Li abbiamo incontrati quelli come lui, in moto, sulla Via della Seta.

Da soli o in gruppi sparuti e ci chiedevamo come facessero a viaggiare da quelle parti. Sulle strade della Turchia, dell’Iran e oltre. Il suo e il nostro viaggio che non regge il confronto, visto che la nostra meta era solo Kabul, e poi viaggiavamo in macchina. Ma questa è un’altra storia.

Il reportage di Marcello Anglana ci porta sulla via della seta, in sella a un mostro meccanico di mezza tonnellata, per 26000 chilometri, da solo, e senza assistenza tecnica, accompagnato solamente dallo sciame di messaggi sms e dall’entusiasmo dei suoi amici che seguivano il suo viaggio. Verso la Russia, attraverso la Siberia, verso la Mongolia. Una cronaca che mette in risalto questo Marco Polo moderno su due ruote. Marcello Anglana attraversa la Storia, il Tempo, paesi e popoli. Come lui stesso scrive:  – Non ho incontrato semplicemente popoli, ho incontrato la gente, ho incontrato tanti singoli individui, tutti diversi tra loro, ma tutti accomunati dall’entusiasmo, la curiosità, la sorpresa di vedere una persona sola, a cavallo di un veicolo così strano, proveniente da tanto lontano….-

La sua è cronaca essenziale, quasi ragionieristica, sullo stato delle gomme della sua moto, la pressione, la fuoriuscita dell’olio dalle forcelle, riporta dove e cosa mangia, dove e come dorme e quanto paga, e poi cosa sogna, ma c’è dell’altro che emerge dalle pagine del suo libro. È la storia di un rapporto con la strada e con il suo mezzo di trasporto.  Anglana ama la strada e la sua possente Honda, da cui non si separerebbe mai. Un amore corrisposto, visto che la moto, pur ferita, non lo tradirà.

Nulla a che vedere con il libro cult LO ZEN E L’ARTE DELLA MANUTENZIONE DELLA MOTOCICLETTA di Robert Pirsig in cui si legge:  La motocicletta non è altro che un insieme di concetti realizzato in acciaio. In realtà non c’è pezzo, non c’è forma che non sia uscita dalla mente di qualcuno……..quanto all’acciaio, accidenti, persino quello è uscito dalla mente di qualcuno. In natura l’acciaio esiste al massimo in potenza. Ma cosa vuol dire in potenza?…
No, non è di questo tenore il libro di Anglana, il suo è un reportage che nulla concede alla metafisica o alla narrazione. Non è uno scrittore o un filosofo, è un uomo normale, di Lecce, funzionario dell’Agenzia delle Entrate che ha due passioni oltre alla famiglia: la strada e la moto.
Queste sì che lo fanno sognare. L’oggetto esclusivo delle sue attenzioni è la super Honda da mezza tonnellata. La blandisce, le parla, la accarezza, la fa sorvegliare di notte, la ama di un affetto esclusivo e geloso. Guai a chi la tocca senza il suo permesso. La moto diventa così non un semplice mezzo ma il partner con cui andare a visitare genti, città, paesi remoti. Cavallo d’acciaio, strada, luogo da raggiungere. Inconcepibile per l’autore rinunciare al ritorno a cavallo della sua Honda, seppur  ferita. Emozionante l’incontro coi pastori mongoli a cavallo. Anglana ha realizzato l’avventura possibile (come si legge nel forum di Giannipiuma.).

Anglana sa cosa vuole, un favoloso arco fatto a mano, ad esempio, e sa dove recarsi per comprarlo. Gran viaggiatore ma soprattutto gran motociclista. Noi sappiamo quali sono le insidie che si annidano in quelle strade, a cui lui solo velatamente accenna. Anglana è assimilabile al velista che attraversa l’oceano. È capace di non attardarsi, di non distrarsi, di non lasciarsi prendere da troppe emozioni. Deve infatti  tornare sulla strada.

Per me è importante, scrive Anglana …per concludere un viaggio, tornare al punto da cui sono partito, a casa mia. E ci tornerò con la mia moto, anche stavolta, almeno ce la metterò tutta. Anche io completerò la mia missione  come Michele Strogoff….
Il volume è ricco di informazioni, note di viaggio, dettagli.

Ancora una perla, edita da Antilia.