A volte basta poco, pochi km in linea
d'aria, una diversa angolazione dei raggi del sole,
per trasformare una giornata grigia e "chiusa"
dalle nuvole, in una bella cavalcata con la propria
moto attraverso strade conosciute, ma che non stancano
mai.
Così è stato ieri, giorno di Capodanno.
Mi alzo abbastanza presto (7.30) e, sfidando le ire
di mia moglie che non vuole proprio saperne di smettere
di dormire, mi vesto e guardo fuori. La giornata è
incerta, ma non compromessa: parafrasando, diciamo che
vedo il bicchiere mezzo pieno.
Ad est (verso il mare) si vedono grossi e scuri nuvoloni
che quasi chiudono il cielo; ma il segreto è
in quel quasi. Ad ovest, infatti, resiste una zona di
sereno, anche se sempre più minacciata e quasi
circondata dalle nuvole.
Stimo il vento scarso: ad occhio, oggi non è
una giornata da vela (anche perché un temporale
può scoppiare da un momento all'alto), ma mi
sento troppo bene per passarla in casa.
Decido di uscire: indosso la tuta di pelle (lo strato
in goretex sottostante mi permetterà di affrontare
indenne ogni possibile pioggia) ed esco, destinazione
la costa.
Passo a salutare la barca, che riposa tranquilla di
fronte ad un mare grigio e minaccioso per la presenza
di una persistente onda lunga, e continuo verso sud
lungo la costa.
Il traffico è quasi inesistente: chi vuoi che
si muova la mattina di Capodanno? Solo i "pazzi"
come me! Ma la sorpresa più bella è che,
novello Fantozzi al contrario, vedo sempre le nuvole
(uno strato nero e compatto) alla mia sinistra, a est,
e il sole sopra di me che invece mi accompagna nel mio
procedere tranquillo verso sud. Le nuvole avanzano con
me quasi mi circondano, ma sulla mia testa continua
a splendere il sole: non indosso nemmeno l'imbottitura
sotto il giubbotto, l'aria è mite, il vento accarezza
me e la mia moto, il motore gira tranquillo a 2.500
giri, il mondo mi sorride. Questa è la mia "strada
del cuore"!
E continuo verso sud. Supero Capo d'Otranto, il punto
più orientale d'Italia e rallento ancora per
assaporarlo meglio.
A Santa Cesarea Terme vedo un amico che sta rientrando
la sua Guzzi California II; mi fermo a salutarlo e lui
apre apposta il bar per offrirmi il caffè. Facciamo
due chiacchiere e poi riparto, sempre sotto uno splendido
sole!
Ben presto, però, è ora di tornare, non
posso "tirare troppo la corda": mia moglie
mi aspetta a pranzo da parenti!
Ritorno per la stessa strada, in modo da gustarmi ancora
una volta questa splendida litoranea. Ripassando da
Capo d'Otranto, questa volta mi fermo (i parenti aspetteranno!)
e resto qualche minuto in contemplazione del mare, dall'alto
della scogliera, accanto alla mia moto, in solitudine.
Adesso è davvero ora di rientrare: da Otranto,
per abbreviare (e anche per cambiare) prendo una strada
interna che ha la particolarità di raggiungere
Lecce (distante circa quaranta km) con solo 2 rettilinei,
separati da un paese. Ora la moto assume un'andatura
un po' più allegra, i lunghi rettilinei attraverso
la campagna sono "vivacizzati" da alcuni accentuati
saliscendi che sembrano quasi spingere la moto a "decollare"
(anche se ci vorrebbe ben altro per far decollare la
Gold Wing!).
Rientro a casa e mi accoglie il solito sorriso di mia
figlia, ma questa volta credo di avere stampato in faccia
un sorriso ancora più ampio!
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