E’ una giornata d’inverno, fredda e ventosa.
E, anche oggi, il riscaldamento in ufficio non funziona.
Mario è alla sua scrivania, imbacuccato nel suo pile da moto, che ovviamente non si è per nulla tolto questa mattina, arrivato in ufficio in sella alla sua Honda.
Ma il freddo si sente, soprattutto alle mani. E scrivere al computer con i guanti è poco pratico. Mario comincia a non poterne più: è raffreddato e si sente quasi la febbre addosso. Apre l’ennesimo pacchetto di fazzoletti.
Mario alza gli occhi dallo schermo e guarda alla finestra: vede il cielo azzurro, striato di nuvole spazzate dal gelido vento di tramontana, le cime degli alberi piegate dalle violente folate.
Quella mattina, arrivando in ufficio, il termometro della moto lo aveva avvisato col solito bip che la temperatura era sotto i 3 gradi. Non male per essere nel sud d’Italia, al livello del mare. Ma in moto non aveva freddo.
In ufficio invece si gela.
Arriva un altro contribuente; Mario controlla la domanda (tra uno starnuto e l’altro), verifica i dati al pc, ferma la persona che se ne stava andando: “Ma dove va, resti qui, che faccio i controlli e le do il documento in 10 minuti; così evita di dover tornare”; “Grazie!”, risponde la persona, un po’ sorpresa da tanta celerità.
Mario consegna il documento, saluta e torna a guardare la finestra, mentre i brividi continuano a tormentarlo.
Manda un’altra mail di sollecito alla Direzione, con toni sempre più accesi, minacciando conseguenze se non si provvederà rapidamente.
Ora basta! “Perché devo restare qui a gelare, ora basta!”
Mario avvia il programma sul pc e chiede (on line) un permesso dal lavoro (da recuperare); nella casella motivazioni scrive, senza esitare, “Per fare un giro in moto”.
Sorride, mentre preme il tasto invio.
Si alza, prende la sua giacca da moto, indossa il fazzoletto al collo ed esce dall’ufficio.
La sua moto l’aspetta lì sotto, pronta, come sempre. La guarda mentre la scopre dal suo telo; sembra rispondergli, pare dirgli “lo sapevo che oggi saresti tornato prima da me”.
Mario è già quasi vestito da moto, mancano solo casco e guanti; li toglie dal baule e li indossa.
E’ freddo, molto freddo, il termometro segna ancora tre gradi, ma il sole sembra scaldare un po’, certo più che dentro quelle quattro mura. O forse non è il sole, forse sono i sei cilindri della sua moto che, appena avviati, borbottano sommessamente, quasi un sibilo, come il motore di un aereo che si prepara al decollo.
Mario ha già meno freddo.
Innesta la retro e la moto si sposta; pochi metri e il motore comincia a sentirsi nella sua potenza, mentre Mario cambia un paio di marce.
Due minuti ed è già fuori città e punta a sud.
La moto procede tranquilla. Non serve forzare: è un breve trasferimento, diretto a sud, con un filo di gas a 90 km/h.
Ma Mario non ha più freddo: il vento lo sferza, il termometro lo avvisa, ma lui non ha più freddo.
E non sono le manopole riscaldate, la giacca tecnica, la carenatura perfetta che blocca ogni folata, il casco avvolgente, la bandana al collo; no, non è questo che ferma il freddo. Mario in moto non ha freddo, non può avere freddo.
Il trasferimento è finito e Mario arriva al mare. La spuma delle onde lo rende quasi bianco e Mario sorride. Guarda l’orizzonte e vede le montagne imbiancate di neve, oltre il mare.
Rallenta, per gustare al meglio il panorama, lungo la strada deserta.
Ma ora non si rallenta più: la litoranea lo aspetta, con le curve incessanti, il percorso tortuoso e l’assenza quasi assoluta di traffico… e di controlli.
Basta marce alte e filo di gas: ora si fa sul serio. Sono 50 km di pura passione di guida, con qualche sguardo al panorama.
Mario infine arriva alla fine della strada; qui la terra finisce, non si può continuare. Ci è arrivato mille volte, nella sua vita di motociclista, ma è sempre bellissimo. C’è il tempo di sorseggiare un caffè, davanti al mare ancora in tempesta, nell’unico bar aperto d’inverno.
Mario risale in sella e gira la moto, ora verso nord; si torna in ufficio.
Quando rientra al lavoro, dopo queste due ore di moto, Mario ha un sorriso inequivocabile; e non è più raffreddato.
Il ricordo del giro lo scalderà per il resto della giornata. |