la laguna.
Non ho le mappe gps dettagliate
della Tunisia, anche se il gps mi è comunque utile, visualizzando
il territorio col mio percorso e le vie principali; mi aiuto
con la mappa cartacea (anche se a scala piuttosto alta);
arrivato a Tunisi, riesco comunque abbastanza velocemente
a individuare la strada per Hammamet e il sud.
Il primo impatto con le strade
della Tunisia è buono: una comoda autostrada mi porta velocemente
verso sud, il traffico non è eccessivo nè disordinato. Il
clima è buono: e pensare che l'altro ieri (quando la nave
doveva partire) ha diluviato anche qui!
Noto sulle strade diversi
veicoli che trasportano agnelli.
Superata la turistica Hammamet
(ho mete più interessanti davanti e quindi non ci dedico
nemmeno un minuto), continuo verso sud, sempre lungo l'autostrada,
che lascio dopo Enfida, diretto a Kairouan.
Avvicinandomi alla città,
il terreno diventa sempre più arido: sto per lasciare le
fertili regioni del nord per inoltrarmi nel sud, prima predesertico
e poi desertico.
Kairouan è la 4^ città santa
dell'Islam, sede della più grande moschea dell'occidente.
Arrivato in città,cerco
subito la Grande Moschea; chiedo indicazioni ad un tunisino
in motorino che gentilmente mi accompagna.Questo
è solo il primo di una serie di episodi di cortesia
e disponibilità
dimostrata dalla gente del posto nei miei confronti, ogni
volta che chiedo indicazioni. Certo, aiuta anche il mezzo
di trasporto, la moto (che invoglia al contatto con la gente);
oltre al fatto che, in ogni posto in cui arrivo, desto davvero
una "notevole
impressione",
anche per il tipo di moto.
La Grande Moschea colpisce
subito, appunto, per le sue dimensioni: è imponente.Parcheggiata
la moto di fronte alle sue possenti mura,entro
nel vasto cortile, dominato dall'alto minareto.Sul
lato opposto, preceduto da un bel portico,è l'ingresso
alla parte interna della Moschea (inaccessibile ai non islamici).E'
una vera "foresta di colonne", con i pavimenti
(e le stesse basi delle colonne) completamente ricoperti
di tappeti.
Il cortile, oltre che per
la vastità, è da segnalare per un ingegnoso
sistema di raccolta dell'acqua piovana (preziosa in questi
posti), utilizzata per le prescritte quotidiane abluzioni
dei fedeli,e
per una meridiana.
Ripresa la moto ("sorvegliata"
da nugoli di ragazzini), costeggio il lungo perimetro fortificato
della moscheae
mi dirigo verso El Djem. La strada tra le due città si rivela
un autotentico calvario: è tutta in rifacimento
e non, come si usa da noi, una corsia alla volta, ma tutta
la carreggiata; sono quindi 70 km molto "ballerini", su
sassi, ghiaia e terra, con qualche difficoltà per restare
in equilibrio. I veicoli locali sono tutti a 4 ruote o motorini,
certo di più facile gestione su questo terreno della moto,
soprattutto della mia.
L'arrivo a El Djem comunque
ripaga della fatica, col grande anfiteatro romano (il terzo
per grandezza dell'antichità, dopo Roma e Capua),
che emerge sopra le basse abitazioni di questa piccola cittadina,
in un territorio semiarido.L'anfiteatro
è abbastanza ben conservato, tranne le gradinate che
sono in gran parte crollate.Interessante
anche il corridoio centrale sotterraneo.Spuntino
di fronte all'anfiteatro.
Adesso basta visite a monumenti:
ho tanti km da fare verso sud, verso il deserto! Punto verso
Sfax, sul mare. Lungo la strada noto diversi banchetti che
espongono, appesi, agnelli appena sgozzati, pronti per il
macello;la
cosa curiosa è che, accanto, girano tranquilli altri agnelli
dal destino segnato; non sarà il massimo dell'igiene
(a tacer d'altro), ma mi viene una gran voglia di carne arrosto.
Altri banchetti però attraggono
presto la mia attenzione. Espongono ... misteriose taniche:
piene di che? Resto un po' dubbioso, poi capisco: benzina!
A prezzo più basso del già economico prezzo
ufficiale!Bene:
al prossimo pieno risparmio garantito.
Il terreno qui permette ancora
una certa agricoltura; km di file di ulivi si estendono
nelle campagne, tuttavia sempre più aride andando
verso sud.
Superata
Sfax, continuo costeggiando l'ampio golfo di Gabes, dove
arrivo alle 4 del pomeriggio: ho solo due ore e mezzo prima
del tramonto, che non voglio mi sorprenda ancora in giro,
in queste terre ormai desertiche; continuo quindi verso sud,
attraversando l'oasi di Gabes, che si estende fino al mare.
Avvicinandomi a Medenine,
comincio a vedere i primi rilievi del sud (che esplorerò
domani). Ormai sono nell'arido sud e, diretto a est verso
l'isola di Djerba, la mia ombra mi precede stagliandosi sulla
sabbia.All'ennesimo
banchetto, mi fermo per fare benzina,la
prima volta in vita mia da una tanica. Uno
straccio fa da filtro: osservo divertito l'operazione di
travaso. Anche i due addetti guardano divertiti la moto.
Arrivo al lungo ponte di collegamento
all'isola di Djerba proprio al tramonto.
Djerba è un isola
molto turistica; perfetta se volete spiagge, palme e confortevoli
alberghi, ma non è certo la Tunisia più autentica;
mi attirava comunque come "meta geografica".
Punto deciso verso nord, verso il capoluogo Houmt Souk(con
l'interessante Moschea degli stranieri e la Fortezza sul
mare Borj el Kebir) e, dopo aver gironzolato un po' per
le sue vie, trovo un albergo comodo ed economico.Noto
nella camera una freccia:indica
la direzione de La Mecca, rivolto verso la quale ogni
buon musulmano deve, 5 volte al giorno, pregare.
La sera vedo un po' in giro
per Houmt Souk (in verità piuttosto scarsa di vita notturna)
e mi fermo a cenare in un locale: memore degli invitanti
agnelli appesi macellati lungo la strada, chiedo della carne
arrosto; mi vengono serviti alcuni inqualificabili spiedini,
composti di pochissima e pessima carne e "altra roba";
spazientito, protesto e, pagata solo l'acqua, me ne vado;
per stasera mi cucinerò da solo (con le provviste "italiane").
La voglia di carne arrosto me la toglierò in seguito.
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