Basta un attimo. Un imprevisto, qualcosa che sfugge al nostro potere.
E si va giù.
Chi va in moto lo sa. Magari non ci pensa sempre, magari lo ha riposto in un angolo remoto, nascosto, per non pensarci sempre.
Ma lo sa.
E, ogni tanto, è bene ricordarlo.
Ieri era una bella giornata; terminate alcune faccende in casa, ho un'oretta libera prima di pranzo. Magari, facendo un po' tardi a pranzo, anche due.
Infilo gli stivali e salto in moto.
Meta la litoranea: con meno di due ore a disposizione, da Lecce non è che si possano fare miracoli.
Raggiunto il vicino Adriatico, finalmente qualche curva. Non vedo l'ora di provare la moto col nuovo ammortizzatore e in effetti risponde bene, assorbendo ottimamente le irregolarità della strada e rerstando incollata all'asfalto.
Curva a destra, a 90°, ma ottimamente raccordata, grazie anche ad un'inutile rotatoria.
Una curva praticamente perfetta. Fatta centinaia di volte, che conosco come le mie tasche. Mi butto fuori e comincio a piegare la moto. La velocità è buona, ma non esagerata (50, 70?). Non la guardo nemmene: sento che la moto va bene, l'asfalto è ok, l'assetto è perfetto.
Non mollo il gas, nemmeno un attimo in tutta la curva, nè tocco il freno. Traiettoria perfetta, nessuna correzione da fare (ogni tanto le curve riescono proprio bene).
Ed ecco, l'imprevisto.
Un rumore netto, un "klank" improvviso, proprio nel momento in cui raggiungo la massima piega e sto dando ancora più gas per percorrere la seconda parte della curva.
La moto ha uno scarto, un sussulto, come quando passi su un gatto morto in mezzo alla strada, un sasso, un piccolo ostacolo; ma non è un gatto o un sasso.
Lo vedo con la coda dell'occhio, una piccola massa scura, forse rossa, che sfila sotto la moto, sfiora la ruota anteriore, passa sotto la posteriore (questo non lo vedo, ma lo "sento"), passa sul lato sinistro della moto e finisce verso il lato sinistro della strada.
La moto è scomposta: il colpo, anche se non fortissimo, è avvenuto proprio nel momento più delicato della curva. Ma la mezza tonnellata della Gold Wing assorbe abbastanza bene l'ostacolo misterioso e sento di poterla ancora tenere, anche se, istintivamente, smetto di accelerare (ma non decelero) e comincio un po' a raddrizzarmi, mentre mi chiedo "ma cosa cavolo era?".
Ma non è finita. Guardo un attimo giù e quello che vedo mi preoccupa ancora di più, molto di più.
C'è una massa chiara, tonda, davanti al mio piede destro, che sfiora l'asfalto (sono ancora in piega a destra). Grande, grande quasi come una ruota.
E' il copridisco della ruota anteriore! Che è grande, infatti, poco meno della ruota stessa.
E' rimasto attaccato alla moto solo con un filo (quello delle luci inserite nel copridisco), ma ora sta sbattendo, un po' sulla moto, un po' sul mio piede, un po' sull'asfalto.
Devo intervenire subito; raddrizzo un altro po' la moto, per ridurre il rischio che il copridisco si incastri sotto la moto con conseguenze tragiche, ragigungo il breve retitlineo dopo la curva, inserisco la frweccia a destra (e poi le 4 frecce) per avvisare l'auto che mi segue, accosto e mi fermo.
E' come immaginavo.
Il copridisco (originale), di plastica cromata, ha i tre alloggiamenti dei bulloni completamente tranciati (le viti sono rimaste sulla ruota); si è quindi staccato in corsa ed è rimasto appeso solo per la presenza del filo che collega le luci optional, inserite nel copridisco) all'impianto della moto. Staccandosi il copridisco dalla moto, si è staccato un pezzo posteriore del parafango anteriore (sono incastrati tra loro): è quello l'oggetto he avevo urtato con le ruote.
Sono a bordo strada, in posizione pericolosa, non c'è tempo da perdere; con il coltello che ho sempre in tasca taglio il filo che lega ancora il copridisco alla ruota, metto quest'ultimo nel bagagliaio, risalgo sulla moto e faccio inversione; dopo pochi minuti ritrovo il pezzo del parfango, a bordo strada, incredibilmente ancora intatto.
Giro finito, ma mi è andata bene.
Ricordate: basta un attimo. |